“Gorgia da Grammichele”, Lombardo guarda già alle prossime regionali e strizza l’occhio a Schifani

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Raffaele Lombardo

Tolgo subito le polemiche campaniliste, Gorgia mitico capo scuola dei Retori era di Lentini, ma il suo inarrivabile eponimo è di Grammichele, la città dell’esagono. Gorgia fu uno degli allievi di Empedocle, abilissimo sofista fu uno dei fautori del relativismo etico assoluto, fondato sulla morale della situazione contingente, spinto fino al nichilismo. 

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Questa sembra esattamente la posizione filosofica, prima che politica, di Raffaele Lombardo da Grammichele. Intervistato di recente sul lancio del suo nuovo progetto politico insieme a Gianfranco Miccichè e Roberto Lagalla il filosofo calatino ha così argomentato: “Il sindaco di Palermo ha le legittime e naturali ambizioni a correre per la carica di Presidente della Regione Siciliana, il professor Lagalla invece no. Noi siamo per il rinnovo della candidatura di Schifani che sta facendo bene”.

Un sofismo talmente ardito che farebbe applaudire pure Parmenide ed Eraclito, oltre a Gorgia. A parte che non sembra proprio che, per le puntuali critiche ed osservazioni che il partito di Lombardo fa al governo regionale, tutto vada così bene ma il dato è un altro. Lui fa un asse con un solido e curriculato Sindaco del capoluogo siciliano, di cui sono note le naturali ambizioni, già espresse al tempo di Musumeci, e dice due cose totalmente diverse in un unico contesto. Il significato è da trovarsi esattamente nel suo relativismo etico. Lui non trova, da sofista, alcuna incoerenza o contraddizione tra le due tesi, questa apparente contraddizione  dipenderà, appunto dalla situazione contingente. Oggi al comando della Regione c’è Schifani, ed è a lui che si rivolge per il giusto peso sulla bilancia del potere Il nuovo soggetto politico. Bada Schifani, tu ci piaci, ma noi siamo tanti e grossi, per cui tu ora ci devi dare molto più conto di ieri. Domani, con una diversa condizione contingente, poi si vedrà. E se non si capisce il messaggio, per quanto contorto come i tanti lati della pianta cittadina di Grammichele, potresti non avere a che fare con il lato simpatico di Raffaele, ma con quello nichilista. Per il nichilista non esiste nessun criterio di scelta della realtà, pertanto tutto è possibile. Per estrema ratio anche che non rientri, il gruppo politico, nei perimetri della geometria euclidea del centrodestra siciliota. Se non si capisce la filosofia che ha generato dei giganti in Sicilia orientale, terra greca, al contrario dei palermitani arabo-normanni, è difficile tradurre in italiano le tesi del retore di Grammichele.

Oggi siamo più sbrigativamente al tempo di Giorgia e non di Gorgia. Forse solo coloro che lo conoscono dal giovanile DC dell’alba degli anni 80 possono intuire i reconditi significati. D’altra parte essendo lui Raffaele, discepolo di Mannino nella sinistra democristiana ha studiato con De Mita da Nusco, colui che venne definito da Agnelli l’intellettuale della Magna Grecia. E il frutto non poteva cadere lontano dall’albero.

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