Il treno perso
Cosa significa perdere un treno? L’Italia è stato il primo paese ad essere colpito in occidente. Potevamo da marzo attrezzarci sul piano sanitario. Era l’occasione per ristrutturare centinaia di presidi sanitari praticamente dismessi per mettere in sicurezza il paese e soprattutto la fascia debole di questo paese. Per lanciare una nuova medicina territoriale, ospedalizzazione domiciliare, Country hospital, case di contenimento malati a bassa intensità terapeutica. Questo treno lo ha perso il Governo, lo Stato, e le sue articolazioni. Nel caso della Sanità le Regioni.
A parte Veneto e Val D’Aosta che hanno realizzato più terapie intensive di quelle previste dal piano del comitato tecnico scientifico nazionale, le altre sono in assoluto ritardo per inadeguatezza della classe dirigente e disorganizzazione. Anche in Sicilia siamo quasi fermi a Maggio.
Emblematico è il caso dell’ospedale di Partinico che prima doveva diventare centro Covid di riferimento provinciale, poi no, poi di nuovo si, poi ci sono andati i carabinieri per indagini ed ora non se ne sa più nulla.
Con il Cervello ed il Civico in tilt. Con la conseguenza che i pronti soccorso sono out e si può tranquillamente morire di ictus infarto, shock anafilattico o qualsivoglia altra patologia che ovviamente non sono sparite a causa del Covid.
Il treno l’abbiamo perso. È la seconda ondata, da tutti prevista, è arrivata. Cosa significava prendere quel treno?
Meno morti tra tre settimane. Forse anche solo 100 morti in meno. Ma erano cento familiari in meno persi.
Ma abbiamo deciso, non facendo nulla, di perdere cento padri, madri, sorelle, cugini, amici. Questo significa nella vita perdere treni. Che qualcuno ci rimette le penne. Qualcuno che poteva essere salvato. Mia nonna mi diceva “chi prima non pensa dopo sospira”. Qui il sospiro è l’ultimo.