Un tempo immobile: riflessione sulla salute del Paese
I dati delle elezioni negli ultimi anni sono chiari ed evidenti. Altrettanto sono i sondaggi che configurano un dato altissimo di non lo so o non so rispondere. Astensione, fuga dalle urne. Ha perso credibilità tutta la comunicazione politica ed istituzionale. In questo tempo di Covid anche la scienza è diventata, vanitosa, narcisa e poco credibile. Si chiama con una parola semplice, sfiducia. L’Italiano è sfiduciato.
Si alza con stanchezza routinaria la mattina, accompagna i figli a scuola (sperando tenuamente che non si disperdano formalmente o incosciamente) va al lavoro (sempre di meno) o almeno prova a lavorare, con sempre meno motivazioni. Gli mancano obbiettivi chiari, sacrifici condivisi, senso di appartenenza, classe dirigente che non può essere sostituita dal leader solitario di turno. Non lo può essere in un azienda, figuriamoci in un paese complesso, stratificato, antico come il nostro.
Gli manca la fiducia del domani. Vuole l’inclusione e non l’esclusione. Vuole esprimere la propria libertà e non farsela raccontare da cantori e artisti di strada. Vuole buon senso, vuole un paese normale e non emergenziale. Vuole diritti, quelli giusti, quelli possibili. Vuole. ..a volte vuole l’erba voglio, la fuga dalla realtà che non lo soddisfa. Vuole, almeno io penso, che si smetta di dare risposte individuali a bisogni collettivi. Vuole sfuggire al potere delle minoranze agguerrite, a quello delle Lobbies, delle falsamente solidali corporazioni. Vuole il noi. Noi Italiani.
Vuole qualcosa che nel rispetto della persona, che non è individuo ma qualcosa di molto più complesso, sia sintesi, sia popolare e non populista. Vuole rimboccarsi le maniche e ripartire.
Buona giornata.
Giovanni Pizzo