“Hammamet”, film sul tramonto della vita di un uomo carismatico e potente che ha segnato la fine del secolo scorso
Hammamet è un bel film e del resto Gianni Amelio è un bravo regista e sceneggiatore che fin dai tempi di Colpire al cuore e Porte Aperte, ha mostrato di saper bene miscelare il suo impegno civile con l’attenzione per l’umanità e l’introspezione psicologica dei personaggi dei suoi film.
Questa è certamente una pellicola frutto della sua raggiunta maturità artistica, che inevitabilmente lo induce a ponderare bene la scelta intrapresa e non prendere alcuna aperta posizione, nei confronti di un uomo che è stato negli anni ’80 protagonista assoluto della scena politica italiana. Non a caso non si fa mai menzione del nome di Craxi e dei suoi familiari ma si fa riferimento al “presidente” mentre lo scenario politico dallo stesso vissuto appare nei ricordi solo a tratti e sempre con un antagonista inventato dal regista, il figlio psicolabile di un suo compagno di partito particolarmente moralista morto suicida, per fare dire al protagonista quello che pensa, durante la sua permanenza ad Hammamet.
Giustamente è stato sottolineato che Amelio spoglia Craxi della sua veste politica per tratteggiarne l’aspetto umano e mettere in luce prevalentemente la sua fragilità, così stridente rispetto alla sua vincente, innovativa e trascinante azione politica del periodo d’oro della sua militanza, nel film, volutamente, appena accennata. Non vi è alcun giudizio sulle indagini e sulle sentenze di condanna anche se ovviamente se ne parla, ma sempre con una sorta di interrogativo, che lascia aperta allo spettatore qualsiasi interpretazione sul comportamento del presidente e la natura del suo trasferimento in Tunisia. In sostanza non siamo in presenza di un film storico in senso stretto bensì di un film sul tramonto della vita di un uomo carismatico e potente, per carattere, per cultura e per personalità e che ha certamente segnato la fine del secolo scorso. Del resto Amelio utilizza proprio questa ultima locuzione e non casualmente ma per sottolineare l’incisività di questo personaggio, divenuto il simbolo del crocevia fra un’epoca e un’altra.
Non vi è pretesa di raccontare alcuna verità e questo è l’aspetto fondamentale di questo film il cui punto di forza è indubbiamente la strepitosa interpretazione da Oscar di Pierfrancesco Favino, così forte da oscurare letteralmente gli altri attori. Qualche critico ha detto che questa eccezionale interpretazione di Favino finisce per sminuire il film perché lo rende disomogeneo rispetto al resto, ma davvero si vuole essere originali a tutti i costi. Come dire che Laurence Olivier o Ingrid Bergman rovinavano i film dove recitano per troppa bravura.
Una bella prova, tra l’altro, danno i bravissimi Renato Carpentieri, Claudia Gerini e il compianto Omero Antoniutti in brevi apparizioni ma efficaci a delineare il rapporto che il presidente ebbe nei confronti del cibo, delle donne e della famiglia di origine.
La musica di Nicola Piovani abbellisce il film specie con l’uso del ritornello dell’Internazionale socialista fra le note mentre la fotografia è stupenda. Vi sono scene molto belle come quella iniziale della corsa dei bambini che fa da contraltare alla vita, forzatamente sedentaria anche a causa della sopraggiunta malattia, di Craxi ad Hammameth e come quella del sogno finale ove il protagonista si immagina scalzo e felice fra le guglie del Duomo della sua amata Milano che non rivedrà mai più.
La scena finale è a mio parere un po’ forzata e si poteva evitare anche se comprendo che Amelio abbia voluto introdurla per dare a tutti l’assoluta incertezza sul giudizio attuale di Craxi. Sarebbe stato molto più poetico concludere il film con la fine del sogno che ripercorre tutta la sua vita, dalle intemperanze infantili in collegio, alla sua gloria e infine al suo declino rappresentato dallo sbeffeggiamento di attori chiaramente riferibili a quelli del Bagaglino interpretati dai comici Olcese e Margiotta. Ciò non toglie che siamo in presenza di un film da vedere senz’altro perché fa riflettere sul vero significato della vita e della Storia, sulla caducità delle cose terrene e sulla natura della verità.
Mi ritrovo totalmente nel giudizio di Delia, effettivamente ľunica nota stonata è la scena del duomo. Lacaduta dopo il potere è assoluto è la tempesta definitiva sulla vita di ognuno di noi.
Non ho ancora visto il film, ma era tra i miei programmi e la recensione di Delia lo ha posto in cima agli stessi. Ho compreso cosa vedrò e ricordo benissimo quegli anni, non nego, con molta nostalgia. Erano anni di politica fatta dai politici, erano anni in cui la gente, a torto o a ragione, partecipava alla vita politica, reputando di poter fare la differenza. Oggi assistiamo alla totale indifferenza del popolo alla politica e alla politica fatta per i politici che poi politici non sono. Craxi, Andreotti, Berlinguer, Moro, sono stati i componenti della nostra storia. Dal medioevo attuale ne possiamo solo uscire se ricordiamo la storia.