A Palermo il teatro populista di Salvini
L’immagine che tutti ricordano di Paolo Borsellino è quella con Giovanni Falcone nel dibattito all’università di Palermo. Io ho un’immagine diversa. Ricordo il suo volto in fondo ad una chiesa, per il funerale di un noto giurista prematuramente scomparso.
Fu poche settimane prima del suo attentato. Lo osservai bene, eravamo accanto, mi colpì soprattutto l’enorme somiglianza con il volto di mio padre. Era teso, immerso in pensieri che oggi capisco cupi, afflitto. Un uomo che la storia ci consegna gravato da angoscia e responsabilità, segnato da un destino grave. Ecco la parola che cerco: “gravità”.
Tutto il contrario del teatro populista di Salvini, su Borsellino, a Palermo. Da un lato la gravità del Servitore di uno Stato forse infedele ai suoi principi costituzionali, dall’altra il Grottesco in maschera.
Io non so quale suggeritore palermitano abbia confezionato per Salvini questa parte in commedia, solo che la cosa non fa certamente piacere a nessuno.
Penso non faccia piacere nemmeno ai “fratelli coltelli” d’Italia di Salvini. Io non penso che gli esponenti palermitani di Fratelli d’Italia, che si sono attribuiti il peso dell’eredità morale del giudice scomparso, siano fieri di questo “mascariamento”.
Perché di “mascariamento” si tratta, di un tentativo assolutamente maleducato e volgare, per il rispetto che questa città deve tutta, senza distinzioni di appartenenze, a Paolo Borsellino.
Un tentativo di distrazione di massa dal pericoloso processo di Palermo e dall’attuale ininfluenza sulla scena nazionale della crisi.
Salvini sul palcoscenico ci ha abituato tante volte a questo istrionismo, dalle citofonate al mitra. Ma qui a Palermo, sopratutto su Borsellino, non se lo può permettere. Il “mascariamento” a Palermo, non è una cosa divertente, è una cosa di Mafia.
Salvini lasci stare Palermo e i nostri Santi civili, si occupi, se ci riesce, di Milano e di pagare bene i suoi avvocati.