Confindustria: I giovani imprenditori siciliani in campo contro la fuga dei cervelli
C’è Gioa che ha deciso di restare in Sicilia per realizzare le sue borse; c’è Giuseppe che dai pneumatici in disuso tira fuori acciaio e un granulo utilizzato per pavimentazioni, parchi gioco, piste ciclabili, tappetini per l’insonorizzazione e anche le suole delle scarpe; c’è Luca che ha scelto di investire nel settore delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica così come Massimo o Gianluca. E poi c’è chi ha scelto di impegnarsi nelle associazioni, nella politica, nel sindacato. Sono tanti i siciliani che, oggi, a Palermo, in Sicindustria, hanno risposto all’appello dei Giovani imprenditori di Confindustria partecipando a “Muovi-Menti”, una vera e propria chiamata alle armi per dire stop alla fuga dei cervelli: dal Movimento delle valigie con Padre Antonio Garau a quello di Si resti arrinesci; dai giovani dell’Ance e di Confagricoltura a Legambiente e ai rappresentanti dei principali partiti. E ancora, il vicepresidente vicario di Sicindustria, Alessandro Albanese, con l’intera squadra di vicepresidenza; il vicepresidente della Regione siciliana, Gaetano Armao, intervenuto in videoconferenza; l’assessore alle Politiche giovanili del Comune di Palermo, Giovanna Marano; il rettore dell’Università degli studi di Palermo, Fabrizio Micari; Giuseppe Notarstefano, professore della Lumsa; Claudia Casa, direttore regionale di Legambiente; il segretario generale della Cisl siciliana, Sebastiano Cappuccio; Franco Tarantino e Giovanni Borrelli rispettivamente della Cgil e della Uil Sicilia.
“I numeri, da soli, basterebbero a far saltare dalla sedia chiunque – ha detto in apertura dei lavori il presidente dei Giovani imprenditori siciliani, Gero La Rocca –: 5.608 laureati di 25 anni che, in appena un anno, nel 2018, hanno abbandonato la Sicilia per andare a lavorare altrove e 200 mila già formati che, dal 2002 al 2017, hanno ‘deciso’ di fare i bagagli. E il termine ‘deciso’ lascia l’amaro in bocca perché, troppo spesso, la partenza non è una scelta ma una necessità. È per questo che abbiamo deciso di radunare tutti coloro che, a diverso titolo, rappresentano i giovani in Sicilia perché siamo consapevoli che solo tutti assieme possiamo provare a cambiare direzione”. “Noi oggi – ha aggiunto La Rocca – ci assumiamo l’onere di mettere insieme tutte queste voci e trasformarle in un documento unico che le contenga. Un documento da consegnare ai governi regionale, nazionale e alle istituzioni europee. Un modo per scuotere ancora una volta, e ancora più forte, la classe dirigente e ripetere che dobbiamo invertire la rotta. Perché una cosa è certa: non vogliamo essere ricordati come la generazione che avrebbe potuto fare qualcosa e che non l’ha fatta”.
“L’impresa – ha sottolineato Albanese – è l’unico reale generatore di ricchezza capace di creare opportunità per i nostri giovani. Oggi il problema reale è che i ragazzi vanno via e non c’è alcun ricambio, perché questa terra non è attrattiva. E allora chiedo: ci diamo finalmente un modello di sviluppo che alla Sicilia manca da 50 anni? E un modello di sviluppo serio non può prescindere dalla manifattura, dalla produzione, dalla creazione di valore”. Invito subito raccolto da Armao, che ha annunciato: “Entro venerdì consegneremo lo schema strategico di sviluppo 2020-2030 e, appena varato dal presidente Musumeci, sarà distribuito a tutte le organizzazioni e ai sindacati per condividerlo perché non può esistere crescita senza condivisione. Questa Sicilia è stata finora troppo disattenta nei confronti di chi vuole investire qui”.
Una mattinata intesa di dibattito che ha visto tutti concordi su alcuni punti essenziali che rappresenteranno i cardini del Documento: nessuna forma di sussidio, ma creazione di lavoro reale; misure per la crescita dimensionale delle imprese; un piano infrastrutturale materiale e immateriale adeguato a una produzione 4.0; un impianto normativo snello e una burocrazia efficace ed efficiente che attragga gli investimenti e non li respinga così come avviene adesso; un uso dei fondi pubblici che abbandoni le logiche clientelari e che invece risponda a un piano di sviluppo; una formazione agganciata alle politiche del lavoro; una pubblica amministrazione che punti ad una completa digitalizzazione così da dare un valore al fattore “tempo”, ma soprattutto, come ha ricordato La Rocca “eviti gravi patologie, come quella della corruzione, così dilagante e così odiosa, perché colpisce chi ha voglia di fare nel rispetto della legge”.
Argomento sul quale è tornato con forza Padre Garau, che ha detto: “La mafia esiste e si vince dando il lavoro ai giovani. Io faccio un appello a tutti voi: non fatevi incontrare da nessuno. Non fatevi prendere per i fondelli. Volete una Sicilia diversa, voi dovete costruirla! Voi che siete puliti! E stiamo tutti assieme: altro che sardine, a me piacciono le alici perché il pescecane non le attacca mai quando sono tutte unite”.
Il compito della politica è quello di aiutarli e sostenerli prevedendo concrete misure a sostegno delle imprese e abolendo ricette che hanno il sapore dell’assistenza e che non hanno creato neanche un posto di lavoro. Tutti assieme – conclude – inoltre dobbiamo lottare per una vera riforma del regime autorizzatorio finalizzata a rendere la burocrazia finalmente amica del cittadino e di chi fa impresa”.