Ustica, il sindaco Militello lancia l’allarme sui danni all’agricoltura provocati dalla fauna selvatica e chiede l’intervento delle Autorità competenti

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Il Sindaco di Ustica Salvatore Militello

“L’agricoltura sull’isola di Ustica attraversa un momento di gravissima difficoltà a causa dell’aumento della pressione della fauna selvatica nei confronti delle produzioni agricole”. A lanciare l’allarme è il sindaco di Ustica Salvatore Militello che ha inviato una lettera agli assessori regionali Eddy Bandiera (Agricoltura, sviluppo rurale e pesca mediterranea) Toto Cordaro (Territorio e Ambiente) e ad altri organi competenti.

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Il territorio dell’isola di Ustica si estende su una superficie di ha 809, cui 25% circa rientra all’interno della riserva naturale orientata e ricade nella zona altimetrica di pianura con un altimetria massima di 248 m sul livello del mare.

“L’isola di Ustica – sottolinea Militello – ha una lunga tradizione agricola ancora fortemente presente in termini di superfici coltivate e di valore economico delle produzioni. Negli ultimi decenni l’agricoltura usticese è indirizzata in particolare alla conservazione della biodiversità e del paesaggio rurale dell’isola, promuovendo con progetti di valorizzazione i suoi prodotti”.

“Rientrano infatti tra le colture principalmente praticate – eccellenze agricole – i presidi slow food delle lenticchia e della fava di Ustica, nonché ortaggi di varietà tradizionali molto apprezzate dal mercato turistico locale e produzioni enologiche di pregio inserite nel contesto della viticoltura eroica, ormai riconosciuta a livello legislativo, come pratica sostenibile da incentivare”.

Si stima una superficie coltivata di circa 40 ha con un numero di circa 10 aziende agricole. A queste si aggiungono numerosissimi orti familiari sia dei residenti che dei proprietari di seconde case di villeggiatura, data la radicata tradizione agricola dell’isola.

“Le attività agricole e la fauna selvatica indigena – aggiunge Militello – coesistono in un sistema equilibrato che normalmente non determina danni né per gli animali né per i raccolti. Fanno eccezione le popolazioni di coniglio selvatico che ciclicamente aumentano la loro pressione determinando perdite notevoli delle produzioni agricole e danni consistenti alle colture arboree quali i vigneti”. “Tale specie non è autoctona dell’isola ma è stata importata alcuni decenni fa per scopi venatori e si è espansa in maniera incontrollata dato l’alto tasso di riproduttività, l’abbandono dei coltivi, l’assenza di predatori e la riduzione dell’attività venatoria, sia in termini di ampiezza della stagione venatoria che di numero di cacciatori”.

“La lotta contro il coniglio selvatico negli anni è stata portata avanti tramite l’installazione di reti di recinzione lungo i perimetri dei campi coltivati al fine di impedirne l’accesso all’animale. Tali interventi di notevole impatto economico sono stati eseguiti da parte degli agricoltori quasi sempre a proprie spese, con un’incidenza elevata sui costi di produzione. I costi non riguardano solo l’acquisto della rete, ma anche la posa e soprattutto la sua manutenzione. In particolare per le aziende in regime biologico è necessario rimuovere manualmente le erbe infestanti che invadono le recinzioni”.

”Purtroppo negli ultimi anni – evidenzia il sindaco di Ustica – oltre alla presenza del coniglio selvatico si è aggiunto un insediamento di colombacci (Columba palumbus) che quest’anno hanno aumentato la presenza in maniera abnorme”.

“Tale specie ormai nidifica nell’isola di Ustica, in particolar modo sugli alberi di alto fusto, e si caratterizza per un’estrema voracità rispetto alle specie affini. Essa si nutre sia di semi, sia di frutti che di germogli, danneggiando in maniera continuativa tutte le colture che si alternano durante l’anno: dalle lenticchie distribuite sottoterra durante la semina invernale ai grappoli di uva in piena estate, senza tralasciare ortaggi estivi e invernali”.

“Mentre la difesa dal coniglio selvatico è praticabile, anche se con grandi impegno economico e di manodopera, per difendersi dall’attacco dei colombacci l’unica soluzione è la riduzione della popolazione, non essendo disponibili altre possibilità da applicare su superfici estese”.

Gli agricoltori stanno provvedendo a richiedere un indennizzo agli enti competenti come previsto dalle normative, ma è facilmente intuibile che i danni provocati dai colombacci sono continuativi e che non si tratta di attacchi puntuali. Il problema non si può circoscrivere a un risarcimento sui danni alle produzioni, ma deve essere affrontato in maniera complessiva con interventi che riducano significativamente il numero di esemplari.

“Come già detto – continua Militello – sull’isola di Ustica è presente un’area di RNO, in prossimità della quale la presenza di colombacci è ancora più rilevante dato l’isolamento e la presenza di vegetazione spontanea che favorisce la nidificazione e luogo di ricovero durante la stagione venatoria. Si segnala a riguardo quanto previsto all’art.8 del Regolamento della Riserva contenuto nel Decreto istitutivo 820/44 dell’Assessorato Territorio e ambiente: “è consentito effettuare interventi di gestione faunistica previo parere dell’Assessorato regionale del territorio e dell’ambiente sentito il Consiglio regionale per la protezione del patrimonio naturale. “ e inoltre “ l’ente gestore potrà predisporre piani di cattura e/o abbattimento nel caso di abnorme sviluppo di singole specie selvatiche o di specie domestiche inselvatichite, tale da compromettere gli equilibri ecologici o tale da costituire un pericolo per l’uomo o un danno rilevante per le attività agro-silvo-pastorali”.

“Pertanto – conclude il sindaco di Ustica – si chiede alle Autorità competenti di verificare sul luogo il reale livello del problema e di impegnarsi tempestivamente a concertare soluzioni risolutive, al fine di salvaguardare la agricoltura dell’isola di Ustica che rappresenta un importante comparto economico della fragile economia isolana e un baluardo di tutela del paesaggio rurale e della ricchissima biodiversità agraria presente”.

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