Corte dei Conti: Bene gli interventi a tutela del mare, no a riduzione di risorse

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Bene gli interventi a tutela del mare ma la riduzione delle risorse non è coerente. E’ l’indicazione che emerge nella relazione della Sezione centrale del controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti. In particolare, i magistrati contabili auspicano “maggiore impulso nel processo di realizzazione di un sistema di contabilizzazione dei costi del degrado ambientale nei bilanci pubblici, miglioramento del sistema di informazione ambientale, una più attiva partecipazione dei rappresentanti degli enti territoriali al comitato tecnico istituito per la Strategia marina, massimizzazione del coordinamento nell’impiego delle risorse e dei mezzi delle attività di monitoraggio continuo dell’ambiente marino”.

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La relazione sullo “stato di attuazione degli interventi per la protezione dell’ambiente marino volti a conseguire un buono stato ambientale entro il 2020”, rileva che “per tale scopo dal 2011 ad oggi risultano spesi 72,1 dei 76 milioni destinati dal bilancio dello Stato alle specifiche attività coordinate dal Ministero dell’ambiente, in collaborazione con l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, Unioncamere, le Regioni, le Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente e gli enti gestori delle aree marine protette.

“Ai positivi risultati raggiunti dovrebbe seguire, nel secondo ciclo di sei anni della Strategia marina, un costante monitoraggio sull’effettiva applicazione e sull’efficacia delle misure” affermano i magistrati contabili secondo i quali “la progressiva diminuzione degli stanziamenti ordinari destinati al funzionamento delle aree marine protette (passati nell’ultimo decennio da 12 milioni a 4 circa annui) non appare, tuttavia, coerente con gli ampliamenti in corso del loro numero ed estensione, punto di forza della tutela del mare”.

“Gli sforzi futuri – evidenzia la Corte dei Conti – vanno, ora, concentrati alla rimozione dei fattori ostativi, tuttora presenti, al raggiungimento dei risultati ambientali: l’inquinamento tellurico, dovuto a inquinanti e rifiuti provenienti dalle acque interne; la pesca illecita; i rifiuti marini, contro i quali di recente si è rafforzata la lotta con la cosiddetta legge ‘salva mare'”.

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