La Torre dirigente della Cgil: mercoledì al Santa Cecilia un’iniziativa per ricordare il suo impegno alla guida del movimento sindacale

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Pio La Torre dirigente sindacale. Pio La Torre che tiene i comizi nelle piazze contro il carovita e organizza gli operai dei Cantieri Navali. Un ruolo, quello di segretario della Camera del Lavoro di Palermo prima e poi del sindacato siciliano della Cgil, che l’esponente politico ispiratore della legge di sequestro confisca e gestione dei patrimoni mafiosi, ucciso dalla mafia il 30 aprile del 1982, ha svolto prima di diventare il segretario del Pci.

La Cgil Palermo rilegge le pagine meno conosciute della vita del deputato e segretario regionale del Pci nel corso dell’iniziativa “Pio La Torre”: dirigente Cgil”, che si tiene mercoledì 18 febbraio, alle ore 9,30, al Real Teatro Santa Cecilia. Intervengono il senatore Emanuele Macaluso, il sindaco Leoluca Orlando, Edmondo Montali della fondazione Di Vittorio, Vito Lo Monaco, presidente del centro studi Pio la Torre, il segretario generale Cgil Sicilia Michele Pagliaro e il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo. Conclude il segretario generale Cgil Susanna Camusso.

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Proviamo a colmare questo vuoto con orgoglio e a riportare alla luce una storia importante del nostro passato – dichiara il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo – La Torre sin da giovane si è impegnato nelle lotte in favore dei braccianti e, con la parentesi del carcere, ha preso parte attiva alla vita sindacale per una quindicina d’anni”.

Dirigente della Federterra, sostituisce Placido Rizzotto alla Camera del Lavoro di Corleone nel 1948, poi entra a far parte della Camera del Lavoro di Palermo, nella squadra di Emanuele Macaluso e nel 1958 viene eletto segretario. Vi rimane fino al 1962, quando diventa segretario regionale della Cgil, prendendo il posto di Emanuele Macaluso.

La Torre viene arrestato per la sua attività in difesa dei contadini, dei poveri e dei braccianti, e sta un anno e mezzo in carcere. Diventa da subito un punto di riferimento del movimento contadino, che attraverso la conquista della terra chiedono di emanciparsi. “Alla Cgil e dentro il Partito comunista – aggiunge Enzo Campo – La Torre è stato alla testa di quel movimento di contrasto del nuovo blocco sociale dei gabellieri, dei campieri e degli agrari nella loro azione in difesa del latifondo, assieme alla democrazia cristiana. La Torre, dopo il carcere, viene mandato alla Camera del Lavoro di Palermo, prima in segreteria, e dopo ne diventa segretario generale. Qui inizia una battaglia speciale nei confronti dei metalmeccanici, dei Cantieri navali in particolare, la principale industria cittadina, dove le condizioni di lavoro sono disumane, si lavora 14-16 ore al giorno, gli infortuni sono continui”.

La storia. E’ una storia che si svolge a cavallo degli anni Cinquanta, quando il popolo di Palermo è in lotta per la rinascita e anche in città comincia a svilupparsi un movimento popolare. Tra le prime battaglie c’è quella di una casa per tutti i palermitani. Casa, lavoro, pace: nascono comitati di rione, di vicolo, di cortile. La situazione è preoccupante per tutto il comparto industriale: in sofferenza sono l’Aeronautica sicula, Omssa, il Cantiere Navale, le Acciaierie Bonelli. La Cgil chiede di salvare le fabbriche e il rispetto dei contratti, denuncia la repressione dei diritti sindacali, vessazioni fasciste, infortuni.

Il 27 settembre del 1952 La Torre, consegretario e responsabile dell’ufficio di organizzazione della Camera del Lavoro, invita il consiglio comunale a cacciare la Vaselli, la prima azienda che si è occupata di rifiuti a Palermo, dalla città. Fa un atto d’accusa sulla nettezza urbana: parla del capitolato d’appalto violato, dei lavoratori sfruttati indegnamente, chiede di rescindere il contratto e di istituire una commissione d’inchiesta.

