Cooperazione sociale, ecco quel che serve al Welfare regionale

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Giuseppe Fiolo

Nello scenario attuale, segnato profondamente da incertezza e crisi, fare impresa sociale significa sapersi adattare ed evolvere costantemente, adeguandosi alle continue sollecitazioni provenienti dal territorio, dalla comunità in cui operiamo. È tempo di trovare nuove strade, nuove “vie di comunicazione” per realizzare un’interlocuzione forte tra cooperazione sociale e Istituzioni per dare corpo ad un’idea condivisa di welfare che possa garantire continuità ed equità nella distribuzione delle risorse e nuove progettualità in grado di rispondere alle odierne esigenze della comunità.

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Legacoopsociali Sicilia sente la responsabilità di sollecitare la politica regionale del futuro affinché si passi ai fatti concreti e non si propinino alla nostra comunità solo parole. Per questo condividiamo quelli che consideriamo i cardini fondamentali di una visione concreta di prossimità che deve diventare atto politico nel suo significato più puro e reale.

Le politiche sociali devono avere il primo posto nell’agenda delle priorità, per una democrazia sostanziale in una Regione che abbia a cuore la tutela della dignità della persona. La Regione di fatto è chiamata a dare linee guida per costruire una rete sinergica e innovativa, un nuovo sistema di welfare capace di andare oltre la risposta riduttiva all’emergenza (che mai si esaurirà) e all’assistenzialismo, favorendo un approccio sistemico, comunitario e partecipativo, basato su politiche integrate.

Il welfare non può più essere riparativo, frammentato e residuale, ma proattivo, stabile nel tempo e basato sulla promozione della co-programmazione e co-progettazione con la cooperazione sociale, strumenti fondamentali di co-responsabilizzazione per il bene della nostra comunità.

  1. Riaffermare il valore unico ed irripetibile della persona umana

Va assicurata con azioni concrete la tutela dei diritti umani delle persone con fragilità tenendo conto che rientrano in questo ambito tutte le persone che si trovano in una condizione di disabilità, di non autosufficienza, di cronicità, anziani, minori, migranti, e in tutte le situazioni di disagio dovute alla mancata inclusione. Questo significa operare una concreta integrazione tra i vari servizi sociali (enti locali, Asp, Terzo Settore) per una presa in carico comunitaria ed un unico progetto di inclusione sociale (casa, lavoro, servizi, assistenza, conciliazione dei tempi di vita). Il principio di sussidiarietà e di partecipazione devono essere alla base dello sviluppo delle politiche sociali mettendo al centro la persona.

Oggi si impone una nuova visione della politica dei servizi che punti a comporre e proporre soluzioni integrate di assistenza e sostegno, che comprendano interventi di accoglienza, domiciliari e residenziali e che, parallelamente alla cura, incoraggino percorsi di inclusione e autodeterminazione, valorizzando la partecipazione delle persone e dei contesti locali.

È necessario promuovere l’emancipazione da modelli organizzativi che tendono a ridurre l’essere umano ad un insieme di parti. Il traguardo è riuscire a tradurre in operatività di sistema un approccio culturale largamente diffuso: la persona al centro della progettazione e dell’azione dei servizi, passando dalla logica della prestazione alla costruzione condivisa di un progetto di vita autonoma e indipendente.
È tempo di coniugare la parte politico-organizzativa con la parte economica per realizzare una concreta integrazione sociosanitaria.

Occorre provvedere a far funzionare i servizi dedicati alla persona, prevedendo una loro riorganizzazione, rivisitazione degli standard e delle rette, potenziando le équipe multiprofessionali con i professionisti che al momento mancano, nel rispetto del rapporto operatore/popolazione e attivare, sostenere e velocizzare tutte le procedure necessarie perché gli enti locali e le Asp possano assumere personale nei servizi sociali (assistenti sociali, educatori, psicologi, neuropsichiatri infantili, sociologi) al fine di permettere una maggiore qualità dei servizi e le pari opportunità tra tutti i cittadini.

