Custonaci terzo bacino marmifero d’Italia ma il settore è in crisi

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Custonaci oggi è il terzo bacino lapideo estrattivo italiano dopo Verona e Carrara, ha una capacità estrattiva di 250 mila tonnellate all’anno e, considerando l’intero indotto, impiega circa 4 mila addetti. Con un’estensione di 62 kmq, riveste una grande importanza geologica e soprattutto economica.

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Sono alcuni dei dati emersi nell’ambito della Custonaci marble week, la rassegna dedicata all’antica arte dell’estrazione e della trasformazione del pregiato marmo locale per il quale la cittadina è famosa in tutto il mondo, che si chiude domani, martedì 17 dicembre, a Custonaci.

La rassegna è organizzata dal Comune di Custonaci in collaborazione con l’agenzia di comunicazione Feedback di Palermo, con il patrocinio dell’assessorato regionale alle attività produttive, Sicindustria Trapani, l’Ordine degli architetti e degli ingegneri della Provincia di Trapani, la Fondazione Ordine degli architetti di Trapani e la Parrocchia Santuario Maria SS. di Custonaci.

A dare alcuni numeri del settore è Michele Riccobene, assessore ai lavori pubblici del Comune di Custonaci, promotore dell’iniziativa. “Nel territorio – spiega – sono presenti circa 158 cave: 80 dismesse e 78 attive che ricadono per lo più in due aree del territorio: una adiacente al versante del Monte Cofano, l’altra in località Bellazita. I materiali estratti dalle circa 50 aziende del comprensorio sono prevalentemente il Perlato e il Perlatino di Sicilia, che rimangono i materiali più richiesti dall’export, cui si aggiungono produzioni minori come l’avorio venato, il botticino di Sicilia, la breccia Sicilia, il libeccio antico, il nerello di Custonaci”.

L’attività estrattiva di Custonaci rappresenta, per i lapidei di pregio, circa il 95% dell’estrazione dell’intera Regione Sicilia e la sua produzione è destinata quasi del tutto ai mercati esteri.

“Dal 2013, anno in cui si è raggiunto il maggiore splendore ad oggi – ha spiegato Giovanni Castiglione, presidente della sezione lapidei di Sicindustria – l’export si è quasi dimezzato passando dai circa 61 milioni di euro l’anno a circa 35 milioni di euro nel 2018con la perdita di circa mille posti di lavoro. I principali mercati per il marmo di Custonaci rimangono i paesi nordafricani e quelli mediorientali come l’Arabia Saudita fino all’India ma sono interessati ai nostri prodotti anche buyer provenienti dall’Iraq e dal Centro America”.

Ancora oggi i pregiati marmi di Custonaci sono apprezzati per la loro grande qualità. “I lapidei di Custonaci per qualità geologiche e quindi durezza, resistenza e lucentezza – ha continuato Castiglione – sono tra i prodotti migliori nei mercati mondiali. Vengono quindi largamente apprezzati per le loro qualità e per essere espressione del made in Italy”. In questi ultimi 4-5 anni il settore sta attraversando una crisi pesantissima che ha già provocato la perdita di mille posti di lavoro. “L’export dei nostri marmi ha avuto una brusca battuta d’arresto – ha detto Giuseppe Morfino, sindaco di Custonaci – a causa della forte instabilità politica ed economica dei paesi mediorientali, principali compratori, ma anche all’aumento della concorrenza dei player nel mercato, avvantaggiati da una burocrazia più snella o da un fisco meno opprimente che consente di avere maggiori margini di manovra e di proporre quindi prezzi più concorrenziali”.

E’ sulla riqualificazione dell’offerta che bisogna puntare per Gregory Bongiorno, Presidente di Sicindustria Trapani. “Piuttosto che vendere il semplice blocco di marmo – dice Bongiorno – si potrebbe proporre un prodotto lavorato, offrendo quindi un servizio in più e un prodotto migliore che potrebbe aprire a nuovi mercati e a nuovi filoni di vendita. Il marmo, come il petrolio, è pur sempre una risorsa limitata: ecco che aprire a nuovi potenziali business è fondamentale per la sopravvivenza del settore. Un appello che rivolgiamo alla politica è poi quello dello snellimento della burocrazia: gli imprenditori sono alle prese con troppe incombenze e anche l’apertura di una cava diventa un’impresa difficile”.

