Segesta, appuntamento del Festival Dionisiache con Agamennone

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Filippo Luna

Proseguono gli appuntamenti del Festival Dionisiache, la rassegna teatrale con la direzione artistica di Nicasio Anzelmo, organizzata dal Parco Archeologico di Segesta diretto da Rossella Giglio. Il 15 agosto, alle 19.15 (con repliche lunedì 16 e martedì 17) al Teatro Antico di Segesta,

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Tieste da Seneca, con l’adattamento e la regia di Giuseppe Argirò. Nella produzione Teatro della Città, sul palcoscenico Giuseppe Pambieri e Paolo Graziosi; insieme a loro Sergio Basile, Roberto Baldassari, Vinicio Argirò , Elisabetta Arosio.

Il Tieste di Seneca è una tragedia che affronta il tema della vendetta e dell’inganno, rappresentando un connubio perfetto tra il potere e il male. Il testo declina la violenza in tutte le sue forme connesse al sopruso e alla prevaricazione, non solo una violenza simbolica e rituale, ma reale, volta all’affermazione autoritaria e al disprezzo di qualsiasi norma giuridica che regoli la convivenza civile. L’affermazione dell’autoritarismo si respira in ogni piega della drammaturgia; l’invito iniziale della Furia viene infatti accolto da Atreo: “muoiano fede, lealtà e diritto”. Seneca indaga quella primordiale lotta tra il bene e il male e descrive il ribaltamento di valori esistente in ogni totalitarismo che persegue il proprio disegno politico, sociale ed esistenziale. L’odio familiare divora ogni cosa e rappresenta l’impossibilità di qualsiasi pacificazione sociale. La vicenda ruota, infatti, attorno alla vendetta di Atreo nei confronti del fratello Tieste che, tempo prima ha cercato con l’inganno di sottrargli il regno e di sedurre la moglie. Il legittimo re riuscirà a sventare le macchinazioni del fratello e a salvaguardare il trono ma non dimenticherà il tradimento, fingendo cosi una riconciliazione, inviterà Tieste a Palazzo e dopo averne ucciso i figli offrirà al padre un empio banchetto. A raccontare questo crescendo di ritorsioni familiari sono Giuseppe Pambieri, nei panni di Atreo, e Paolo Graziosi nelle vesti di Tieste, una straordinaria e inedita coppia di attori, depositari di un’alta tradizione teatrale. Sergio Basile è l’ombra di Tantalo. La banalità del male fa da sfondo alla tragedia dimostrando che la violenza non è solo originata dalle passioni incontrollabili ma spesso è frutto di un disegno razionale, spietato, volto ad affermare il potere ineludibile e mostruoso del tiranno che non conosce ostacoli e rinnegando gli Dei si sostituisce ad essi, affermando il culto della personalità e pretendendo l’acquiescenza del popolo. L’opera di Seneca, l’unica a non avere un modello greco corrispondente, è una tragedia senza catarsi e non offre alcuna redenzione ai personaggi, che perdono ogni umanità dimostrando che la violenza e il disprezzo per la vicenda umana è un prodotto culturale determinato dal potere e dalla storia, che si ripete in modo inesorabile, non risparmiando nessuno.

Filippo Luna, in prima nazionale all’alba di lunedì 16 agosto (ore 5) al Teatro Antico di Segesta,  sarà invece l’Agamennone di Ghiannis Ritsos.

La produzione è firmata dall’Associazione Amici della Musica di Cefalù Salvatore Cicero, con la traduzione di Nicola Crocetti e le musiche eseguite dal vivo da Virginia Maiorana. Agamennone fa parte di “Quarta dimensione”, raccolta di diciassette poemetti drammatici ispirati al teatro antico.

Furono quasi tutti scritti negli anni in cui Ritsos era in galera, arrestato dal regime dei Colonnelli per la sua militanza libertaria e democratica. Combattente e partigiano nella resistenza greca ai tempi dell’occupazione nazista, perseguitato per la sua accesa propensione verso la sinistra, Ritsos manifesta nel suo Agamennone profonda avversione alla guerra e tacite aspirazioni alla pace pubblica e personale. Il re parla di sé e del suo passato in guerra con infinita, dolente stanchezza, differenza dell’arrogante e fierissimo Agamennone di Eschilo. La sua è la confessione, smarrita e poeticissima, di chi non intende per quale motivo ha fatto le cose che ha fatto. Il recupero del mito avviene in Ritsos attraverso un processo di trasposizione cronologica, grazie al quale diventano contemporanei non solo luoghi, abiti e ambienti, ma anche i personaggi, con la loro psicologia e il loro sentire. È così che il suo Agamennone appare tanto amaro e ripiegato su se stesso, quanto in Eschilo era forte ed estroverso.

Per il Festival Diffuso, lunedì 16 agosto al Pianto Romano di Calatafimi Segesta alle 20.30, Amor ch’a nullo amato amar perdona, canti d’amore e furore.  Una Lectura Dantis nel progetto e regia di Camillo Marcello Ciorciaro, che calca il palcoscenico insieme a Roberta Azzarone, e le musiche dal vivo di Erika Kim Noventa.

Lectura Dantis è un viaggio nelle atmosfere della Divina Commedia in cui il linguaggio poetico e le note musicali, fondendosi insieme, accompagneranno lo spettatore in un’esperienza fantasiosa e suggestiva. Alla parola e alla musica si aggiungeranno le proiezioni: le affascinanti illustrazioni del maestro Achille Incerti, proiettate durante lo spettacolo, suggeriranno le suggestive ambientazioni proposte dai canti scelti.

Inferno canti V, XXIV, XXXIII; Purgatorio canti VI, VIII; Paradiso canti VII, XXIII, XXVII

Per il ciclo di seminari del Progetto Segesta, dedicati al professor Giuseppe Pucci, che si svolgono alla Collina dell’Antiquarium, martedì 17 agosto alle 21.30 dopo l’ultima replica di Tieste, Giusto Picone e Rosa Rita Marchese, dell’Università di Palermo, dialogheranno sul tema Dalla parte di Atreo. Dalla parte di Tieste. Vulnerabilità attiva e declino del modello eroico. Modera Rossella Giglio, direttore del Parco archeologico.

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