Cinquecento donne dicono “no a una politica solo maschile” e chiedono le dimissioni del deputato Figuccia (Lega) che rilancia: “Su mie parole polemichetta radical chic”
“Assistiamo in queste ore ad una polemica del tutto sterile e pretestuosa sulla composizione del governo regionale e sulla presenza di donne nel Governo”. “Ciò che conta non è ciò che gli assessori hanno in mezzo alle gambe ma ciò che hanno in mezzo alle orecchie. E soprattutto come lo usano per il bene dei siciliani”. Lo ha dichiarato, nei giorni scorsi, il deputato regionale della Lega Vincenzo Figuccia, scatenato la reazione di cinquecento donne con un appello che ha fatto il giro dell’Isola. Una caduta di stile che dimostra – scrivono nella lettera il gruppo di Siciliane, che raccoglie studentesse e professoresse, attrici, professioniste, attiviste e giornaliste – “l’arroganza al potere, l’avidità e l’ignoranza di chi si crede impune. Di chi alimenta la cultura patriarcale e machista rendendola pregiudizio morale di una visione plurale, che accoglie tutte le sensibilità e le valorizza”.
“L’affermazione di Figuccia è la conferma, ancora una volta, di una subcultura presente oggi in una parte della politica, quella più violenta e conservatrice che crede ancora che il “potere di decidere della vita degli altri deve essere maschio”. Non accettando, invece, che “femmina è la possibilità di contribuire a generare eguaglianza, pari opportunità, apertura, melting pot. E dunque da escludere”.
L’esclusione di donne dal Governo regionale è una notizia desolante che fa cominciare nel peggiore dei modi il nuovo anno per la Sicilia e per tutte le donne che ogni giorno contribuiscono alla crescita culturale, economica e sociale dell’Isola. Ma, purtroppo, è al passo con quanto emerge ogni giorno da notizie e dati statistici. Non dimentichiamo che – scrivono ancora il gruppo di donne – “dal 1947, a sedere sugli scranni di Sala d’Ercole sono state appena 46 donne sul totale degli 811 deputati eletti all’Assemblea. Poco più del 5 per cento. La nostra Isola è ultima per disponibilità di posti al nido (meno di 10 bambini su 100) e al tempo pieno (meno di 6 bambini su 100). È fanalino di coda su scala europea per occupazione femminile. Anche in Sicilia abbiamo più laureate e diplomate rispetto ai coetanei uomini, eppure quasi 8 donne su 10 non lavorano”.
Dati sconfortanti e che confermano che la politica tutta maschile non funziona: “per questo a indignarci è la capacità di voler spazzare via secoli di lotte per l’emancipazione, per la parità, per l’accesso ai diritti negati e per la possibilità di poter contribuire al bene comune”.
“Solo la rappresentanza politica di una diversità di genere, etnia, religione, orientamento sessuale, provenienza geografica, lingua, opinione politica, condizione personale e sociale, – sottolineano le Siciliane – possono realmente migliorare il mondo in cui viviamo. Il contrasto a tutte le condizioni che storicamente, socialmente e culturalmente hanno portato a una scarsa eterogeneità nella rappresentanza politica va perseguita con azioni legislative, sociali e politiche, nella più vasta accezione del termine. Non vogliamo – concludono – solo piangere l’ennesimo corpo di donna trafitto e umiliato. Vogliamo invece ribellarci sempre e con forza ad azioni, linguaggi, decisioni che provano a umiliare le donne, il loro protagonismo sulla scena politica e a relegarle al buio della sconfitta sociale. Ma noi non ci stiamo. Non basteranno le scuse, non stavolta. Il leghista Figuccia si dimetta”.
“Mi sembra una polemichetta radical chic su un maschilismo inesistente”. Così Vincenzo Figuccia risponde alle critiche e alle richieste di dimissioni a proposito delle sue parole sulla mancanza di donne nella giunta Musumeci.
”Con una sorella consigliera comunale – continua Figuccia – dubito si possa sostenere che io sia contro l’impegno delle donne in politica. Francamente non comprendo in che cosa si concretizzi il maschilismo nel sostenere che le donne vanno supportate non perché donne ma perché sono brave”. “L’isterismo di una certa sinistra da salotto che spesso utilizza le donne come elemento decorativo mi conferma che le mie parole hanno toccato nel vivo un’ipocrisia generalizzata che vuole le donne specie protetta e non protagoniste di una parità incentrata sul merito. Tuttavia alla loro cattiveria rispondo con un sorriso” – conclude il deputato regionale -.