Il vero Teatro è a casa mia
C’è, non dico del marcio, ma qualcosa di persecutorio nel dibattito sui teatri palermitani. A parte il teatro Massimo dove Roma voleva/vuole colonizzarci, avendo in mano la penna per il decreto di nomina, anche al Teatro Biondo, il teatro della prosa cittadina, c’è aria di colonizzazione. Attenzione nemmeno Orlando, con Villoresi, scelse in loco, ma almeno mise un nome di richiamo nazionale, mentre oggi, al posto di comprovati protagonisti del mondo dell’arte locale, come per esempio Alfio Scuderi, si pensa di imporre dei Carneadi provenienti dalla periferia del sistema, scelti solo per appartenenze a questo punto. Tutto questo aggravato dal fatto che il Teatro Biondo non ha partecipazione di Roma nel suo CdA. Sembra che il mondo dell’arte, le sue maestranze, i suoi professionisti, non contino una cippa, che la quinta città d’Italia neppure, e che quindi Roma possa fare ciò che vuole in questa landa di estrema provincia. Certo Lagalla, pur avendo studiato dai gesuiti come il predecessore, ha uno stile differente, ma ogni tanto il carattere, anche quello brutto, servirebbe. Basta stare sotto, ogni tanto un po’ di Vespro, di ribellione o “cazzimma”, come dicono i napoletani, bisogna uscirla fuori.