Teatro “Biondo”: fino al 16 gennaio “La concessione del telefono”, adattamento teatrale del romanzo di Andrea Camilleri
E’ in corso in questi giorni, al teatro Biondo di Palermo, fino al 16 gennaio, la rappresentazione “La concessione del telefono”, adattamento teatrale del romanzo che Andrea Camilleri scrisse nel 1998 e che è già stato trasmesso in televisione sotto forma di film.
Si tratta di una produzione locale, dello stesso teatro Biondo, per la regia di Giuseppe Dipasquale che ne ha fatto uno spettacolo godibile e divertente, senza tralasciare i momenti di riflessione insiti nell’opera dello scrittore scomparso.
Siamo in presenza di una commedia degli equivoci, ambientata alla fine dell’800 a Vigata e dintorni, vale a dire nella medesima terra ove sono ambientate le vicende di tutti i romanzi del celebre commissario Montalbano.
Qui Camilleri vuole mettere in evidenza alcuni aspetti della Sicilia del secolo scorso ma alla fine riesce a trasmettere valori esistenziali e problematiche universali che raggiungono il culmine nella incomunicabilità fra gli esseri umani.
Il protagonista è il mediocre Filippo Genuardi che, volendo ottenere una linea telefonica fra il magazzino di legnami dove lavora e la casa del ricco suocero, per potere comunicare con la seconda moglie di quest’ultimo, divenuta sua amante, finisce per cadere in una trappola micidiale. Si imbatte infatti in una burocrazia incomprensibile e, sbagliando la destinazione dell’ufficio competente, si va cacciare in una serie di guai che lo porteranno addirittura in prigione. L’aiuto del capomafia del luogo peggiorerà la situazione mentre i personaggi più onesti che vogliono affermare la verità e la giustizia, Monterchi e Parrinello, saranno trasferiti in Sardegna, all’epoca luogo poco raggiungibile, per aver dato fastidio a superiori corrotti e ignoranti. E’ evidente che siamo in presenza di un romanzo storico che in realtà finisce per divenire una metafora di un certo modo di vivere in ogni epoca. La superficialità, la burocrazia incomprensibile alla massa, l’incomunicabilità fra burocrati di altre regioni in luoghi di cui non comprendono neanche il linguaggio, la corruzione, la sfiducia nella legge e il ricorso alla malavita, sono tutti temi presenti in questa bellissima commedia.
Gli attori sono tutti bravissimi, cominciando dal protagonista, Alessio Vassallo che già aveva interpretato “Pippo” Genuardi nel film tv e che qui rivela notevoli capacità interpretative sia nella recitazione che nella presenza scenica. Ma bravi anche gli altri, la efficace Carlotta Proietti (figlia del compianto Gigi) una Taninè disinvolta anche nel dialetto siciliano “vigatese”, Cocò Gullotta nella parte di Arrigo Monterchi con il suo bello e credibile accento nordico, Mimmo Mignemi nella veste di Don Lollò, Paolo La Bruna in quella di Don Nenè e poi Ginevra Pisani, l’amante svampita, Cesare Biondolillo che interpreta il serio Parrinello, Alfonso Postiglione, il prefetto napoletano che smorfia tutti i numeri, Alessandro Romano, bravissimo a interpretare più ruoli così come Franz Cantalupo e infine Alessandro Pennacchio nelle vesti di Gegè.
Le scene, molto originali di Antonio Fiorentino, riproducono una Vigata di carta che gli attori costruiscono ad ogni scena mentre i bellissimi costumi sono di Dora Argento. Le musiche di Germano Mazzocchetti rendono briosa la scena mentre la voce fuori campo è di Sebastiano Tringali.
Ottima presentazione e recensione !
Complimenti all’autrice !
Peccato che ho letto questa stimolante recensione solo adesso: a leggerla prima, mi sarei sarei concesso questa concessione del telefono presso il nostro Teatro Biondo!