Cittadinanza attiva. Presentato a Villa Niscemi il progetto “L’accoglienza in famiglia come percorso di integrazione”
Si è tenuta questa mattina, a Villa Niscemi, la conferenza stampa di presentazione del progetto “L’accoglienza in famiglia come percorso di integrazione”, finanziato dal Ministero dell’Interno nell’ambito del Fondo comunitario per l’Asilo, la Migrazione e l’Integrazione (FAMI). Alla presentazione erano presenti, tra gli altri, il sindaco Leoluca Orlando, l’assessore Giuseppe Mattina, il Garante per i diritti dei ragazzi e delle ragazze Lino D’Andrea, la Direttrice di Refugees Welcome Fabiana Musicco, la responsabile per la Sicilia Cecilia Giordano. Era anche presente Giando Maniscalco in rappresentanza dei palermitani che hanno accolto nella propria famiglia giovani migranti, minori non accompagnati.
Partecipazione della cittadinanza, condivisione di spazi ed esperienze, reciprocità e autonomia sono i principi che ispirano il progetto, secondo il quale l’accoglienza in famiglia è uno dei modi migliori per facilitare l’inclusione dei rifugiati nel nostro Paese, rafforzare la coesione sociale e contribuire a contrastare pregiudizi e stereotipi. Attraverso l’accoglienza in famiglia, infatti, si aiutano i rifugiati a raggiungere l’autonomia, offrendo ospitalità a coloro che hanno ottenuto una forma di protezione, ma non sono ancora pienamente indipendenti. Con il sostegno della rete di famiglie e facilitatori, queste persone possono proseguire il loro percorso di inclusione nel nostro Paese, evitando così di ritrovarsi in una situazione di fragilità che comprometterebbe i progressi compiuti fino a quel momento.
“Trovo sia provinciale essere definiti capitale e trovo pericoloso cercare di essere chiamati modello – ha dichiarato il sindaco Leoluca Orlando -. Palermo è una città che sta compiendo un’esperienza importante che trova nell’Unione Europea il sostegno finanziario. Noi abbiamo fatto dell’infanzia e dell’adolescenza un punto significativo, qualificante di Palermo come Città educativa. L’accoglienza non come risposta all’emergenza, ma come la concreta dimostrazione di ‘Io sono persona, noi siamo comunità’, il rispetto di tutti gli esseri umani e il coinvolgimento dei cittadini, in una straordinaria occasione di integrazione che viene messa in atto dalle famiglie, evitando che del migrante si occupi solo l’istituzione pubblica. Questo progetto rappresenta la conferma che la scelta dell’Amministrazione comunale è condivisa dai cittadini”.
“Questo progetto – ha detto l’assessore Giuseppe Mattina – è la cosa più semplice che ci fa ridefinire lo slogan che ripetiamo da mesi, ‘Io sono persona, noi siamo comunità’, perché l’accoglienza all’interno delle famiglie è la cosa più chiara che ci fa vedere come questa città è, e deve ancora di più essere, una comunità dove ci si prende cura gli uni degli altri, dove chi ha più risorse, non solo in termini economici, ma anche in termini di spazio e tempo, accompagna chi in questo momento si trova in una situazione di difficoltà”.
Refugees Welcome Italia Onlus (RWI) è una associazione, nata nel 2015, che promuove un modello di accoglienza in famiglia, per rifugiati e titolari di altra forma di protezione, basato sul coinvolgimento diretto dei cittadini. È parte del network Refugees Welcome International, attivo in 15 Paesi. L’ambizione di RWI è stata quella di costruire un modello che, tenendo insieme cittadinanza attiva e dimensione tecnologica, potesse far crescere l’esperienza di solidarietà fino a farla diventare sistema, favorendo un cambiamento nelle politiche pubbliche. Da qui l’esigenza di definire la pratica, mappare gli stakeholder, promuovere lo sviluppo strategico dell’associazione attraverso tre attori principali e un sistema abilitante: la famiglia ospitante, la persona ospitata, i facilitatori e gli attivisti, la piattaforma digitale.
“Quella che stiamo mettendo in atto è una grande opportunità per le ragazze e i ragazzi stranieri non accompagnati – ha commentato Lino D’andrea – e un’idea innovativa relativamente alla quale vogliamo sollecitare e sensibilizzare tutta la cittadinanza”.
“Abbiamo proposto in questi anni, in 26 città italiane, un modello di innovazione sociale, di accoglienza e di inclusione – ha dichiarato Fabiana Musicco – che guarda al coinvolgimento della cittadinanza attiva come fattore che più di tutti possa promuovere una società più coesa, ma anche il raggiungimento dell’autonomia e un pieno e un positivo inserimento delle persone che arrivano da situazioni di guerra e povertà. La nostra è un’esperienza volta a consentire un cambiamento nelle politiche e una risposta più efficace e sostenibile per tutta la comunità”.