Intramoenia, Quici (Cimo-Fesmed): “Le liste d’attesa non si risolvono con gli slogan”

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Il sindacato di medici: «Sospendere l’intramoenia in caso di liste d’attesa troppo lunghe sarebbe un boomerang per il Servizio sanitario nazionale»

Guidi Quici

Guido Quici

«Davvero si vuole continuare a raccontare la favola che le liste d’attesa siano colpa dell’intramoenia? E che sospenderla farebbe miracolosamente sparire i ritardi? La proposta del Ministro Schillaci su La Stampa è pura propaganda spacciata per soluzione. Appare tra l’altro una contraddizione con quanto deciso da Regione Lombardia, che ha istituito la “superintramoenia” e che probabilmente si estenderà al resto d’Italia: Governo e Regioni non si parlano?». Questa la reazione indignata di Guido Quici, Presidente del sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed, all’intervista rilasciata dal Ministro della Salute Orazio Schillaci e pubblicata su La Stampa.

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«L’intramoenia – spiega Quici – non ruba un solo minuto all’orario di lavoro: i medici la fanno dopo il turno, visitando più pazienti e trattenendo appena il 30% di quanto chiesto in fattura. Il restante 70% va dritto a finanziare il SSN e, paradossalmente, proprio a ridurre le liste d’attesa. Sospenderla significherebbe solo togliere risorse alla sanità pubblica e regalare pazienti al privato».

«E poi c’è la questione più grave: senza l’intramoenia i medici del SSN avrebbero un altro motivo per andarsene. Risultato? Ancora più carenze, ancora più fughe, ancora più liste d’attesa. Altro che soluzione: sarebbe un boomerang devastante».

«La ricetta per ridurre le attese la conosciamo tutti, tranne chi preferisce lo slogan facile: potenziare la sanità territoriale, riaprire ambulatori e posti letto, assumere personale, riorganizzare e rimettere ordine a un sistema che cade a pezzi. Tutto il resto è fumo negli occhi. Sospendere l’intramoenia non risolve un problema: lo fa esplodere» conclude Quici.

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