Al via il progetto “La morte perinatale: Unmeet Need” per sostenere le famiglie che perdono un bimbo in gravidanza o dopo il parto
Coinvolti l’ospedale Giovanni Paolo II di Sciacca, la casa di cura Triolo Zancla e il Buccheri La Ferla di Palermo

Nella foto: un momentio della formazione del personale alla clinica Triolo Zancla di Palermo
Al via il progetto “La morte perinatale: Unmeet Need” per sostenere le famiglie che perdono un bimbo in gravidanza o dopo il parto
Coinvolti l’ospedale Giovanni Paolo II di Sciacca, la casa di cura Triolo Zancla e il Buccheri La Ferla di Palermo. L’Associazione Georgia formerà équipe multidisciplinari e gestirà spazi ad hoc per supportare al meglio le coppie che affrontano il lutto perinatale.
Strutture ospedaliere, una casa di cura e un’Associazione unite per sostenere le coppie che vivono l’interruzione di una gravidanza o la perdita di un bimbo durante la gestazione o dopo il parto. È il cuore del progetto “La morte perinatale – Unmeet Need”, appena partito a Palermo e Sciacca e rivolto ai Dipartimenti Materno-Infantile. L’iniziativa – unica in questo delicato ambito in Sicilia – è promossa dall’Associazione Georgia ed è stata finanziata dall’assessorato regionale della Salute.
Gli eventi avversi nel periodo perinatale: i dati epidemiologici
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, in Italia l’incidenza di storie avverse ostetriche si attesta intorno al 25%. Questa percentuale – piuttosto significativa – comprende l’interruzione spontanea di gravidanza (aborti precoci o tardivi), la morte endouterina fetale (MEF) e la morte improvvisa intrauterina (SIUD), a cui si aggiunge anche la tanto temuta morte improvvisa del lattante (SIDS).
Nonostante i progressi della medicina fetale e della diagnosi prenatale, i casi di mortalità perinatale sono frequenti e hanno ripercussioni importanti, non soltanto dal punto di vista fisico. Tali eventi non hanno un impatto negativo solo sulla salute delle gestanti o delle neo mamme che li vivono, ma si trasformano in veri e propri traumi psicologici sia primari (sulla donna, la coppia e la famiglia), sia secondari (cioè sulle altre donne che, pur in assenza di particolari problematiche, si ritrovano a condividere la stessa stanza o la sala parto in ospedale con pazienti con aborto, MEF o SIUD).
Il progetto nasce quindi dall’esigenza di fornire alle donne e ai loro partner un supporto multispecialistico offerto da vari professionisti: ostetrici, ginecologi, infermieri e psicologi.
Gli obiettivi del progetto
“‘La morte perinatale – Unmeet Need’ si pone un obiettivo rilevante – afferma Loredana Messina, responsabile del progetto, psicologa, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione Georgia -: abbattere il ‘tabù del lutto perinatale’. Di aborti spontanei, morti fetali e sindrome della morte in culla si parla troppo poco, spesso non pensando alla gravità delle conseguenze psicofisiche di chi sperimenta quello che è un lutto a tutti gli effetti. È necessario utilizzare le parole, i modi giusti e le informazioni corrette per stare accanto a questi genitori e solo un’équipe multidisciplinare può farlo con competenza e valore. Perché ancora troppo spesso ci sono mamme e papà che si scusano per il dolore che provano e medici che, per un meccanismo difensivo, sminuiscono quel dolore pur senza volerlo. E ancora troppo spesso in molte strutture sanitarie questo evento luttuoso non viene accolto e affrontato come dovrebbe sia a livello fisico, sia emotivo, sia legislativo”.
Tra gli altri scopi ci sono:
• percorsi aziendali di formazione per il personale.
• Apertura de “Lo spazio di Georgia” nelle strutture che aderiscono. Si tratta di uno spazio, gestito dagli operatori dell’Associazione Georgia, che accompagna le coppie nel pre e post partum nei casi di gravidanze con eventi avversi. Il counseling però prosegue anche dopo, con un aiuto concreto (anche emotivo) durante le gravidanze successive.
• Attività propedeutiche all’apertura degli “hospice perinatali”. Sono degli ambienti destinati al travaglio delle donne che decidono di non interrompere quelle gravidanze con patologie fetali incompatibili con la vita e che preferiscono portare avanti la gravidanza consapevoli dell’esito avverso. L’intento è quello di poter usufruire di un luogo più intimo per vivere il travaglio, con la possibilità di avere il proprio compagno accanto per tutto il tempo, vivendo tale possibilità come una valida alternativa all’interruzione volontaria di gravidanza.
• Pianificazione di percorsi e protocolli ad hoc, plurispecialistici sull’umanizzazione delle cure e con il coinvolgimento delle famiglie per far sì che il dolore emotivo non si traduca in una psicopatologia, circostanza non rara.
• Produzione di materiale informativo.
Gli ospedali coinvolti
L’Associazione Georgia ha firmato una convenzione con l’ospedale Giovanni Paolo II di Sciacca, la casa di cura Triolo Zancla a Palermo e con l’ospedale Buccheri la Ferla. La formazione del personale, curata dalla dottoressa Messina e dal ginecologo Antonio Claudio Cannizzaro, è già iniziata alla clinica Triolo Zancla. “È un progetto di importanza estrema – afferma il dottore Luigi Triolo, responsabile del reparto di Ostetricia e Ginecologia -. Quando ci accorgiamo che non c’è più battito cardiaco fetale, la prima cosa che pensiamo è: ‘E ora come lo diciamo?’. Il problema è articolato e sfaccettato, bisogna sapere come affrontarlo e come comunicare in modo adeguato, ma non ‘sterile’”.
Il 15 e il 22 ottobre si terranno gli incontri a Sciacca. “Vi prenderanno parte tutte le figure del reparto di Ostetricia e Ginecologia, ma anche di Pediatria – commenta Salvatore Incandela, direttore dell’Unità operativa di Ostetricia e Ginecologia -. Oggi più che mai viviamo in un mondo complesso e con tante fragilità. Una donna si sente madre già dal test positivo, quindi quando si verifica un’interruzione spontanea della gravidanza, se non c’è il giusto supporto psicologico, può andare incontro a fenomeni depressivi. Ecco perché è importante avere personale specializzato”.
Formazione al via anche al Buccheri La Ferla di Palermo a partire dal 17 ottobre. Qui la tematica non è affatto nuova perché già in passato è stato offerto un servizio di supporto psicologico nei casi di lutto perinatale. “Crediamo tutti molto in questo progetto – afferma Salvatore Gueli Alletti, direttore del Dipartimento Materno-Infantile del nosocomio di via Messina Marine – perché rinnova un impegno già portato avanti dall’ospedale insieme all’Associazione Georgia. Un impegno che oggi trova un seguito significativo e innovativo. Noi ci prendiamo cura delle famiglie a 360 gradi, non solo nel momento della nascita, ma anche pensando al benessere psicologico della madre, del padre e di tutto il nucleo familiare”.