Il teatrino del Teatro Massimo di Palermo

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La politica scelga con coraggio, per il meglio o per il peggio, ma non lo faccia sulle spalle dei cittadini palermitani e soprattutto degli addetti di questo Teatro, capolavoro del Basile, uno dei più imponenti del mondo

foto di Giovanni Pizzo

Teatro Massimo

Palermo, abituata da sempre a faide, colpi bassi e colpi di lupara ha comprensione delle tragicomiche vicende che hanno diroccato il Mibac, che non è una parolaccia ma l’acronimo che identifica il Ministero dei Beni Culturali. Hanno anche empatia per il cireneo Giuli, di nome Alessandro, che solo da poco occupa la poltrona con un gabinetto saltellante se non frizzante, ma attendono da troppo tempo che il proprio Teatro, glorioso in tutto il mondo, non passi da Massimo a minima questione di amici e parenti, veti deficienti e vicende decadenti. Il Teatro lirico è una macchina molto complessa, e come se la Ferrari corresse i GP senza pilota. Quousque tandem la politica Romana deve privare la quinta e non quintultima città d’Italia della piena vitalità che la sua principale istituzione culturale le può dare? 

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L’ottimo Marco Betta, talentuoso e riconosciuto musicista, scoperto anche come virtuoso ragioniere e ragionatore, ha fin qui retto sulle spalle l’ordinaria amministrazione, come il liceo Garibaldi in autogestione, ma ora anche basta. La politica scelga con coraggio, per il meglio o per il peggio, ma non lo faccia sulle spalle dei cittadini palermitani e soprattutto degli addetti di questo Teatro, capolavoro del Basile, uno dei più imponenti del mondo. Se sceglie il meglio saremo contenti, se sceglie il peggio lo abbiamo già vissuto, queste scelte lo hanno già portato ad una chiusura orribile per una città che vive più di simboli che concretezza. Caro Giuli, con molta comprensione della sua compressione faccia una scelta, magari in solitudine come per il suo capo di gabinetto, non ascolti nessuno e faccia come ritiene più idoneo per questa comunità già vessata da altro e altri. La ringraziamo anticipatamente.

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