L’assessore regionale alle attività produttive, Mimmo Turano ha annunciato che Custonaci farà parte della Zes Sicilia Occidentale. “L’inserimento nella zona economica speciale – ha detto l’assessore – consentirà al territorio di avere la possibilità di tornare ad essere un polo attrattivo di investimenti. Si tratta di una grande possibilità per il comprensorio e mi auguro che manifestazioni come la ‘Custonaci Marble week’ possano diventare anche dei momenti di riflessione e preparazione per affrontare la sfida del rilancio del comparto che merita una nuova centralità e con esso i territori legati per identità ed economia ai bacini marmiferi. Come Regione Siciliana ci stiamo impegnando per fronteggiare la crisi del settore rilanciando sull’attività promozionale e favorendo nuovi investimenti. Puntiamo ad una rinnovata presenza del marmo siciliano nelle maggiori manifestazioni internazionali e abbiamo già riscontri positivi dall’ultima manifestazione tenutasi a Dubai, ’The Big 5’, la più importante fiera dedicata al settore dell’edilizia per il Medio Oriente dove c’è stata la possibilità di entrare in contatto con  buyers di Arabia Saudita, Oman, Iraq, Iran, Kuwait e ancora Bahrein, Nigeria e India”.

Parte dall’Ordine degli Architetti di Trapani l’idea di un bando di concorso per la valorizzazione e diffusione dei marmi di Custonaci dal titolo “Custonaci design 2020\interpretare il marmo”.

“Intendiamo, con questa nostra proposta, coinvolgere sia i professionisti come designer e architetti – ha detto Vito Maria Mancuso, Presidente dell’Ordine degli Architetti di Trapani – che gli studenti delle accademie e università italiane ed europee per farsi interpreti del marmo di Custonaci, nel suo potenziale tecnologico più avanzato, coinvolgendoli nell’ideazione di progetti di design come oggetti contemporanei, arredi domestici e urbani, che possano essere prodotti in serie”.

Il marmo di Custonaci

Nel territorio di Custonaci si estraggono diversi tipi di marmo. Tra questi il Perlato di Sicilia classico, il Perlatino di Sicilia e il Nerello di Custonaci. Il Perlato di Sicilia è uno dei marmi più apprezzati d’Italia. la cui estrazione si concentra quasi totalmente nell’area di Custonaci, in provincia di Trapani, rappresenta da sempre un’eccellenza della produzione locale tanto per la sua resistenza che per la sua bellezza. Chiamato anche Botticino di Sicilia, questo marmo è richiesto in un tutto il mondo, specialmente nella Penisola Arabica dove viene impiegato per realizzare rivestimenti interni ed esterni di ambienti privati e di edifici pubblici. Il suo successo è dovuto alla sua particolare resistenza agli urti, al suo bel colore caratterizzato da un fondo di tonalità avorio chiaro con macchie bianche di calcite e venature sul marrone. Le striature giallo-brune sono la conseguenza della concentrazione di ossidi di ferro e minerali argillosi, mentre quelle più scure derivano dalla presenza di microfossili nel marmo.

Uno dei più pregiati marmi siciliani e tra quelli di più antica estrazione è invece il Libeccio antico, policromo con sfumature sul rosso; riveste edifici come la Reggia di Caserta e la Basilica di San Pietro a Roma, il Duomo di Pisa, Lucca e Arezzo e la Cappella dei Medici a Firenze.

Tra i marmi estratti nel territorio anche il Nerello di Custonaci, un marmo grigio scuro con sfumature giallognole particolarmente adatto per arredi urbani, centri storici, esterni ed interni rustici e il Perlatino di Sicilia, una breccia calcarea dalle caratteristiche litologiche assimilabili al Perlato di Sicilia in cui la pigmentazione dovuta ai frammenti fossili è meno frequente o più contenuta rispetto al Perlato di Sicilia. Grazie al suo aspetto brillante e lucido, il Perlatino di Sicilia risulta estremamente elegante, senza perdere la caratteristica fondamentale della funzionalità: si può utilizzare, infatti, in tantissime tipologie di installazioni sia interne che esterne.

La storia

Le prime testimonianze dell’attività estrattiva a Custonaci risalgono al 1500, attività svolta dai “pionieri del marmo”, con l’ausilio di pochi attrezzi rudimentali fatti di legno e di ferro, attrezzi che servivano per l’estrazione di piccoli blocchi per i quali si richiedevano intere settimane di duro lavoro e sforzi molto spesso sovraumani; nel territorio veniva estratta, sino al 2004 in contrada Marcato Lungo, una delle pietre più preziose presenti al mondo, il Libeccio antico, di colore rosso con delle screziature verdi, bianche, gialle, violacee e nere. Si può trovare traccia di questo materiale già nel 1500: un esempio è il sarcofago di Maria Roisia, moglie di Carlo Ventimiglia, datato 1598 all’interno della chiesa di San Francesco di Paola a Palermo. E’ realizzata in questa pietra preziosa anche la tomba di Papa Alessandro VII realizzata da Gian Lorenzo Bernini all’interno della Basilica di S. Pietro. Questo materiale è stato adoperato anche per la Basilica di San Giovanni in Laterano, la Basilica di Santa Maria Maggiore, a palazzo Chigi, al Quirinale, a palazzo Bernini, nella chiesa del Gesù a Palermo, nella chiesa del collegio dei Gesuiti a Trapani, nella Cattedrale di Noto ed infine anche nella Reggia di Caserta.

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