Morte Emanuele Macaluso. Alla Cgil Palermo bandiera a mezz’asta. Il cordoglio della politica

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Bandiere a mezz’asta in segno di lutto oggi nella sede della Cgil Palermo, in via Meli 5, per la scomparsa di Emanuele Macaluso, grande dirigente della Cgil palermitana, siciliana  e nazionale. Emanuele Macaluso nel 1953 divenne segretario della Camera del Lavoro di Palermo, prima di Pio La Torre, che lo sostituì nel 1955. Per il Primo Maggio del 2019 aveva preso parte al corteo di Portella e, dopo 71 anni dalla sua prima volta, aveva accettato l’invito della Cgil Palermo di tornare a parlare dal sasso di Barbato, intervenendo assieme al segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo e al vice segretario generale Cgil Gianna Fracassi.

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“Con Emanuele Macaluso – dichiara il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo, esprimendo il cordoglio di tutta l’organizzazione sindacale e vicinanza  alla famiglia –  va via non solo un compagno, un dirigente e una grande personalità che ha fatto parte della nostra storia, ma anche una lucida intelligenza capace sempre di leggere il presente con uno sguardo al futuro”.

Il Primo Maggio 2019, Emanuele Macaluso, concluse il comizio tra le lacrime, ricordando le vittime della strage del 1947. “Compagni che siete morti qui, non vi abbiamo dimenticati. Il messaggio che ci avete dato siamo qui per proiettarlo  nel domani, proiettarlo con i giovani, con i ragazzi, per costruire una Sicilia migliore, un’Italia migliore. Onore ai caduti di Portella e a tutti i caduti della lotta alla mafia, all’arroganza, alla prepotenza”.

Non aveva voluto mancare, rispondendo di sì all’invito della Cgil Palermo,  a quell’“ultimo appuntamento della mia vita”. Aveva fatto un pezzo di corteo partendo dalla casa del Popolo di Piana degli Albanesi. E poi il comizio, in cui aveva parlato dell’importanza della memoria  per il popolo e della sua formazione dentro la Cgil. “Volevo tornare qui perché questi sono stati i momenti più importanti della mia formazione – ha aggiunto durante il suo intervento –  In uno dei miei libri ho scritto  che per me, che ho avuto  tanti incarichi politici, la mia formazione politica, sociale, umana si è consolidata negli anni in cui sono stato nel sindacato. Quell’esperienza,  quella conoscenza, quel rapporto umano con migliaia e migliaia di lavoratori, zolfatari, metallurgici, contadini e  braccianti, mi ha fatto capire quali erano i loro problemi, e come affrontarli”.

“Quando gli operai del Cantiere navale scioperavano per quaranta giorni, gli zolfatari per sessanta giorni, con i piccoli commercianti di Riesi che facevano loro credito per dargli  da mangiare,  voi pensate che io la notte potessi dormire, pensando  a quegli uomini, a quelle donne, a quei bambini? – ha aggiunto al comizio del  primo maggio del 2019 – Concludere uno sciopero di quegli anni, significava per me, per quelli  che partecipavano,  un modo di diventare uomini, un  modo diverso di concepire il lavoro.  Ho imparato cosa significa la battaglia sociale, la battaglia sindacale,  e questo ti resta.  A me è rimasto. Ho  fatto tante  cose nel partito,  ho retto l’organizzazione,  poi sono stato deputato, senatore, direttore dell’Unità. Ho fatto tante  cose ma la mia esperienza fondamentale, la mia nascita politica e come persona,  ha le sue radici qui. Per questo, a 95 anni voglio tornare a dirlo ai giovani. Badate che se non unite la vostra militanza al  mondo del lavoro, se non leghiamo e cerchiamo di capire che la questione sociale è la questione fondamentale del nostro Paese, non è possibile fare una sinistra. Ed è quello che – lo debbo dire con amarezza – anche i partiti che si dicono di sinistra non hanno capito.   La questione sociale per un partito di sinistra è la questione essenziale della sua esistenza, la sinistra  esiste perché c’è una questione sociale. Inutile pensare di fare una sinistra senza una questione sociale.  Questo è mancato in questi anni”.

“Non solo la politica ma tutto il mondo della cultura perde uno dei suoi esponenti più presenti dal secondo dopoguerra, quando giovanissimo guidava braccianti e sindacalisti in Sicilia – dichiara il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. “Un intellettuale che ha attraversato da protagonista tanti momenti della democrazia italiana, dalla clandestinità al dialogo fra comunisti e cattolici democratici, è stato punto di riferimento per tante generazioni – conclude Orlando – per la sua attenzione progettuale e capacità di sguardo critico”.

