Il mare di Gela, scrigno di straordinari tesori archeologici, restituisce nuovi reperti

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Il mare di Gela, città della Sicilia meridionale dalla storia antichissima, continua a rivelarsi uno scrigno di straordinari tesori archeologici. Ancora una volta i rinvenimenti arrivano dalla contrada “Bulala” dove gli operatori della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana hanno portato in luce preziosi reperti del periodo greco.

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Il sito, già noto per la presenza del relitto “Gela 2” ancora da investigare, oggi restituisce altri reperti che lo collocano sempre più fermamente nell’ambito cronologico del VI secolo a.C. Tra gli oggetti recuperati un kotyle e uno skyphos, tipiche coppe greche da bevanda con due anse orizzontali: l’una con vasca bassa, l’altra profonda, entrambe acrome (non colorate). Altro reperto è un frammento architettonico in pietra costituito da una base quadrata su cui si imposta una piccola colonna a base circolare, lacunosa nella parte superiore. Lo stato di conservazione al momento non consente di dire altro, tranne che le piccole dimensioni potrebbero riferirsi ad una statuetta di bordo, proprietà personale di un membro dell’equipaggio.

«Ancora una volta – dichiara il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci – Gela si conferma come uno scrigno che racconta una parte importante della nostra storia antica. Il ritrovamento, da parte della Soprintendenza del Mare, dimostra l’impegno costante portato avanti dalla Regione. E’ la conferma di come il mio governo tenga alta l’attenzione sul territorio gelese che ritengo essere un prezioso contenitore di testimonianze archeologiche. Continua, quindi, l’opera di valorizzazione di un’area con interventi che possano fornire occasione di riscatto culturale e sociale a un territorio che per troppo tempo è stato mortificato».

“L’azione svolta dalla Soprintendenza del Mare con il contributo fondamentale della Guardia di Finanza, della Capitaneria di Porto e delle associazioni di sub – dice l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – continua incessante su più fronti: da un lato c’è l’attività di indagine che porta a scandagliare i fondali alla ricerca di sempre nuove testimonianze e reperti, dall’altra l’attività di vigilanza con la costante opera di ricognizione e tutela degli areali per garantire anche l’illecita sottrazione dei ritrovamenti. La Sicilia ha un ruolo molto importante a livello mondiale nella ricerca subacquea, ambito in cui la Sicilia ha ottenuto risultati molto apprezzati a livello internazionale. L’archeologia subacquea, infatti – sottolinea l’Assessore Samonà – oltre che sotto il profilo scientifico, assume un grande valore per le potenzialità che offre come segmento molto particolare dell’offerta turistico-culturale”.

La missione di ricerca è stata coordinata da Stefano Vinciguerra, responsabile Gruppo subacqueo della Soprintendenza del Mare che, nei giorni scorsi, approfittando delle buone condizioni di visibilità del mare si è recato nell’area di Gela, in località “Bulala”, per la documentazione fotografica e il rilievo tridimensionale di un carro armato sommerso che, però, è risultato coperto da almeno un metro di sabbia, che ha vanificato l’impresa.

L’impossibilità di effettuare le riprese ha spostato la ricerca su un’area vicina dove è stata individuata un’ancora in ferro, infissa per metà nel fondale sabbioso, in prossimità della quale sono state rilevate una ciotola fittile integra e una porzione di colonna marmorea con figure a rilievo, oltre a reperti minori che sono stati prelevati in considerazione dell’alto rischio di trafugamento.

“Malgrado le difficoltà oggettive dovute alla scarsa visibilità del mare di Gela – dice la Soprintendente del Mare Valeria Li Vigni – ogni intervento dei subacquei della SopMare riesce a regalarci emozioni e scoperte sempre nuove. Grazie alla segnalazione del nostro referente, il sub gelese Franco Cassarino, siamo pervenuti in questi giorni al ritrovamento di interessanti reperti recuperati che erano nascosti nei fondali. Questo mentre continua il lavoro di ricerca relativamente al relitto “Gela 2” con uno scavo sistematico, finanziato con risorse del PON-Fondi per la Sicilia, che ha fornito elementi di studio fondamentali agli archeologi: tra questi lingotti di oricalco (una lega di oro e zinco) e numerosi elmi. Siamo certi – evidenzia la Li Vigni – che lo scavo sarà in grado di fornire nuove e fondamentali tessere del variegato mosaico della cultura del Mediterraneo che già nella stessa area ha dato luogo all’importante ritrovamento del relitto navale greco più antico di tutta la Sicilia”.

Sulla scoperta della nave greca il Soprintendente del Mare, Sebastiano Tusa, aveva dichiarato che “questi beni dimostrano come l’area di contrada Bulala sia ricca di giacimenti archeologici” e che ci troviamo di fronte a “tasselli di storia dai quali emerge una Gela ricca, una città da cui transitava mercanzia pregiata” tanto da ipotizzare che, con molta probabilità, nell’attuale località di Bulala ci fosse lo scalo marittimo dell’antica Gela: uno fra i primi insediamenti greci in Sicilia, una potentissima colonia dorica che, alla lunga, estese il proprio dominio su gran parte dell’Isola.

Hanno contribuito al successo delle operazioni: l’equipaggio della motovedetta V.805 della Guardia di Finanza di Licata su comando del R.O.A.N. di Palermo e quello della motovedetta della Guardia Costiera di Gela. Prezioso il ruolo svolto da Gaetano Lino, Salvatore Ferrara e Alessandro Urbano del Gruppo sub Bc Sicilia.

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