L’Unione Monarchica Italiana contraria a cambiare la denominazione del Liceo Classico Vittorio Emanuele II di Palermo
Leggiamo in questi giorni su diversi organi di stampa della proposta portata avanti da tre studenti del Liceo Classico Vittorio Emanuele II di Palermo di cambiarne la storica denominazione.
A questo proposito l’Unione Monarchica Italiana ritiene nobile l’iniziativa di dare più lustro a Federico II, lo Stupor Mundi riconosciuto in tutto il mondo come un pilastro assoluto della cultura, e a Muhammad Al Idrisi, fine scienziato e geografo alla corte di Ruggero II e creatore della Tabula Rogeriana, che può concretizzarsi in doversi modi ma di certo non a scapito di altri, in particolare dell’uomo simbolo dell’Unità d’Italia.
Rimuovere il nome di Vittorio Emanuele II significherebbe cancellare le migliaia di siciliani che combatterono durante le guerre d’indipendenza per il Risorgimento nazionale, dimenticare la Brigata Palermo che si battè con onore a Custoza proprio al fianco del sovrano e tutti i nostri antenati che lottarono sul Carso e sul Piave per Trento, Trieste e i territori ancora rimasti sotto gli austriaci. Di oblìo verso quella Sicilia che, scatenando poi un effetto domino in tutta Europa, il 12 gennaio 1848 diede fuoco alle polveri dando inizio alle rivolte popolari in tutta l’isola che ci hanno lasciato in eredità episodi di vero spirito patriottico come le battaglie di Palermo e Catania e il sacrificio dei ‘camiciotti’ messinesi. Rivolte che si propagarono in Europa e che l’anno dopo consegnarono proprio a Vittorio Emanuele II, Re di Sardegna, quel credito e quella fiducia riconosciuta in tutta Europa: solo lui, tra i sovrani degli Stati pre-unitari, ebbe il coraggio di non ritirare la Costituzione e la parola data diventando un punto di riferimento per gli italiani che aspiravano all’unità della penisola. Costituzione che il padre Carlo Alberto aveva fatto elaborare prendendo spunto proprio da quella del rinnovato Regno di Sicilia, innovativa e liberale, sul cui trono i patrioti siciliani avevano chiesto proprio un principe di Casa Savoia e che non si concretizzò per via degli esiti negativi degli eventi bellici.
La rimozione di nomi e statue fa parte di un retaggio che ci ricorda, purtroppo, i regimi totalitari del secolo scorso, nessuno escluso, che tendevano a rimuovere le radici e la memoria storica di un popolo per sostituirla con un’altra: le statue dei leoni di San Marco che da secoli rappresentavano la presenza della Repubblica di Venezia nelle città del Litorale Adriatico e che furono fatte saltare in aria o rimosse dagli jugoslavi dopo la seconda guerra mondiale ne rappresentano bene il significato.
Celebrare e ricordare i grandi personaggi della storia che hanno fatto grande la Sicilia attraverso l’intitolazione di un edificio o di una pubblica via o piazza è un’operazione da elogiare e meritevole di attenzione, proporre di sostituire nomi e simboli del nostro passato con altri è un’operazione pericolosa che andrebbe a cancellare una parte della nostra storia scontrandosi inoltre con quei princìpi di ‘studium’, di ricerca e di elevazione culturale ed intellettuale dei quali proprio Federico II e Al Idrisi furono assertori ed esempi universalmente riconosciuti.
Probabilmente queste ondate di “modernismo” sono frutto di non completa conoscenza dei fatti storici che sono accaduti nelle nostre Terre. Conoscere il passato aiuta a preparare il futuro e i nostri giovani hanno necessità di un futuro ben generoso. Occorre dunque studiare maggiormente e con vero profitto
Michele Pivetti Gagliardi
Vice Presidente Nazionale Unione Monarchica Italiana
Stefano Papa
Presidente per la regione siciliana dell’Unione Monarchica Italiana