L’assessore Turano riunisce proprietari e operatori centri commerciali. Confesercenti Sicilia: ” Trovare accordo per evitare la chiusura delle attività”
“Siamo di fronte ad un’emergenza – dice Michele Sorbera, direttore di Confesercenti Sicilia – I contratti all’interno dei centri commerciali prevedono un affitto minimo garantito calcolato sulla normalità degli incassi e non certo su un periodo disastroso come l’anno che ci siamo lasciati alle spalle. Tutto questo significa che a fronte di un crollo di vendite e incassi, le imprese si trovano a pagare un canone minimo diventato insostenibile. Con l’aggravante che le attività all’interno dei Centri commerciali, anche durante la zona gialla e arancione, non hanno avuto e continuano a non avere diritto ai ristori”.
In tutta Italia sono circa 80 mila gli esercizi all’interno dei Centri commerciali e tra Palermo e provincia se ne contano circa 300. A molti di questi punti vendita nelle ultime settimane sono arrivate le richieste di pagamento di fine anno. “Il problema degli affitti – spiega Massimiliano Mangano, titolare di negozi all’interno di Centri commerciali e vice presidente di Confesercenti Palermo – si è posto per tutti e c’è anche chi in via Libertà, ad esempio, ha chiuso perché non riusciva più ad ammortizzare i costi, ma per i proprietari di negozi all’interno dei Centri commerciali le chiusure nei weekend del periodo festivo e delle prime settimane dei saldi, unite a quelle per la zona rossa nel mese di gennaio, sono state una mazzata ulteriore. Abbiamo avuto un calo di oltre il 60% degli incassi che non permette di ammortizzare i costi”. Proprio a Palermo, una delle situazioni più tese con i maggiori centri commerciali che hanno disertato l’incontro convocato dall’Assessore “a cui – dicono i dirigenti di Confesercenti – va dato atto dell’attenzione dimostrata”.
Già ad inizio dicembre, Confesercenti aveva presentato un ricorso nazionale al Tar per impedire sul nascere la chiusura dei negozi all’interno dei centri commerciali e per “evitare di creare non solo un danno economico irreparabile alle imprese, ma che si potesse introdurre anche un elemento distorsivo della concorrenza con negozi della stessa tipologia, all’esterno dei centri commerciali aperti”.