Palermo, al via le Giornate dell’Economia del Mezzogiorno
Mentre l’economia siciliana è appesa a un filo con luci ed ombre costanti che sembrano farla muovere a passo di gambero, la situazione nel Mezzogiorno d’Italia non è da meno. Il declino demografico della Sicilia abbraccia un po’ tutto il Sud del Paese, con i giovani che cercano la propria strada e migliori fortune altrove, con la inevitabile conseguenza di un progressivo impoverimento di capitale umano. Una cosa è certa il Sud non può essere considerato, come in tanti anni è stato rappresentato, né sprecone né predatore di risorse che non sono sue. Di Sud Italia e di politica economica legata al suo sviluppo si occupano, da domani a sabato 30, Le Giornate dell’Economia del Mezzogiorno, giunte alle XII edizione, dal titolo “1860-2030 Un Paese o Due”. L’appuntamento è stato presentato, in mattinata, a Palazzo delle Aquile, alla presenza degli organizzatori e dei partner: l’assessore al Bilancio del comune Roberto D’Agostino, in rappresentanza del sindaco Leoluca Orlando, Pietro Busetta, presidente comitato scientifico e Isesst, Alessandro La Monica, presidente Diste Consulting, Michele Cimino, presidente Amat spa, Salvatore La Rosa dell’Università degli Studi di Palermo, Massimiliano Miconi, presidente Ance Palermo; Francesco Randazzo, presidente Gesap spa, Giuseppina Talamo, consigliere d’amministrazione Irfis FinSicilia, Vito Lo Monaco del Centro Pio La Torre e Mirella Falzone Tricoli della Fondazione Giuseppe e Marzio Tricoli.
Nel corso della settimana saranno affrontati i temi considerati più “caldi” come la mobilità nelle aree metropolitane e mobilità regionale, le straordinarie opportunità offerte dai nuovi trend strutturali del Mezzogiorno, il ruolo del sistema finanziario, le energie rinnovabili, le nuove città, la nuova agricoltura, il sostegno alla ricerca e alla innovazione, porti e aeroporti. Ed ancora durante le varie giornate si parlerà anche di reputazione nella scuola e nell’università, di istituti, studiosi e centri di ricerca per il futuro del Mezzogiorno, banche, sviluppo e territorio. Insomma di ruolo, sviluppo e futuro del Mezzogiorno d’Italia.
“Molti luoghi comuni sono stati superati come il Sud sprecone, il Sud che sottrae risorse dal Nord, il Sud che merita quello che ha. La vulgata era sempre la stessa e imperversava su tutti i quotidiani nazionali, su tutti i media, veniva riproposta dai maggiori uffici studi, dai più seguiti politologi ed opinionisti, dagli imprenditori e dai sindacati. Da qualche tempo finalmente si sono portate avanti alcune operazioni verità che hanno ribaltato le caratteristiche del dibattito”, spiega il professore Pietro Busetta. “Da quando vi è stata l’accelerazione di Fontana, Zaia ed anche di Bonaccini e la levata di scudi di una serie di istituti meridionalisti come per esempio l’istituto Svimez e giornali che hanno rivelato e quantificato lo scippo del Nord verso il Sud – aggiunge Busetta – la problematica dei due Paesi è diventata centrale nel dibattito nazionale e ci si è chiesto come mai invece di parlare dei livelli essenziali di prestazione si sono date le risorse in base alla spesa storica, per cui chi aveva speso di più ha continuato a ricevere di più, portando avanti quello scippo che si dimensiona in circa 60 miliardi annui: con questa cifra si possono costruire 2.400 chilometri di autostrada, 1.200 chilometri di alta velocità ferroviaria, 600 chilometri di metropolitana. E tutto questo con il solo importo di un anno. E tutti sappiamo quanto il Sud abbia bisogno di infrastrutture e quanto poco possa consentirsi di regalare denaro al ricco Nord. Nella logica anticiclica – spiega Busetta – far partire la costruzione del Ponte sullo Stretto, progetto immediatamente canteriabile, sarebbe un piccolo modo per riparare ai tanti scippi che dall’Unita d’Italia il Sud subisce e per avere una idea de paese nello scenario internazionale”.
