Maurizio Carta, “Assessore nnammuratu” di Palermo

C’è un uomo innamorato della sua città, di cui ha una vision personalissima,che gira, corre, selfa ovunque a Palermo. Si fa foto felice ovunque, pure per un indescrivibile San Valentino ai Quattro Canti. Certo la solennità settecentesca dei soloni di Palermo avrà storto il naso davanti a tutto questo glamour bardascio popolare, ma o tempora o mores, anche se i colori di maquillage della piazza erano più fragola e lamponi. L’uomo Felice in una città un tempo Felicissima è Maurizio Carta, mirabile e simpaticissimo professore di architettura, Assessore all’urbanistica, alla mobilità e a tantissime altre cose, una sorta di deus ex machina cittadino per entusiasmo e ubiquità. Ovunque c’è un evento che qualifichi questa città come Londra, Parigi, New York lui è lì, testé arrivato in tenuta da jogging o in monopattino. C’è gente che afferma di averlo visto in più luoghi contemporaneamente, e stanno cominciando a circolare leggende di miracoli già avvenuti. Non parliamo di banalità come marciapiedi o buche, quelli toccano ad assessori meno aulici e più operai, parliamo di rigenerazione urbana, circolazione di Urban Mood, genesi del territorio. Non si sa cosa faccia la domenica, Dio si riposò, non scommettiamo che lui lo faccia. Intanto in una città che si era intristita Lui sorride, sorride sempre, magari non ai funerali, ma tanto i cimiteri toccano ad Orlando, Totò non Luca. È il testimone ideale se non ne avete uno. Io fossi in Lagalla gli darei la delega ai matrimoni a Villa Niscemi. Gli sposi sarebbero felici di tutto questo entusiasmo nell’incipit della loro vita matrimoniale. Ovvio che dietro le spalle ci siano anche critiche, magari qualcuno dice ma dove è finito il Piano Regolatore, e dove i vigili urbani. Ma che colpa ne ha se lui è felice. Carta non è nemico della contentezza, ne è proprio il miglior amico, anzi propongo al Sindaco una nuova delega. Nominiamolo Assessore alla Cuntuntizza. Speriamo anche noi palermitani di vivere come Maurizio Carta felici e contenti.

Giovanni Pizzo