Dalla Questura al Palazzo Reale. Per il “Branco” di Velasco Vitali il 7 gennaio un’altra tappa del viaggio urbano

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Il "branco" di Velasco Vitali - Fotografia di Carmela Rizzuti

“Rimasi colpito quando vidi l’opera di Vitali, “Branco”, con Maria Falcone, all’aula bunker, durante la commemorazione della strage di Capaci. Mi fu spiegato che quei cani rappresentavano l’idea del male, della ferocia che aveva aggredito Palermo e tutta la Sicilia durante gli anni delle stragi di Cosa Nostra. Oggi non è  così. Mi piacerebbe che questo branco di cani venisse considerato la garanzia di legalità. Come se questi cani monitorassero la legalità, soprattutto a Palazzo Reale”. Cosi, il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, durante la presentazione, oggi pomeriggio alla Questura, dell’installazione il “Branco” di Velasco Vitali, sculture realizzate con materiali dell’edilizia abusiva, che domani mattina verranno trasportate dalla Questura a Palazzo Reale.

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Un’altra tappa del viaggio urbano simbolico del “Branco” di Velasco Vitali, per rendere evidente la saldatura dei legami tra le istituzioni e la città e innalzare l’attenzione collettiva sulle storie umane che hanno determinato il cambiamento culturale nella lotta alla mafia. L’installazione avvenuta il 10 novembre u.s. e voluta dalla Fondazione Falcone e dalla Polizia di Stato tramite la Questura di Palermo ha aperto il periodo di manifestazioni ed eventi culturali in occasione del XXX anniversario delle stragi mafiose di Palermo. I cinquantaquattro cani – sculture realizzate con i materiali dell’edilizia abusiva – si sposteranno il 7 gennaio alle 7.30 del mattino: questa volta dalla Questura agli spazi monumentali del Palazzo Reale con appuntamento a Villa Bonanno. Il 23 maggio del 2021 erano stati installati in Aula Bunker attraverso il contributo simbolico e fattivo dei militari dell’Arma dei Carabinieri. A novembre il “Branco” è stato spostato dall’Aula Bunker alla Questura col prezioso aiuto delle donne e degli uomini della Polizia di Stato.

Il progetto di animazione culturale e sociale, curato da Alessandro De Lisi, è stato promosso dalla Fondazione Falcone, la Questura di Palermo in collaborazione col Presidente dell’Ars e la Fondazione Federico II, a dimostrazione di una straordinaria forza interistituzionale. Palazzo Reale diventa laboratorio dove, per mezzo dell’arte, si rinnova e ravviva l’energia di cambiamento di quella società orfana di centinaia di caduti civili e delle istituzioni nella battaglia contro “cosa nostra”. L’arte vivifica e rende vibrante la memoria del “martirio” di uomini dello Stato come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Piersanti Mattarella, Pio La Torre, Carlo Alberto dalla Chiesa, Boris Giuliano, Beppe Montana e tanti altri uomini delle Istituzioni.

Le opere di Velasco Vitali nel percorso urbano di allestimento, incrociano le storie di luoghi dove la comunità ha sconfitto le mafie e, via via, da branco randagio, divengono attenti custodi della memoria di una città che ha sofferto e che ha saputo rialzarsi.

Il grande romanzo del Paese è fatto dal rapporto tra le storie e i luoghi in cui esse si compiono. Un racconto di persone, battaglie, affanni, gioie, legami, fatto di capitoli. Ad ogni capitolo corrisponde un posto, uno spazio, una città. Palermo è una comunità complessa per origini e per radici culturali assai differenti tra loro. Una collettività difficile, ancora ampiamente inconsapevole della crisi che la sta attraversando, tanto che sembra, a volte, che cerchi la sua vocazione, i possibili futuri che potrebbero emanciparla dal folklore delle cose semplici, dall’ineluttabile destino di antichi fasti storici malamente ereditati. Tra le straordinarie eredità spicca quella del dolore e della lotta: centinaia di caduti civili e delle Istituzioni nella battaglia contro “cosa nostra” e la loro memoria sono ora a carico nostro.

Il XXX anniversario delle stragi mafiose di Palermo, Capaci e via D’Amelio, per sempre affratellate da quei cinquantasette giorni di distanza l’una dall’altra, la prima il 23 maggio e la seconda il 19 luglio, le vittime, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Emanuela Loi, Walter Eddie Cosina, Agostino Catalano, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli, con la città che reagisce in modo plateale e come mai prima, rappresenta un’occasione di riflessione per tutti e per il Paese.

La scelta strategica della Fondazione Falcone di intervenire con l’arte contemporanea nei luoghi vitali delle più importanti battaglie contro i clan, dall’Aula Bunker alla Questura, dai condomini popolari di periferia al centro storico dei musei e delle piazze più antiche dei quartieri, è dettata dalla profonda necessità di non limitare la memoria solo al ricordo. È vitale ravvivarla: approfondire le vite prima della loro fine, le conquiste morali, le innovazioni civili, le intuizioni culturali che hanno reso fondamentale il lavoro di tutti loro, di tutti con Giovanni Falcone e con Paolo Borsellino.

L’esempio dei due magistrati nell’aver perseguito fino all’ultimo la volontà del sacrifico più estremo, nella totale negazione della propria libertà ha guidato noi e il nostro progetto di produzione culturale nell’intervenire per strada, a cielo aperto, negli spazi pubblici.

Il complesso intervento urbano che riguarda l’opera di Velasco Vitali intitolata “Branco” è parte del progetto complessivo di animazione sociale attraverso l’arte contemporanea per la memoria Spazi Sociali + Comunità Capaci della Fondazione Falcone, iniziato nel 2021, che si svilupperà nel 2022 e terminerà nel 2023, in occasione degli anniversari delle stragi di Milano, Firenze e Roma.

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