Nel 2022 nel Sistema sanitario nazionale lavoravano 6.181 medici in meno rispetto al 2003, da qui il boom di medici a gettone e prestazioni aggiuntive
Ecco perché i livelli di produzione sono ancora inferiori al 2019». I dubbi di Quici (CIMO-FESMED): «Sono stati assunti anche medici?»
«Vorrei ringraziare l’Agenas per il lavoro che svolge quotidianamente, e che culmina nella pubblicazione periodica di dati relativi alle attività e alle performance delle strutture sanitarie del Paese estremamente utili e interessanti per gli addetti ai lavori. Tuttavia, leggendo le dichiarazioni rilasciate dal direttore Mantoan in merito al personale dipendente del SSN, che nel 2023 risulterebbe aumentato di 40.000 unità uguagliando i numeri del 2003, non possono che sorgere alcune domande: se abbiamo lo stesso numero di professionisti di oltre 20 anni fa, come si spiega la richiesta incessante di medici a gettone, prestazioni aggiuntive e la carenza di decine di migliaia di infermieri, denunciata da tutti gli organi di controllo? Non sarà, forse, che è aumentato il personale non sanitario a discapito di medici e infermieri?» si chiede Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED, leggendo i dati sulla performance manageriale delle aziende sanitarie presentati al Forum Risk Management di Arezzo.
«Purtroppo – aggiunge Quici -, i dati relativi al personale SSN del 2023 non sono ancora stati resi pubblici e, dovendo sempre lavorare con numeri superati da due-tre anni e mai pubblicati in tempo reale, possiamo agilmente confrontare la composizione del personale del SSN del 2022 con quella del 2003: nel 2022 lavoravano 6.181 medici in meno rispetto al 2003. È possibile che siano stati tutti assunti nel 2023? Ce lo auguriamo vivamente. Ma questo non spiegherebbe come mai, come ha dichiarato sempre Mantoan, nel 2023 i livelli di produzione risultassero inferiori al 2019: se continuano a mancare i medici, che sono coloro che assicurano le prestazioni, difficilmente il livello di produzione aumenterà. E, similmente, se i posti letto e gli ambulatori chiusi negli ultimi 10 anni non sono stati ripristinati, difficilmente l’offerta sanitaria potrà aumentare. Anche in questo caso, non appena saranno disponibili i dati aggiornati, sarà nostro compito confrontarli con quelli degli anni passati, ma il grave problema delle liste d’attesa ci fa pensare che l’offerta sanitaria non sia affatto aumentata».
«Sono state poi annunciate due importanti novità, che avranno un impatto notevole sulla rete e l’organizzazione ospedaliera – prosegue il Presidente CIMO-FESMED -: la nuova metodologia per il calcolo del fabbisogno del personale e la revisione del DM 70. Come sindacato ci è stato chiesto un contributo, che abbiamo fornito fattivamente per entrambi i lavori, ma poi non siamo più stati coinvolti. Ci auguriamo, allora, che siano state corrette le storture che avevamo segnalato nell’algoritmo per il calcolo del fabbisogno del personale e che i nuovi standard del DM 70 portino ad un vero rilancio dell’offerta sanitaria, superando quel rapporto involutivo tra strutture, volumi ed esiti che è alla base della riduzione dei servizi per i cittadini», conclude Quici.