#ioapro1501, il “Masaniello Figuccia” contro la “dittatura del governo Conte”. Caronia: “Grave adesione di parlamentari”. Ribaudo: “Le nostre difficoltà non le lascio strumentalizzare”

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“Abbiamo deciso di sostenere i titolari di ristoranti bar e locali costretti alla chiusura, che anche a Palermo dal 15 gennaio, aderiscono all’iniziativa “IO APRO”, azione di disobbedienza gentile, nel rispetto delle norme anti-covid, supportata da un pool di avvocati pronti a difendere clienti-sostenitori e proprietari”. A dichiararlo è il deputato       regionale della Lega Vincenzo Figuccia. “Sono fermamente convinto – continua Figuccia – che si possano evitare gli assembramenti e tutelare la salute dei cittadini, senza per questo uccidere le attività. L’iniziativa è condivisa da 50.000 aziende in Italia, stanche di subire la dittatura del Governo Conte, che sta distruggendo l’economia del paese e costringendo i titolari alla chiusura”. “Ricordo a tutti – conclude Figuccia – che la Costituzione all’articolo 3, attribuisce alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà dei cittadini, e all’articolo 4, richiama la tutela del diritto al lavoro, promuovendo le condizioni che rendono effettivo questo diritto”.
“Capisco perfettamente le difficoltà delle tante categorie economiche e produttive danneggiate dalle restrizioni imposte dall’epidemia, ma non sarà certamente la violazione delle regole di prevenzione a risolvere i problemi” –
dichiara Marianna Caronia, deputata regionale e consigliera comunale di Forza Italia -.
“Soprattutto in questo momento e soprattutto a Palermo e in Sicilia non è accettabile ed è gravissimo che venga promossa, anche da parte di parlamentari, una irresponsabile violazione delle norme sulla chiusura dei locali, che può solo portare a nuovi contagi, nuovi lutti e quindi nuove restrizioni. Piuttosto, è necessario che sia dichiarata la zona rossa e che il Governo approvi un piano di indennizzi, ristori ed esenzioni fiscali che permetta alle categorie produttive e ai professionisti ed artigiani di avere ristori adeguati per le proprie perdite”.
A Palermo, l’iniziativa “IO APRO” sta generando diverse reazioni nell’ambito dei ristoratori, molti dei quali dichiarano di non essere  favorevoli. Fra questi Doriana Ribaudo ristoratrice molto apprezzata a Palermo con alle spalle una consiliatura a Sala delle Lapidi che risponde con un post al vetriolo all’iniziativa promossa da Figuccia.
“On Figuccia non so chi le comunica questi numeri ma le garantisco che ad aderire ad una simile iniziativa sarà una sparuta minoranza” – scrive Doriana Ribaudo. “E lo sa perché? Saremo indebitati fino al collo ma rimaniamo persone perbene. E proprio in Sicilia con i contagi alle stelle lei che è onorevole del parlamento siciliano non dovrebbe nemmeno sostenere una disobbedienza che di civile ha ben nulla.  Le sa bene che non c’è alcuna difesa legale che tiene rispetto a Dpcm che oggi sono legge. Nell’incitare miei colleghi ad aderire a questa iniziativa fa gli soltanto del male. Da chi come lei ricopre ruoli istituzionali – continua – mi aspetto battaglie nelle sedi opportune a nostra difesa non legna che alimenta un fuoco con cui tanti potrebbero bruciarsi e non se lo possono permettere. Questo governo ci tratta come gli ultimi della terra – sottolinea Ribaudo – ma siamo abbastanza intelligenti da individuare anche chi strumentalizza le nostre difficoltà. Ed io non le faccio strumentalizzare da nessuno. E poi parliamoci chiaro, qui il tema non è aprire ma essere nelle condizioni di poter lavorare e con un indice di contagio che sfiora il 20% la cosa più sensata anche per l’economia siciliana sarebbe quella di chiudere tutto per un mese. Altro che aprire ed allungare questa agonia che non  porta a niente né dal punto di vista sanitario né sotto il profilo economico. Noi ristoratori vogliamo essere rappresentati da chi le istituzioni li rispetta perché solo così ci possono esserci utili non chiedendoci di andare contro la legge, oltretutto a nostro rischio, mentre voi siete comodamente seduti dentro un parlamento che legifera. Queste iniziative – conclude Ribaudo – posso aspettarmele da chi, preso dalla paura e dalla rabbia, non ha più nulla da perdere ma non da un parlamentare delle istituzioni”.

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