Nel congresso della Camera del Lavoro di quell’anno i temi principali nelle relazioni di di Emanuele Macaluso, segretario generale, e di La Torre, consegretario, sono: la riforma agraria, la terra ai contadini, il giusto salario ai braccianti. E ancora la difesa dell’industria, la rinascita dei quartieri popolari, i lavori pubblici, il miglioramento dei servizi, la condizioni di vita, gli aumenti salariali e il rispetto dei contratti di lavoro. In quegli anni la popolazione attiva è scesa al 32 per cento. I lavoratori si battono per salvare l’economia. Il 6 agosto c’è uno sciopero generale: alla Vaselli si sciopera 4 ore anziché 2. La Cgil invia una lettera al sindaco sulla condizione dei netturbini. Il 25 agosto c’è lo sciopero unitario dei lavoratori dell’industria, per la perequazione della contingenza.

In quegli anni si susseguono le sciagure al Cantiere Navale: 15 morti in 4 anni e oltre 300 infortuni, quasi tutti nei lavori di pulitura delle petroliere, tra gli avventizi assunti attraverso ditte di comodo e pseudo cooperative. In una lettera al sindaco, a firma di Macaluso, Saitta, Di Piazza, Scimone, La Torre viene sollecitata una riunione con i sindaci delle grandi città per l’interdizione delle armi atomiche e termonucleari.

Quando Emanuele Macaluso passa alla direzione della segreteria regionale della Cgil, oltre che all’attività parlamentare, la responsabilità della Camera del Lavoro viene affidata a Pio La Torre. Migliaia sono i lavoratori al comizio di La Torre del 13 maggio 1952, un comizio in precedenza impedito dal questore. C’è una diffusione di colera tra braccianti ed edili per la mancata assistenza sanitaria e sociale, vengono chiesti gli aumenti salariali per gli operai dell’industria. Il 23 giugno del 1954, La Torre interviene sulla speculazione edilizia, sull’assalto alle periferie urbanizzate (Villa Ruffini e Villaggio Santa Rosalia), a spese di Comune e Regione, trasformate in aree edificabili di maggior valore per deportarvi gli abitanti dei quartieri popolari interni che verranno svuotati e sfruttati. “L’amministrazione comunale – accusa la Cgil – agevola la grande speculazione privata”.

Il 12 luglio 1955, 15esimo infortunio al Cantiere Navale, dove gli operai lavorano senza orario né busta paga. La Cgil e la Fiom denunciano condizioni di sicurezza drammatiche, illegalità diffusa, avventizi assunti da mafiosi, tempi di lavoro a piacimento.

Nella relazione di La Torre al congresso, il quadro è quello di una città e di una provincia oppresse dalla disoccupazione, Salvatore Carnevale è stato da poco assassinato per la sua lotta contro la nuova mafia, al Cantiere navale vengono licenziati colore che contrastano i capimafia di Acquasanta.

Dopo la repressione poliziesca a Partinico, Carini, Villafrati, Termini Imerese, Altofonte, Piana, la Camera del Lavoro con Pio La Torre chiede interventi urgenti per combattere la disoccupazione. Il 14 marzo 1956, La Torre guida lo sciopero di migliaia di lavoratori in lotta a Palermo contro i salari coloniali e il carovita. Chiede il rispetto delle leggi sul collocamento, prospettive per i disoccupati, la riduzione del costo della vita colpendo “i parassiti dei mercati cittadini”.

Cresce intanto in città la coscienza sindacale, aumentano le lotte degli autoferrotranvieri, si arriva a uno sciopero permanente, di 26 giorni. Il segretario della Camera del Lavoro Pio la Torre denuncia la crisi edilizia che investe tutta l’economia cittadina, con tantissime imprese che interrompono i lavori in corso, l’80 per cento di edili disoccupati. I giornali in quei giorni riprendono il discorso di La Torre all’assemblea dei fuori ruolo della Regione, 700 impiegati precari, “massa di manovra clientelare e elettorale”. Si parla della stabilizzazione di 500 lavoratori, artisti e tecnici dei teatri Massimo e Bellini. A rischio occupazione sono i lavoratori delle aziende metallurgiche e della cantieristica. Il 3 febbraio del 1962 La Torre tiene un comizio da segretario regionale Cgil allo sciopero della cantieristica. Ieri come oggi la richiesta è di mantenere le riparazioni ma di puntare sulle costruzioni navali, per garantire un’ attività permanente allo stabilimento palermitano.

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