Rifiuti. Fava: “Musumeci fa finta di non aver governato. Serve Piano regionale per rompere monopolio privato”

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“Il Presidente della Regione ha fatto stasera in Aula all’ARS un intervento degno di un discorso d’insediamento, pure dichiarazioni programmatiche, come se non avesse governato già per 24 mesi. Affermare che non si sono costruiti impianti pubblici per la lavorazione dei rifiuti solo per i ritardi accumulati dai precedenti governi è un modo svelto e furbo per tirarsi fuori dall’angolo. Tacendo che la proroga decennale alla Oikos di Proto e l’autorizzazione per espandere di 1,8 milioni di metri cubi gli impianti della Sicula Trasporti portano la firma di questo governo! Occorre un vero e serio Piano dei rifiuti, non un disegno di legge che è solo una proposta di riorganizzazione della governance, incapace di entrare nel merito dei problemi, anzi del problema: la predominanza e la pervasività dei privati e dei loro business nel ciclo dei rifiuti in Sicilia”.
 Lo ha dichiarato poco fa in Aula a Palazzo dei Normanni Claudio Fava, Presiedente della commissione antimafia, intervenendo durante la discussione del disegno di legge sul sistema di governance dei rifiuti.
I deputati regionali del Movimento 5 Stelle – il capogruppo Francesco Cappello e i componenti della commissione Ambiente, Giampiero TrizzinoNuccio Di PaolaStefania Campo e Valentina Palmeri –  oggi sul tema hanno tenuto una conferenza stampa.  “La riforma del settore rifiuti proposta dal governo Musumeci – sottolineano – non ha né capo né coda, non risolve praticamente nulla, anzi probabilmente peggiorerà la situazione attuale. Sul ddl gravano 700 emendamenti e altri 40 di riscrittura, di iniziativa governativa e con questi presupposti non può essere affrontato dall’aula. L’unica via possibile era far tornare la proposta in commissione Territorio e Ambiente, proposta appena bocciata dall’aula”. 

I deputati spiegano che “proprio per queste ragioni è stato rifiutato il confronto che Musumeci aveva chiesto sulla riforma: un tentativo maldestro e tardivo di discutere in sedi private – una volta scaduto il termine per presentare emendamenti, quindi a giochi chiusi – quel che dev’essere affrontato nella sede istituzionale opportuna, cioè la commissione”. 

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“L’abnorme quantità di emendamenti – hanno detto i deputati – indica che il governo è confuso, non è d’accordo con sé stesso. Proprio quello che si era proposto come il governo delle riforme, al banco di prova della riforma rifiuti fa flop, con un disegno di legge che sulle questioni principali non fornisce risposte concrete e non supera i problemi che si sono verificati a causa della incompleta applicazione della legge 9/2010. Almeno tre i fronti più critici: il personale (migliaia di impiegati dovranno sottoporsi ad un concorso pubblico), gli impianti (la cui proprietà e il passaggio tra Ato e i nuovi soggetti gestori non viene per niente chiarito) e la spaventosa massa debitoria di 2 miliardi di euro accumulati dai Comuni nei confronti delle ex Ato. La riforma creerebbe ambiti territoriali coincidenti con le province, un retaggio del passato, condannato più volte dalla Corte dei conti e dal ministero dell’Ambiente. Dei nuovi soggetti gestori, le Ada, i tempi di attuazione sono del tutto indefiniti. Infine, e non certo in ordine di importanza, non ci si allinea alle direttive sull’economia circolare, in corso di recepimento a livello nazionale, concependo così una riforma già carente e superata. Ribadiamo quindi che la soluzione più ragionevole era ricominciare da capo, facendo ripartire l’iter dalla commissione”, hanno concluso i deputati.

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