“Sono addolorato e colpito per la scomparsa del senatore Emanuele Macaluso. Esponente di punta del Pci con ruoli regionali e nazionali, è stato un testimone della vita politica siciliana a partire dal dopoguerra e protagonista delle lotte contadine”. Così, in una nota, il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè. “Anche se di ideologia diversa dalla sua, l’ho sempre apprezzato per la curiosità intellettuale, la passione politica che lo ha accompagnato fino alla fine, l’impegno sindacale e la sua intensa attività giornalistica”, ha concluso Miccichè.

“Articolo Uno siciliana saluta Emanuele Macaluso. Un militante e dirigente sindacale e politico che, a partire dalle lotte contadine e dalla contrapposizione decisa e coraggiosa alla mafia, ha saputo rappresentare la sinistra siciliana”.  A dirlo è Pippo Zappulla, segretario regionale di Articolo Uno in Sicilia.

“La Sicilia – continua Zappulla – ha avuto personalità di grande prestigio etico, morale, professionale e politico di cui essere orgogliosi e onorati. Emanuele Macaluso è tra questi”.  Il suo esempio – conclude il segretario regionale siciliano di Articolo Uno – e le sue parole e analisi sempre lucide e attuali, restano un monito per tutti per ricostruire una sinistra moderna in Sicilia e nel Paese”. 

“Con Emanuele Macaluso scompare un grande dirigente politico, un uomo di cultura, un intellettuale vero capace di leggere con rara lucidità e lungimiranza le dinamiche più profonde che hanno attraversato la nostra società ed il tessuto politico”. Lo dice Giuseppe Lupo, capogruppo PD all’Ars che esprime il cordoglio, personale ed a nome dei parlamentari regionali del Partito Democratico per la morte di Emanuele Macaluso, storico dirigente del PCI.

“Sentiamo di dover ringraziare Macaluso per tutto ciò che ci ha dato e per lo straordinario bagaglio che ci ha lasciato – prosegue Lupo – ad iniziare dalle battaglie per la liberazione della Sicilia dalla mafia, per i diritti dei lavoratori e delle fasce sociali più deboli delle quali è stato strenuo difensore, per il riscatto del Mezzogiorno e per la Democrazia”.

“Con Emanuele Macaluso scompare un testimone prezioso della storia d’Italia del secolo scorso; un siciliano che ha portato nel cuore la saggezza antica della nostra terra e, nelle tante battaglie intraprese da giornalista, politico e sindacalista, la passione e l’impegno di un uomo attento ai bisogni e ai valori nazionali, senza mai dimenticare la propria provenienza”. È il commento dell’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà.

“Il senatore Macaluso – prosegue l’assessore Samonà – è stato un osservatore attento e lucido della storia, un interprete dei desideri e dei bisogni di una comunità nazionale che traeva dalla sua origine nell’entroterra siciliano, ispirazione. Esprimo con commozione e gratitudine il mio saluto a un riformista, a un politico di livello e a un uomo libero che ha rappresentato sempre con grande dignità e autorevolezza noi siciliani facendosi interprete, con spirito critico sempre arguto, dei bisogni e i fenomeni economici e sociali della nostra terra”.

Cordoglio anche dai socialisti siciliani. “Ho avuto la fortuna – ricorda Antonio Matasso, docente universitario e presidente della Fondazione socialista antimafia “Carmelo Battaglia”-  di frequentare Emanuele Macaluso e di partecipare insieme a lui a diversi dibattiti sul futuro della sinistra. Gli va riconosciuto il merito di essere stato tra i pochi dirigenti comunisti immuni dall’antisocialismo, sempre impegnato a tenere aperto il dialogo con gli eredi del Psi e del Psdi, anche negli anni del furore giustizialista, verso cui provava orrore. Anche se la sua cultura di origine togliattiana gli impediva di fare un passo verso il nostro mondo, lo abbiamo sempre considerato un amico. Muore nello stesso giorno in cui ricorre il ventunesimo anniversario della scomparsa di Bettino Craxi: una coincidenza particolare, se consideriamo che tanti erano i punti di consonanza con l’allora segretario del Psi”. Matasso ha ricordato anche come Macaluso pagò la sua attenzione verso il mondo socialista con la mancata rielezione al Parlamento nel 1992: diversi esponenti del Pci-Pds, nel 1992, avversarono la sua candidatura inducendo la base post-comunista a credere che, una volta eletto, sarebbe passato con Craxi. Tale spauracchio funzionò, nonostante il dirigente comunista siciliano ed il segretario socialista, pur vicini nelle idee, non si siano mai parlati direttamente. Nel ricordare Emanuele Macaluso, i socialisti siciliani sottolineano altresì il grande contributo da lui offerto nella lotta contro Cosa nostra.

 

 

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