“Orlando nel Bunker di Heidelberg Palermo”
Era nell’aria, era inevitabile, Leoluca Orlando, colui che si vantava di “saper fare sindaco di Palermo” a poco a poco, resta solo, circondato dalla sua giunta fedele, chissà per quanto.
Sembra un Bunker di Heidelberg, la città germanica che gli ha dato i natali culturali, nel ricordo del suo Reich, un Reich che dura da trentasei anni, un Reich falsamente di sinistra, sicuramente non democratico, avendo un unico padrone.
Un Reich in cui c’è stato un solo Furher, ideologico, omnicomprensivo, icona di borghesi e borgatari, espressione di dinamiche clientelari dure a morire. L’unico erede di tempi del potere che si trasforma per non cambiare nulla.
Il cattocomunista né cattolico né comunista. Un’era geologico politica che sta tramontando tra ceneri e lapilli.
L’ultimo dei dinosauri democristiani che per primo ha tradito il partito in cui è nato, ma di cui porta avanti i metodi peggiori. Le luci si stanno spegnendo sul palco, mentre lui licenzia a poco a poco gli orchestrali, ed il vecchio cantante stona una nota dietro l’altra, cercando nemici e mulini a vento.
Orlando ha massacrato Palermo. Una città abbandonata da un protagonista che ha saputo fare passerelle inutili e idioti per cercare consensi. Avrebbe dovuto avere la dignità di dimettersi. Ora tenta di fare il rais in una repubblica delle banane. Si vergogni e sparisca !