  1. Superare lattuale diseguaglianza di accesso ai servizi sociosanitari

È necessario orientare la spesa laddove i bisogni sono cresciuti o sono stati trascurati. E quindi, più che in passato, serve rafforzare gli interventi o individuarne nuove tipologie. Va assicurato un accesso ai servizi più semplice e rapido da parte dei cittadini e delle famiglie.
I costi del welfare devono essere sostenuti non solo con specifiche e coraggiose scelte prioritarie di bilancio, ma anche con azioni di riorganizzazione e razionalizzazione di tutte le risorse, senza sacrificio degli standard di qualità.
È fondamentale integrare i vari fondi e i vari trasferimenti (Fnps, Pnrr, Fondo Povertà, Fondo povertà estrema, Fna, Fondo Infanzia, Care giver, Violenza di genere, Fami, Fse+, Contributo Affitti, Fondo per il contrasto alla povertà educativa, povertà alimentare e via dicendo) per non creare contrasti e disallineamenti, non garantendo le pari opportunità e sprecando risorse importanti. Occorre immaginare un’unica programmazione e che la Regione Siciliana si riappropri delle proprie competenze costituzionali programmatorie.
Questo progetto di welfare richiede che la Regione svolga un ruolo di regia e garanzia capace di focalizzare e mobilitare tutte le energie possibili, favorendo la nascita e la crescita di nuovi modi di stare nella società delle persone: le cooperative sociali, la cultura della responsabilità sociale delle imprese, la cittadinanza attiva.

  1. Gestione coordinata dei servizi e attuazione dell’integrazione sociosanitaria

Strutturare procedure e linee guida definite e condivise affinché il cittadino abbia la possibilità concreta di un accesso unitario al Sistema integrato dei Servizi e la garanzia di una presa in carico globale del bisogno di salute in un’ottica di rete, in contrasto con l’offerta dell’attuale sistema sociosanitario istituzionale che risulta molto frammentato, caotico, sprovvisto di un livello di governo. Questo significa porre in essere livelli di “benessere sociale” difficilmente conseguibili con linee organizzative basate sulla mera offerta di prestazioni, e incentivare un nuovo rapporto tra servizi, istituzioni e cittadini tale da generare la costruzione di una rete in cui legami, sinergie e connessioni tra le risorse formali, informali, primarie e secondarie, concorrono ad “ottimizzare le risorse, impedire sovrapposizioni di competenze e settorializzazione delle risposte” (Legge 328/2000 art. 22 comma 1).
Imprescindibile per la realizzazione di questo fondamentale obiettivo è dare piena attuazione e compimento a quanto previsto dal decreto interassessoriale Famiglia-Salute n. 132/GAB del 31.12.2020 che istituisce “La Cabina di Regia per l’integrazione Sociosanitaria”, affinché venga concretamente realizzata l’integrazione sociosanitaria, il “Piano delle azioni e dei servizi socio- sanitari e del Sistema unico di accreditamento dei soggetti che erogano prestazioni socio- sanitarie”, per il superamento della logica concorrenziale, inconcepibile per i Servizi alla persona e arrivare alla convenzione con gli stessi.

È auspicabile che, come sancito anche dalla sentenza n. 131/2020 della Corte Costituzionale, per la promozione di una co-programmazione efficace ed efficiente per la nostra Regione, il tavolo tecnico sia integrato con le associazioni di categoria della cooperazione sociale. Legacoopsociali Sicilia vuole guardare al futuro con speranza ed entusiasmo, consapevole che alla base del suo pensare ed operare c’è sempre l’impegno verso tutti coloro che nella cooperazione sociale si prodigano con il loro lavoro che va riconosciuto, garantito, tutelato prima di tutto da chi ci governa.

                                                                Giuseppe Fiolo                                                                      

(Coordinatore regionale Legacoopsociali Sicilia)

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