A Palazzolo Acreide (SR) studiosi a confronto sulle armi votive di Kasmena
Questo pomeriggio alle 14.30 a Palazzo Cappellani di Palazzolo Acreide si aprono i lavori del convegno internazionale “Armi a Kasmenai. Offerte votive dall’area sacra urbana”. Di tratta di un momento scientifico di grande rilevanza che indaga sul più grande deposito votivo di armi mai rinvenuto nell’Italia Meridionale, nel territorio di Buscemi, a Kasmenai, sub colonia di Siracusa sorta in funzione militare e di controllo sulla via di penetrazione verso l’interno e la costa sud dell’Isola.
Il deposito di armi, paragonabile per numero di reperti solo ai grandi santuari della Grecia (Olimpia, Kalapodi e Philia) è stato messo in luce negli anni ’20 del secolo scorso da Paolo Orsi sulla spianata di Monte Casale.
“Il convegno e la mostra – sottolinea l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – costituiscono un importante momento di confronto per la comunità scientifica e offrono l’opportunità di esaminare nel dettaglio caratteristiche e funzioni delle armi votive che, in Sicilia, hanno trovato espressione assai fertile, testimonianza di un’anima sacra, che percorre la nostra terra sin dai tempi più antichi”.
Il sito, che gli studiosi hanno unanimemente identificato con Kasmenai, ha fornito presso il tempio e il suo temenos, un deposito votivo che solo in parte è stato fino ad oggi esposto presso il Museo archeologico regionale Paolo Orsi di Siracusa. Si tratta di 400 esemplari di armi difensive e offensive in bronzo e ferro, che testimoniano ancora oggi la devozione di una comunità di guerrieri nei confronti della divinità, ancora ignota, che era venerata nel tempio.
La mostra, che si inaugurerà sabato 13 novembre alle 18.00 nella cornice del Museo archeologico di Palazzo Cappellani (Palazzolo Acreide), espone una scelta selezionata di reperti costituiti soprattutto da cuspidi di lancia e giavellotti, ma anche da spade, pugnali e più rare punte di freccia che si aggiungono alle armi in bronzo miniaturistiche. Tali armi, finora custodite nei depositi del Museo siracusano, sono state oggetto di particolare studio, da ultimo, grazie alle indagini condotte presso il Parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai nell’ambito di un progetto di ricerca post-dottorato di Azzurra Scarci.
Le armi coprono un arco cronologico che va dalla fine del VII secolo a.C. agli inizi del V secolo a.C. e sono nella quasi totalità armi di tipo offensivo, fatta eccezione per i resti di almeno due scudi e uno schiniere.
La mostra che, come il Convegno, nasce dalla collaborazione fra il Parco archeologico, il DISPAC- Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale dell’Università di Salerno, il RGZM-Romisch Germanissches Zentralmuseum di Mainz e il DPRHA-UA- Università di Alicante, presenta per la prima volta le armi in ferro, appena restaurate, facenti parte della ex collezione del barone Judica da tempo acquisita al patrimonio delle Regione Siciliana e provenienti dal medesimo deposito votivo.
Saranno esposti, inoltre, alcuni reperti provenienti dall’area del tempio (terrecotte architettoniche e una testa femminile in calcare) e dalla necropoli (in particolare un’anfora pseudo-panatenaica e un cratere a colonnette con rappresentazione di opliti).
Ad accompagnare la mostra un Catalogo organizzato in due sezioni: la prima contiene 15 contributi degli studiosi che, a vario titolo, si sono occupati dello scavo di Kasmenai e affrontano i temi che affrontano la documentazione d’archivio, la storia dello scavo, lo studio del contesto del deposito, gli aspetti del culto.
La seconda parte comprende le schede di catalogo deglii oltre 100 reperti in esposizione.