Zootecnia: Cia, serve piano di filiera per ridurre dipendenza dall’estero e rilanciare settore

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Il presidente Fini alla tavola rotonda di Assocarni: “Investire in innovazione e ricerca, sostegno ai giovani e valorizzazione delle aree interne”

foto fb Fini

Cristiano Fini - presidente Cia

Riduzione della dipendenza dall’estero, più sostegno a innovazione e ricerca, un piano strutturale per le aree interne e interventi concreti per il ricambio generazionale, visto che l’incidenza dei giovani under 40 è sotto il 10%. Sono queste le proposte di Cia-Agricoltori Italiani per rilanciare la zootecnia nazionale, illustrate dal presidente Cristiano Fini durante la tavola rotonda promossa da Assocarni “Il futuro della zootecnia italiana tra sfide economiche, nuova Pac e ricambio generazionale”.

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“Nonostante il suo ruolo strategico –ha detto Fini– il settore oggi si trova ad affrontare una crisi strutturale aggravata da emergenze sanitarie, ridotta competitività e da una crescente pressione culturale e mediatica, che penalizza soprattutto il consumo di carne rossa”.

Negli ultimi anni sono diminuite drasticamente le aziende e il patrimonio di capi, soprattutto nella filiera bovina e ovicaprina, con effetti pesanti sull’economia e sull’occupazione nelle aree rurali. L’Italia resta fortemente dipendente dall’estero: l’autosufficienza è in calo e le importazioni di bovini coprono oltre il 40% del fabbisogno nazionale. Nel 2025, le importazioni di animali da ristallo sono diminuite del 7%, ma restano comunque elevate: il Brasile da solo fornisce oltre il 50% delle carni congelate importate.

“Non possiamo continuare a dipendere in questo modo dai mercati esteri -ha spiegato il presidente di Cia-. È urgente rafforzare la filiera nazionale e promuovere progetti condivisi tra allevatori, macellatori e trasformatori, puntando anche sulla valorizzazione delle razze autoctone e sul rilancio della linea vacca-vitello italiana”.

Inoltre, è necessario favorire un’alleanza con il mondo della ricerca su una serie di direttrici, da quella genetica a quella alimentare “Solo investendo su questo fronte -ha aggiunto Fini- possiamo accrescere la produzione tricolore, salvaguardando anche competenze che rischiano di andare perdute”.

Nelle aree interne, dove la zootecnia rappresenta spesso l’unica attività economica, il settore svolge un ruolo cruciale anche come presidio del territorio e della sostenibilità ambientale. Gli allevamenti contribuiscono a contrastare spopolamento, abbandono e degrado idrogeologico, garantendo al contempo elevati standard di qualità e benessere animale. Per questo, ha sottolineato il presidente di Cia, “è fondamentale sostenere la zootecnia con politiche mirate e strumenti adeguati, riconoscendone la funzione economica, ambientale e sociale”. 

Sul fronte generazionale, l’Ue punta a raddoppiare entro il 2040 la quota di giovani agricoltori, ma senza fondi dedicati la strategia rischia di rimanere sulla carta. La presenza giovanile oggi è marginale e, senza un ricambio reale, la zootecnia italiana rischia di perdere il proprio futuro. “Servono politiche mirate per l’accesso alla terra, al credito e alla formazione –ha evidenziato Fini- insieme a una Pac più equa e inclusiva, che riconosca il ruolo multifunzionale della zootecnia”.

Il comparto zootecnico, infine, è quello che più ha fatto ricorso alla misura Agricoltura 4.0 per l’innovazione tecnologica. Quindi “tagliare le risorse, come previsto nella legge di Bilancio 2026 -ha concluso il presidente di Cia- è un grave errore, perché significa frenare la modernizzazione di uno dei pilastri della nostra agricoltura”.

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