“La crisi economica e sociale del Mezzogiorno si conferma ogni giorno sempre di più in tutta la sua brutalità. Una crisi che, come più volte è stato sottolineato, da chi ha voluto affrontare il tema in modo intellettualmente onesto sulla base di dati certi ed inequivocabili, ha le sue radici storiche in un progetto di sviluppo dell’Italia unitaria che ha visto nel Sud del Paese una fonte di risorse umane, materiali e naturali che si sono spostate verso il Nord”, dice il sindaco Leoluca Orlando. “La recente cronaca con le vicende dell’Ilva di Taranto conferma il circolo vizioso nel quale il Meridione è stato avvolto- aggiunge – creando una dipendenza del mondo del lavoro e quindi dell’intero tessuto sociale, da infrastrutture che, come a Gela o a Priolo, trasferiscono in altre regioni se non all’estero i propri benefici materiali ed economici lasciando ai nostri territori la devastazione del territorio, inquinamento e dipendenza economica. A questa situazione – prosegue Orlando – si può e si deve rispondere con la prospettiva di un nuovo modello di sviluppo centrato sulla comunità e sulla tutela e valorizzazione dei territori, con un adeguato investimento sulle infrastrutture. È ciò che abbiamo provato e stiamo provando a fare a Palermo partendo dal patrimonio culturale e artistico e dalla valorizzazione delle eccellenze della nostra comunità. Siamo ancora in tempo per farlo in Sicilia e in tutto il Meridione? Certamente è tempo di affrontare il tema con metodo scevro da sterile contrapposizione ideologica, con serietà e la competenza. È ciò che ancora una volta si vuole fare con Le Giornate dell’economia del Mezzogiorno, che si confermano momento di discussione, confronto e ricerca di altissimo livello”, conclude il sindaco di Palermo.
“La mobilità è economia oggi più di ieri – sostiene Michele Cimino, presidente di Amat – per questo le città devono prioritariamente abbattere tutti gli steccati che ostacolano il percorso di una mobilità sostenibile, aggregante e moderna”. “Le Giornate dell’economia rappresentano per noi un interessante momento di confronto su temi che riguardano tutto il tessuto produttivo della città – afferma il presidente di Ance Palermo Massimiliano Miconi -. Anche quest’anno ci fa piacere stare al fianco degli organizzatori e dare il nostro contributo mettendo a disposizione la Sala conferenze di Palazzo Forcella De Seta per ospitare incontri e dibattiti nell’ottica della collaborazione tra sane realtà operative cittadine”. La XII edizione de “Le Giornate dell’Economia del Mezzogiorno” si concluderà sabato 30 novembre con il consueto osservatorio congiunturale “Forecasting the future: il Coccodrillo si è affogato” sulla situazione nazionale e internazionale al quale parteciperanno oltre ai promotori e agli organizzatori anche Andrea Boltho del Magdalen College, Università di Oxford, l’economista Luca Paolazzi, partner Ref Ricerche, il direttore de Il Quotidiano del Sud Roberto Napoletano, che discuterà di laboratorio Mezzogiorno con il sindaco Leoluca Orlando, con Antonio Barone dell’Università degli Studi di Catania, con il presidente dell’Isesst Pietro Busetta, con Maurizio Caserta dell’Università degli Studi di Catania, con Adriano Giannola, presidente Svimez, con Salvatore Matarrese, presidente OBI e con Fabio Mazzola, prorettore vicario dell’Università degli Studi di Palermo. “Le nostre giornate, giunte al dodicesimo anno – conclude Busetta – hanno il senso di fare il punto da Sud. Abbiamo l’orgoglio di aver rappresentato in oltre tre decenni una punta avanzata del dibattito necessario, con proposte come le Zes, da noi chiamate ed invocate come Tir, Territori ad incremento rapido, nel corso degli abbiamo lanciato tante provocazioni e idee ,come quella della fiscalità ridotta per i pensionati stranieri, che sono diventate proposte di legge anche se ancora trovano difficoltà di attuazione. L’ottimismo ora deve prevalere perché quello che era solo sensibilità di alcuni precursori, tra i quali orgogliosamente ci pensiamo di essere, adesso è diventato pensiero condiviso di molti. Da qui al passaggio operativo di azioni conseguenti – conclude il professore Busetta – siamo convinti che il passo sarà breve”.