Noi Moderati, il centro che c’è proiettato a superare il 2 per cento

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In poco tempo ha raddoppiato i sondaggi raggiungendo il 2%, partecipa come quarto socio ai vertici di maggioranza con Maurizio Lupi, che qualcuno vorrebbe sindaco di Milano, o con Saverio Romano uno dei leader di questo schieramento plurale, è stato il relatore alla Camera per la finanziaria. 

Saverio Romano

Quatto quatto, mentre a sinistra si riempiono pagine di giornali su leadership costruite in laboratori come a Wuhan, un centro in pochi mesi è nato nel centrodestra. Si chiama Noi Moderati, in poco tempo ha raddoppiato i sondaggi raggiungendo il 2%, partecipa come quarto socio ai vertici di maggioranza con Maurizio Lupi, che qualcuno vorrebbe sindaco di Milano, o con Saverio Romano uno dei leader di questo schieramento plurale, è stato il relatore alla Camera per la finanziaria. 

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Due le differenze semantiche di questo rassemblement. La prima la parola Noi, che sa di pluralismo e non di partito personale del Capo di turno, con il suo nome nel simbolo, termine inclusivo, partecipativo in un momento di scarsa partecipazione. La seconda la parola “Moderati”, in un Italia che se da un lato ha messo alla ribalta il fazionismo urlato, militante, senza mediazione, dall’altra ha cacciato dalla partecipazione, per assenza di offerta e di rappresentanza politica, 19 mln di italiani, di cui la metà si definiscono proprio “moderati”, in tempi di leader e proposte smodate. 

Un partito anche al femminile visti gli arrivi, dalla Gelmini alla Carfagna, fino alla pasionaria Caronia, che si batte per la parità di genere non in Lombardia, ma nella più ostica e patriarcale Sicilia. Il nuovo soggetto è visto di buon occhio dalla Premier, Giorgia Meloni, che molto più concretamente della Schlein favorisce questo campo senza sperimentazione da laboratorio. Lo spazio, soprattutto al Sud c’è, perché un altro partito come la Lega invece di puntare al territorio,  luogo del moderatismo e del ceto medio di democristiana memoria si è lanciata in un iperbolico nazionalismo sovranista, abbandonando il Va pensiero padano per la Cavalcata delle Valchirie, scavalcando a destra la Meloni. 

A proposito di democristianità c’è qualcuno che dubita che nel sangue del milanese ciellino Lupi, o del palermitano Romano non scorra sangue scudocrociato? È notizia di queste ore che il partito è stato iscritto al PPE, operazione importante che lo colloca nella più grande famiglia politica  europea. Quanto tempo ci metterà un partito con queste carte,  partecipazione al governo, accettato nei vertici europei, a scalare il notabilato politico, soprattutto meridionale? 

Forza Italia è in leggera crescita, ma ha paura di essere inclusiva di classe dirigente perché questo terremoterebbe il potere di chi comanda attualmente. Mentre Noi Moderati sembra una cooperativa bianca della Balena veneta di Bisaglia, in cui ancora non ci sono ruoli e poltrone occupate, un piccolo italiano dream bianco venato di rosso. Saranno capaci di crescere prima che arrivi un cavaliere centrista del campo largo? Intanto in meno di un anno hanno doppiato i sondaggi, se azzeccheranno la giusta comunicazione, le battaglie delle comunità intermedie ormai abbandonate, se continueranno in una logica consortile di aggregazione di movimenti locali, di sindaci che non vogliono entrare nella sinistra, e se avranno strumenti di visibilità, probabilmente si. Per il campo centrista non è ancora tempo di Campo Santo.

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