“I corni navali tra uso cultuale e pratico”: domani, terzo incontro in rete della Soprintendenza del Mare
“I corni navali tra uso cultuale e pratico” è il tema del terzo incontro in rete promosso dalla Soprintendenza del Mare della Regione siciliana, a cura dell’archeologa, specialista in Antichità Puniche Francesca Oliveri che avrà luogo domani, venerdì 12, alle 16,30, con la partecipazione di Gabriella Monteleone.
La videoconferenza sarà tenuta all’interno della piattaforma “Zoom”, alla quale si potrà accedere con un link, inviato unitamente alle sintetiche indicazioni per l’accesso, alle prime 90 persone che hanno chiesto di partecipare con un messaggio privato inviato alla Soprintendenza del Mare, tramite “Messenger”.
“La zona di Punta Biscione (Petrosino) – evidenzia Oliveri – ha restituito numerose testimonianze che connettono quello specchio di mare ai traffici marittimi antichi. Nella primavera del 2008 il locale Ufficio Marittimo della guardia costiera, durante un pattugliamento scoprì e segnalò delle tracce di probabile interesse archeologico, tra cui uno scandaglio e un corno plumbeo del tipo che frequentemente si ritrova sulle navi antiche, aprendoci un varco nel mondo delle tradizioni apotropaiche marinare più remote. Vi sono infatti ritrovamenti subacquei minori solitamente trascurati nell’ambito di uno scavo di relitto navale. Uno di questi è il corno di piombo, di cui già Omero riferisce, ritrovato nei famosi relitti di Albenga e Bergeggi e poi dimenticati. E così anche per quelli ritrovati nei mari siciliani. Soffermandosi con più attenzione – conclude Oliveri – si può scoprire il valore non solo decorativo ma profondamente sacro di tali oggetti, nonché le loro applicazioni pratiche atte a scongiurare pericoli alla nave che ne fa uso”.
Gabriella Monteleone, a completamento della relazione di Francesca Oliveri, introdurrà un breve intermezzo musicale col suono dello Shofar, uno degli strumenti più antichi al mondo. Lo Shofar è uno strumento a fiato (classificato fra gli Aerofoni) utilizzato nei rituali del popolo ebraico. Originariamente era ricavato da un corno di ariete ma in seguito anche dalle corna di capra o di antilope. Era suonato dai sacerdoti sia come segnale di guerra che per riunire i fedeli alla preghiera e per annunciare la fine del digiuno nel giorno dell’espiazione. Suonare il corno, nell’Ebraismo, trae origine dal sacrificio di Isacco. Secondo la tradizione, infatti, il figlio di Abramo fu risparmiato e al suo posto fu immolato un ariete. In questo modo, suonando il corno, Dio si ricorda della fede di Abramo, della salvezza di Isacco e di quella della sua discendenza.