Via libera della Corte dei Conti al bilancio 2019. Musumeci: “Regione ha voltato pagina”. Cisl: “Strada risanamento è lunga”

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Nello Musumeci

Nel giudizio di parifica sul rendiconto di bilancio 2019 della Regione siciliana, la Sezione di controllo ha dichiarato “non regolari” lo stato patrimoniale e il conto economico, rilevando “quote di disavanzo non recuperate per un totale di 875 milioni di euro”.

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Un giudizio che viene dopo la scure sulla finanziaria regionale da parte dal governo Draghi, che ha impugnato giovedì dieci articoli della legge presentata ad aprile, censurando soprattutto la stabilizzazione dei precari Asu (4571 lavoratori) entrati senza concorso e che svolgono ruoli essenziali da oltre 25 anni, ma privi di ogni tutela.

“I molteplici accordi conclusi con il Governo centrale, l’ultimo il 14 gennaio scorso al quale è conseguita l’adozione del Piano di rientro della Regione, hanno condotto ad adottare modalità specifiche di ripianamento dei disavanzi provenienti dalle precedenti gestioni, dimostrano che la Regione ha voltato pagina nella gestione degli equilibri di bilancio e recuperato credibilità finanziaria. È di ieri la notizia che il Consiglio dei Ministri ha superato, sulla base delle puntuali argomentazioni del Governo regionale, i rilievi sulla manovra finanziaria 2021 ritenendo esente da censure la legge regionale di bilancio n. 10/2021. Il giudizio di parifica del rendiconto, al confine tra la funzione di controllo e quella giurisdizionale, collegato alla legge di approvazione del rendiconto si colloca tra l’attività di rendicontazione e la legge regionale che lo approva in “funzione di ausiliarietà”. Lo ha affermato il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, intervenendo nel corso dell’udienza della Corte dei Conti per la parificazione del rendiconto generale per l’esercizio finanziario 2019.
“Il Governo regionale – ha proseguito Musumeci – non chiede prebende o regalie, ma le risorse per garantire l’espletamento delle funzioni statutariamente attribuite e i livelli essenziali delle prestazioni costituzionalmente riconosciuti e che con l’attuale  gettito è insostenibile, le compartecipazioni fiscali concordate nella scorsa legislatura, infatti, al netto dell’ ingente concorso al fondo sanitario regionale, non attribuiscono risorse “aggiuntive” alla Regione siciliana limitandosi a introdurre minimi correttivi agli effetti distorsivi recati sul gettito devoluto da alcuni provvedimenti normativi statali. La capacità espansiva delle entrate nel bilancio regionale deve invece essere ancorata all’incremento del gettito tributario assicurato dalle modifiche del sistema di devoluzione delle entrate. In tal senso  ho chiesto un incontro al Presidente del Consiglio per ridefinire urgentemente gli accordi finanziari riconoscendo alla Sicilia quanto necessario a garantire i diritti di cittadinanza, mentre al Ministero dell’economia è già insediato il gruppo di lavoro misto Stato-Regione che, dopo una lunga pausa connessa anche alla pandemia, sta definendo le linee della nuova normativa di attuazione in materia finanziaria”.
Il presidente Musumeci ha affrontato poi il tema del finanziamento degli enti locali “che ci inquieta e che, se non affrontato con urgenza e determinazione, rischia di provocare la paralisi dei Comuni”. 
Ha evidenziato, inoltre,  le difficoltà connesse alle norme nazionali relative agli appalti pubblici che finiscono con il “frenare l’avvio di opere e cantieri, limitando lo sviluppo del territorio”.
In conclusione, ha posto l’accento sulla necessità di restituire competenze agli enti intermedi, le ex province, con l’obiettivo di trasmettere presto all’Ars un disegno di legge che completi una riforma fatta in passato con troppa fretta. E ha ricordato come in Regione non si bandiscano concorsi dal 1991, annunciando che partirà a breve un piano di formazione per i dipendenti regionali con l’obiettivo di aggiornarne le competenze, soprattutto sul fronte della digitalizzazione.
“È uno schiaffo ai lavoratori e alle loro famiglie”. Così l’assessore regionale alle Lavoro, Antonio Scavone, commenta l’impugnativa della norma sulla stabilizzazione Asu da parte del governo nazionale. «Nonostante l’Unione europea bacchetti l’Italia sul ricorso al precariato e la Sicilia si sia allineata al dettato comunitario con una norma voluta dal governo Musumeci e inserita nell’ultima Finanziaria che avrebbe messo fine ad una odissea lunga 20 anni, quella degli Asu appunto, il governo nazionale ha pensato bene di impugnare la norma e impedire che 4571 lavoratori possano avere riconosciuti i loro diritti, per esempio un’aspettativa di pensione”.
“Sin dalla prima richiesta di controdeduzioni e in ogni tavolo tecnico a cui abbiamo partecipato –  aggiunge l’assessore – ho sempre manifestato, laddove fosse stato ritenuto necessario per la stabilizzazione di questi lavoratori, l’impegno del governo regionale a correggere eventuali contenuti della norma. Non mi sarei mai aspettato un epilogo del genere”. “Ovviamente non ci rassegniamo – conclude Scavone -. Già per lunedì prossimo ho convocato il tavolo permanente sulle problematiche Asu dove insieme alle forze sindacali stabiliremo un percorso da seguire per permettere a questi 4571 lavoratori di raggiungere la dovuta stabilizzazione. La norma, a totale carico finanziario della Regione – giova ricordarlo –  era stata approvata da tutte le forze politiche con il fattivo contributo dei sindacati proprio perché sulla pelle dei lavoratori non ci devono e non ci possono essere schieramenti di parte”.
“Le parole dell’Assessore Armao, che tenta di scaricare sul parlamento regionale la responsabilità della bocciatura di alcune norme della Finanziaria, lasciano sconcertati. Forse l’Assessore non sa che il Presidente Musumeci, a proposito della norma sugli ASU, aveva giustamente parlato di “soluzione definitiva dopo 25 anni” attribuendo il merito del provvedimento alla collaborazione fra Governo e Parlamento? O forse non sa che solo 10 giorni fa il suo collega Scavone aveva parlato di una “norma da difendere ad ogni costo” e si era impegnato in tal senso anche nei rapporti con Roma? Credo che l’Assessore Armao non sia del tutto conscio della gravità di quanto avvenuto. Si rende conto che fra le norme impugnate ci sono quelle per garantire i servizi resi nella pubblica amministrazione da migliaia di persone? Si rende conto che fra le norme impugnate ci sono quelle per garantire assistenza agli studenti con disabilità? Non è più tempo, se mai lo è stato, di dire che “va tutto bene” perché la crisi economica e sociale della Sicilia non può essere affrontata con superficialità o sminuendo la portata dei problemi. Credo sia indispensabile in tempi brevissimi una seduta dell’ARS, cui partecipi direttamente il Presidente Musumeci, per trovare insieme una soluzione condivisa” – dichiara Marianna Caronia – commentando l’impugnativa di alcuni articoli della finanziaria regionale e le parole dell’Assessore Regionale Armao, secondo cui “la legge è passata indenne” al vaglio del Consiglio dei Ministri.
“E’ evidente che sulla decisione del Consiglio dei Ministri impugnare la norma che riguarda la stabilizzazione del personale Asu – dichiara il capogruppo Pd all’Ars Giuseppe Lupo – ha pesato l’assenza di interlocuzione tra il governo regionale ed i ministeri competenti. Il presidente Musumeci venga in Aula a spiegare le soluzioni che intende adottare per  salvaguardare  il percorso di stabilizzazione dei lavoratori Asu che da oltre 24 anni sono impegnati all’interno della pubblica amministrazione.  Il governo ascolti la richiesta delle organizzazioni sindacali partecipando  alla seduta della Commissione Lavoro dell’Ars per fare il punto  sulla situazione  e per definire e condividere la  strategia da mettere in campo. Il gruppo parlamentare del Partito Democratico continuerà a sostenere la battaglia dei lavoratori Asu per il riconoscimento dei loro diritti. Ribadiamo fin da adesso la necessità più volte espressa al governo durante l’esame della legge di stabilità, di incrementare  la copertura finanziaria prevista per la stabilizzazione nel rispetto  delle previsioni costituzionali”.

