Regione: sulla sanità esplode la faida agrigentina

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Margherita La Rocca Ruvolo

“Non vorremmo tornare ai tempi quando le cose della Sanità si decidevano nei retrobottega dei negozi”. Questa frase, pesantissima, acuminata, porterebbe ad una crisi di governo regionale, in una comunità politica seria. L’ha pronunciata non un  esponente saccente della minoranza, come il saccense Michele Catanzaro, o un grillino come Nuccio Di Paola, o la Jena della Commissione Regionale antimafia Ismaele La Vardera. L’ha detta, al culmine di una polemica tutta agrigentina, una ringalluzzita, ma moderata almeno finora, Margherita La Rocca Ruvolo, deputata di Forza Italia, sindaco di Montevago ed ex Presidente della Commissione Sanità. In famiglia mangiano pane e Sanità, pianeta che conoscono benissimo, e questa frase non è di certo pronunciata a caso. Si riferisce alla condanna subita da Salvatore Cuffaro per favoreggiamento mafioso quando nel retrobottega di un negozio di abbigliamento di Bagheria incontrava Michele Aiello per discutere di tariffe sanitarie, secondo l’accusa. La frase è come un missile di Hamas che si incunea nelle difese deboli di una maggioranza in profonda crisi. La Provincia agrigentina è sempre stata epicentro di accordi o debacle politiche, prima che la supremazia catanese degli ultimi anni la bypassasse. Cosa c’è dietro una frase al cianuro di questa portata detta da una gentile signora di Forza Italia?

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Il partito evidentemente è di nuovo spaccato, dopo la estromissione di Gianfranco Miccichè. Alcuni accusano Renato Schifani, senza uscire allo scoperto, di intelligence con il nemico interno, la DC Nuova di Cuffaro, che si muove come una trebbiatrice tra i campi della politica agrigentina e non solo. La sfida non è tanto e solo per le europee, ma per il potere locale, per le direzioni delle Asp, per il tentativo di rinviare le nomine a dopo le europee, registrando così la crescita di Cuffaro, forse proprio nella lista di Forza Italia. Questo vuol dire paura di Totò, del suo consenso crescente, rutilante, senza sosta. Come a Lampedusa sbarcano migranti, così a casa dell’ex presidente sbarcano consiglieri comunali da ogni dove. E questo terremota una maggioranza politicamente instabile, dopo le fibrillazioni della fine del governo Musumeci, e messa in piedi per vincere le regionali sul piano elettorale. In un anno la maggioranza ha trovato molti punti di disunione, che hanno paralizzato l’Ars e rallentato la già pigra azione amministrativa. La frase  profetica, ma velenosa, dell’On. La Rocca Ruvolo sarebbe drammatica se la politica fosse una cosa seria, ma tutto è destinato a cadere nel grottesco del “Cosi è se vi pare” pirandelliano. Nella scorsa legislatura forse Claudio Fava avrebbe convocato l’assessore alla Sanità, ed il direttore generale agrigentino Iacolino, su frasi e temi di questo tipo, ma l’attuale opposizione non ha il carisma o il coraggio di avere un ruolo di questo genere. E tutto rimarrà in questo andamento folle di accuse pesantissime e di assenza di risposte. A proposito di Follia, all’entrata del palazzo, ex manicomio, della direzione generale dell’Asp di Agrigento c’è una frase. “Qua non tutti lo sono, non tutti ci sono”. Basterebbe questo per descrivere la politica dell’isola.

Giovanni Pizzo

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