“Il mostro di Urbino” di Francesco Bozzi: terza avventura di un ciclo che unisce con maestria comicità, introspezione e mistero

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Sabato prossimo, 8 novembre, alle 18.00, Francesco Bozzi presenterà a Palermo il suo ultimo libro presso Libreria Voglia di leggere (Via Pacinotti, 36)

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Sabato prossimo, 8 novembre, alle 18.00, Francesco Bozzi presenterà a Palermo il suo ultimo libro presso Libreria Voglia di leggere (Via Pacinotti, 36). Interverranno Silio Bozzi, Pietro Giammona, letture Maurizio Daino. L’evento sarà moderato da Isidoro Farina.

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Dopo i due precedenti capitoli che hanno consacrato la serie del commissario Saverio Mineo – L’assassino scrive 800A (2020) e Il giallo del gallo (2021) – Francesco Bozzi torna con Il mostro di Urbino (Solferino), terza avventura di un ciclo che unisce con maestria comicità, introspezione e mistero. Anche questa volta, il commissario più svogliato e al tempo stesso più brillante d’Italia si ritrova, suo malgrado, al centro di un’indagine complessa e inquietante.

In questa nuova indagine l’azione si sposta da una Sicilia assolata alle atmosfere più raccolte e brumose di Urbino, dove un efferato assassino sta terrorizzando la popolazione. Quattro le vittime accertate – tre uomini e una donna, tutti anziani – accomunate da un macabro rituale: il killer preleva da ciascuno un frammento di pelle, sempre in un punto diverso del corpo. Inviato sul posto insieme al fidato ispettore Gaetano La Placa, Mineo dovrà unirsi a una squadra investigativa mista, pur continuando a manifestare la sua proverbiale riluttanza per il lavoro e la burocrazia.

Il personaggio di Mineo è, ancora una volta, il cuore pulsante del romanzo. Con la sua pigrizia quasi filosofica, la disincantata ironia e la passione per il buon cibo, i Negroni e la Gazzetta dello Sport, il commissario rappresenta un’inedita figura di investigatore “per caso”. Sembra sempre più interessato a scansare le responsabilità che a risolvere i casi, ma dietro la sua facciata apatica si nasconde una mente acuta e un’osservazione fuori dal comune. Bozzi gioca abilmente su questo contrasto: Mineo risolve i delitti quasi senza volerlo, come se le sue intuizioni fossero un effetto collaterale della sua pigrizia.

A fianco del commissario, l’ispettore La Placa si conferma l’equilibrio perfetto: metodico, pacato, paziente. La dinamica tra i due genera alcuni dei momenti più riusciti e comici del romanzo, specialmente durante le riunioni della task force, dove l’interesse principale di Mineo sembra essere quello di scoprire i migliori ristoranti locali piuttosto che avanzare ipotesi investigative.

Urbino diventa una scenografia viva e suggestiva, descritta con precisione e affetto. Bozzi ci guida tra le vie della città, i cortili rinascimentali, il Museo Diocesano e l’eremo di Monte Giove, luoghi che assumono una valenza quasi simbolica, mescolando fascino artistico e presagi di morte. L’autore riesce a far convivere l’ironia del suo protagonista con un’ambientazione densa di mistero, senza mai spezzare il ritmo narrativo.

Il tono del romanzo oscilla costantemente tra il giallo classico e la commedia intelligente. I dialoghi sono vivaci, brillanti, e il senso dell’umorismo di Bozzi – rodato da anni di esperienza come autore televisivo e radiofonico – traspare in ogni pagina, senza però scadere nella caricatura. L’indagine si fonda più sull’intuito che sulla scienza forense: niente Dna, niente luminol, ma un ritorno alla logica, all’empatia e alla capacità di osservare l’essere umano, sulla scia dei grandi detective del passato come Maigret o il tenente Colombo.

In Il mostro di Urbino, Francesco Bozzi ci regala un nuovo, irresistibile episodio delle avventure di Mineo: un antieroe sarcastico e disilluso, ma capace di sorprendere con la sua umanità e la sua intelligenza fuori dagli schemi. Un romanzo scorrevole, divertente e raffinato, in cui il mistero si intreccia con la leggerezza, e in cui il commissario più pigro d’Italia conferma di essere, paradossalmente, uno dei più acuti.

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