In scena al teatro Massimo di Palermo “Mitridate Eupatore”, l’opera di Alessandro Scarlatti

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L’opera risale al periodo veneziano di Scarlatti che, com’è noto, nacque e si formò a Palermo. Si replica il 9 e il 12 ottobre

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E’ in scena in questi giorni al teatro Massimo di Palermo l’opera di Alessandro Scarlatti Mitridate Eupatore, inserita nella stagione in corso per rendere omaggio al compositore in occasione del 300° anniversario della sua scomparsa. Si tratta di un capolavoro di musica barocca rappresentato solamente nel 1960, in occasione dell’anniversario della nascita di Scarlatti, e che costituisce per gli appassionati di musica, il dono di un autentico gioiello.

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L’opera risale al periodo veneziano di Scarlatti che, com’è noto, nacque e si formò a Palermo ragion per cui, giustamente, nel 2018 si decise di intitolargli il Conservatorio di musica cittadino.

Mitritade Eupatore, il cui libretto fu scritto da Gerolamo Frigimelica Roberti, fu infatti rappresentata a Venezia nel 1707 e, nonostante il buon successo di pubblico, ricevette qualche critica, dovuta probabilmente al fatto che l’opera, in cinque atti, ispirandosi prevalentemente a una tragedia greca, non sembrò particolarmente adatta al clima festaiolo del Carnevale in corso.

La drammatica vicenda, si svolge a Ponto, sulle sponde del mar Nero, e riguarda un dramma familiare: l’usurpazione del trono di Mitridate Evergete ottenuta con il suo assassinio per mano del cugino Farnace con la complicità della moglie Stratonica sua amante, che ha poi sposato.

Quindici anni dopo si assiste al riscatto ad opera del figlio del re, Mitridate Eupatore, che era stato posto al sicuro dalla sorella quando era piccolo presso il re Tolomeo in Egitto. Il sangue e la violenza non mancano ma nello stesso tempo è interessante notare come la vicenda politica si intrecci col dramma interiore dei due fratelli e di come alla fine, si cerchi di ristabilire la pace deponendo le armi. 

Il caloroso successo di pubblico di questo spettacolo, mirabilmente riadattato in chiave contemporanea, si deve anche alla splendida regia di Cecilia Ligorio che ha dato vita a un allestimento elegante e movimentato.

Belle le scene di Gregorio Zurla, perfetti i costumi di Vera Pierantoni Giua e le luci di Fabio Barettin. Di gran livello tecnico tutto il cast composto dal controtenore Tim Mead, bravissimo nel ruolo di Mitridate, Carmela Remigio (Farnace), Arianna Vendittelli (Laodice), Martina Licari (Nicomede), Renato Dolcini (Farnace), Francesca Ascioti (Issicratea), Konstantin Derri (Pelopida), tutti accompagnati dal Coro, sempre splendido, diretto dal Maestro Salvatore Punturo.  

Si replica il 9 e il 12 ottobre e davvero vale la pena di assistere a un’opera che, non soltanto allieta lo spettatore con musica soave diretta dal Maestro Giulio Prandi, ma fa anche riflettere sulla tragedia della guerra e sulle sue nefaste conseguenze, tema quanto mai tristemente attuale, e sulla possibilità del perdono e dell’auspicio di pace.

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