Il “day after” del voto in Sicilia: tramontano i partiti, avanzano i sindaci post-populisti, civici e trasversali
Il post-voto in Sicilia fa emergere un nuovo asse politico che va oltre i partiti come confermano i ribaltoni di Messina col parlamentare regionale Cateno De Luca (espressione dell’antisistema) che dovrà dimettersi dall’Ars (subentra Danilo Lo Giudice, primo dei non eletti nella lista Udc-Sicilia Vera), Ragusa con Peppe Cassì e Siracusa con Francesco Italia.
In Sicilia il voto premia i sindaci senza simbolo, sostenuti da liste civiche espressioni di post-populisti, civici ma soprattutto trasversali. Questo il biglietto da visita della maggioranza dei nuovi sindaci che di fatto fa scemare l’onda lunga del M5S. Infatti, i grillini originariamente percepiti come forza antisistema pagano le conseguenze di essere diventati un partito di governo. I pentastellati alla fine confermano un sindaco (Acireale), numericamente lo stesso che avevano prima del voto. Ed è proprio a Ragusa, ex roccaforte grillina a cadere sotto il “nuovo che avanza” di Peppe Cassì, proveniente dal mondo del basket, sostenuto da liste civiche ed esponenti del centrodestra.
Sempre in caduta libera il Pd che perde anche Catania con Enzo Bianco e riesce a vincere dove non ha presentato il simbolo. A livello nazionale il Pd litiga sulle macerie con l’ex ministro Calenda che spinge per un fronte antisovranista a cui si oppone il reggente Martina propenso a rinnovare il partito mentre Prodi trova “necessario andare oltre il partito”. Il Pd doveva unire i riformisti e diventare un partito a vocazione maggioritaria invece è stato un elemento di rottura ma molti dimenticano che il Pd nacque avendo come forte identità le primarie, senza un progetto politico, non un programma ma una regola. Un congresso straordinario del Pd dovrebbe chiarire le idee a tutti.
Erano 138 i Comuni chiamati al voto il 10 giugno, 19 dei quali grandi. Di questi ultimi, in cui si è votato con il proporzionale, alla vigilia del voto, il Pd e il centrosinistra in genere ne amministravano 9, il centrodestra 5 e i grillini 1. I rimanenti erano espressione di liste civiche. Oggi invece le amministrazioni governate da esponenti di liste civiche e movimenti antisistema sono 7 (fra queste Ragusa e Messina). Nei 20 comuni di provincia andati al voto, 5 sono stati conquistati dal centrosinistra (nelle comunali precedenti erano 15), 9 al centrodestra (erano 2) e 5 alle liste civiche (1 civica di centrodestra, 1 civica di centrosinistra e 3 civiche) e 1 alla Destra.
Nei commenti del post-voto emerge qualche malumore anche all’interno del centrodestra come la malcelata rabbia di Gianfranco Miccichè nei confronti di Nello Musumeci che ha dato il via libera per il Comune di Siracusa alla candidatura di Fabio Granata in quota Diventerà Bellissima penalizzando il forzista Paolo Reale ad un passo dall’obiettivo al primo turno. “Corsi e ricorsi storici” di vichiana memoria.