“La strada del risanamento è ancora lunga. E i tanti rilievi mossi ne sono conferma. Ora serve un’accelerazione su tutti i fronti. Sul piano finanziario e anche su quello economico e sociale”. A dirlo Sebastiano Cappuccio, segretario generale della Cisl Sicilia, commentando la parificazione con una serie di rilievi critici, del consuntivo 2019 della Regione, decisa stamani dalla Corte dei Conti dell’Isola. Per il segretario Cisl, “adesso bisogna fare di tutto per archiviare la stagione delle insufficienze finanziarie e contabili. Vanno innescati, anche attraverso il confronto con le parti sociali, i meccanismi virtuosi necessari sul versante del risanamento e su quello della creazione di reddito e lavoro. Vanno realizzate le riforme economiche, sociali, della pubblica amministrazione, del welfare necessarie per realizzare coesione sociale e processi di sviluppo intercettando le ingenti risorse Ue del piano di ripresa e resilienza e dando, anche per questa via, un contributo al risanamento finanziario della Regione”.

“L’amministrazione regionale prende atto dell’auspicata parifica del rendiconto generale della Regione Siciliana per il 2019. Per quanto riguarda alcune rettifiche richieste, ci si riserva di svolgere le considerazioni di merito appena sarà disponibile il dispositivo della decisione con le relative motivazioni”. 
Lo precisa, in una nota, l’assessorato regionale all’Economia, guidato da Gaetano Armao.
 

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