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La "Tosca" di Puccini, una storia d'amore e di inganni

E’ andata in scena nei giorni scorsi, al teatro Massimo di Palermo, Tosca di Giacomo Puccini, un capolavoro intramontabile che emoziona sempre anche quando, come in questo caso, si assiste alla rappresentazione della terza medesima produzione dell’opera del bravo regista e drammaturgo Mario Pontiggia.



Certamente si tratta di un bellissimo allestimento, classico nelle forme (scene e costumi) e fedele all’ambientazione storica dell’opera pucciniana. Lo stesso regista ha dichiarato di non esprimere giudizi negativi nei confronti delle varie rappresentazioni “moderne” che recentemente sono state realizzate ma di preferire l’ambientazione originale per via dei numerosi riferimenti storici presenti nell’opera stessa.



Com’è noto Puccini si era ispirato al dramma del famoso drammaturgo Victorien Sardou che veniva quasi sempre interpretato magistralmente dalla famosa attrice francese Sarah Bernhandt. A quanto pare Puccini si decise a musicare questo dramma dopo avere assistito a Milano al dramma recitato da questa splendida attrice. I librettisti Illica e Giocosa contribuirono poi alla definizione dell’opera, rappresentata in Italia nel 1900.



Quello che in questo dramma emoziona particolarmente è la vicenda d’amore dei due sfortunati protagonisti, Floria Tosca e Mario Cavaradossi che, come ha ben sottolineato il regista, in quanto artisti (una canta e l’altro dipinge) rappresentano la libertà e la creatività dell’individuo.



Lo stesso cavaliere   Cavaradossi si lascia andare a un canto di libertà davanti al crudele capo della polizia segreta, che segnerà definitivamente il suo destino ma non è un attivista politico e Tosca diventa addirittura un’assassina ma solo per legittima difesa e per amore del suo amato.



La scena fra Scarpia e Tosca allude a un tema purtroppo sempre attuale che fa riferimento a certi uomini che con la violenza fisica o, come in questo caso, psichica, cercano di estorcere il corpo della donna per soddisfare i propri desideri effimeri e materiali. Purtroppo l’inganno di Scarpia condurrà alla fucilazione di Cavaradossi e al suicidio plateale e “da attrice” di Tosca ma tutto avviene con una musica che riflette i sentimenti contrastanti dei protagonisti.



E così il meraviglioso “Te Deum” cantato dal coro mentre Scarpia pensa di possedere Tosca che ha fatto cadere in un infido tranello, è uno dei momenti musicali più belli della storia dell’opera lirica. La celeberrima aria “Vissi d’arte” cantata da Tosca nello studio del perverso Scarpia è una preghiera dolce e amara con la quale la protagonista si dispera contro il destino avverso che non merita di ricevere.



“Lucean le stelle” cantata da Cavaradossi prima di finire sul patibolo è un vero e proprio inno alla vita perché si ricordano gli attimi di felicità vissuti e perduti per sempre.



I cantanti tutti ben immedesimati nel ruolo con Anna Pirozzi che ha confermato le sue eccelse doti di soprano estasiando gli spettatori con la sua bella voce e con le sue notevoli doti interpretative. Ottima anche l’interpretazione di Fabio Sartori nel ruolo di Cavaradossi e di Amartuvshin Enkhbat in quello di Scarpia. Bravi tutti gli altri e soprattutto il meraviglioso coro e il coro di voci bianche del nostro teatro Massimo. Bellissime le scene e i costumi di Francesco Zito con una preferenza per la scena finale che mostrando il luogo del potere e della morte con lo sfondo di Roma e il cupolone, il luogo della vita, ben evidenzia il contrasto di tutta l’opera fra il male e il bene, il buio e la luce, così com’è e sempre sarà nella storia dell’umanità.



Per chi se la fosse persa dal vivo ne consiglio la visione sul canale you tube del teatro Massimo.




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