Recovery Fund: L’Isola che non c’è
L’Italia fatica a capire il Recovery, le sue linee guida impostate dalla UE, e il suo modello gestionale. La Sicilia brancola nel buio.
La sua sete di infrastrutture non gli ha fatto fare delle scelte strategiche condivise. Riunioni affrettate ed abborracciate senza un vero confronto nelle commissioni, con parlamentari distratti e sfiduciati di poter contare qualcosa. Non vi sono testi in circolazione su una strategia, una cornice, supportata da contenuti con logiche di sviluppo.
Solo elenchi della spesa dei sogni già visti tante volte da sembrare rattrappiti. Tanti “progettini” dispersi sul territorio, senza costruzioni di reti e di masse critiche in nessun settore. Da Funivie a centri di produzione televisiva, quando il mondo è ormai sul Web. Aereoporti aggiuntivi, ne abbiamo già 6 di rilevanza nazionale, più di ogni altra regione in Italia, in un periodo in cui il settore è tracollato.
Ricostruzioni artefatte di Templi greci come fossimo a Disneyland e miriadi di “progettini” locali come gli 80 euro di Renzi per accontentare le consorterie locali.
Palermo perde due progetti strategici, la Pedemontana ed il porto Hub, che avrebbero consentito un reale aumento di Pil.
Ed ovviamente salta il Totem di tutte le stagioni. Il Ponte sullo Stretto. Non abbiamo messo nulla, né nella forma, né nella sostanza, sulle principali linee di finanziamento, Green e Digitale. Pertanto non spenderemo noi i soldi, con scelte pensate e gestite localmente.
Ma lo faranno le grandi company dello Stato, Eni, Enel, Terna, FS, al nostro posto. Forse è meglio penseranno alcuni, forse non contiamo nulla penseranno altri. Di fatto non ci siamo anche stavolta.
L’Isola che non c’è.