Ceta, Coldiretti Sicilia: “L’accordo danneggia anche i nostri prodotti”
C’è anche un salame “Mastro” dove spicca la parola “Siciliano” tra i prodotti scovati in Canada dalla Coldiretti che dimostra come il “sicilian sounding” attiri anche i consumatori d’oltreoceano. Ma a preoccupare è anche il crollo delle esportazioni di formaggi tra cui anche il ragusano che registra, insieme ad altri prodotti nazionali, un meno 44 per cento.
E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat divulgata a due anni dell’entrata in vigore in via provvisoria dal 21 settembre 2017 dell’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada (CETA), nonostante sia stato ratificato da appena 15 Paesi Europei su 28.
Oggi – sottolinea Coldiretti – sono falsi otto pezzi di parmigiano su dieci senza considerare peraltro i tarocchi che arrivano da altri Paesi sul mercato canadese con l’accordo CETA che ha legittimato per la prima volta nella storia dell’Unione Europea le imitazioni del Made in Italy a partire dal Parmigiano Reggiano, che può essere liberamente prodotto e commercializzato dal Canada con la traduzione di Parmesan.
Ad essere colpito è l’intero settore caseario nazionale che nel semestre fa registrare complessivamente un crollo in quantità esportate in Canada del -32% con punte negative del -33% per il provolone, del – 48% per il gorgonzola, del -46% per il pecorino romano ed il fiore sardo e del -44% per Asiago, Caciocavallo, Montasio e Ragusano, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat relativi al primo semestre del 2019. Una situazione in netta controtendenza rispetto a quello che avviene sui mercati mondiali dove il settore caseario nazionale fa registrare una crescita del 7% e raggiunge il massimo di sempre nel semestre considerato.
Tra i prodotti che subiscono un vero e proprio crollo c’è anche un altro campione del Made in Italy come l’olio di oliva che nel primo semestre del 2019 fa registrare un brusco calo delle esportazioni in Canada pari al 20% nelle quantità e al 27% in valore, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Parallelamente – afferma Francesco Ferreri, presidente Coldiretti Sicilia – a livello nazionale aumentano di quasi 9 volte le quantità di grano importato dal Canada in Italia nel primo semestre del 2019 rispetto allo stesso periodo del 2018, per un totale di 387 milioni di chili. Una parte di questo grano è arrivato di recente anche in Sicilia ed è finito in vari pastifici dell’Isola, mentre il nostro prodotto di qualità si vende a pochi centesimi. Il balzo delle importazioni – aggiunge – è favorito dalla concorrenza sleale di prodotti che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale vigenti nel nostro Paese con il grano duro canadese che viene trattato con l’erbicida glifosato in preraccolta, secondo modalità vietate sul territorio nazionale dove la maturazione avviene grazie al sole.
A preoccupare – sottolinea Coldiretti – sono anche le conseguenze sulle importazioni di carne canadese visto che nel Paese nord americano per l’alimentazione degli animali è consentito l’uso di derivati di sangue, peli e grassi trattati ad alte temperature, senza indicazione in etichetta, un sistema che in Europa è vietato da oltre venti anni a seguito dello scandalo della mucca pazza. Proprio quell’emergenza – afferma la Coldiretti – è costata all’Italia e all’Europa un pesante bilancio in termini di perdite di vite umane, costi sociali ed economici, con il panico che si era diffuso fra i consumatori mentre carcasse di mucche e vitelli bruciavano in enormi roghi per arginare l’epidemia. Adesso dopo che abbiamo superato quella situazione, messo in sicurezza le famiglie e il sistema produttivo con una rete di controlli e garanzie fondamentali per la tranquillità di tutti, non possiamo certamente tornare indietro su temi così delicati che riguardano la salute dei consumatori” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.
Senza reciprocità delle regole subiamo una concorrenza sleale che danneggia le nostre aziende – conclude Coldiretti Sicilia – La presenza sui mercati esteri è vitale per il made in Italy ma va salvaguardata l’efficacia delle barriere non tariffarie. Agevolare l’importazione di prodotti ottenuti secondo modalità vietate in Italia è un controsenso ed un paradosso per questo è indispensabile lavorare per una profonda revisione dell’accordo che tuteli i nostri prodotti dalla concorrenza sleale e soprattutto garantisca ai consumatori la sicurezza alimentare.
CROLLA L’EXPORT DEI FORMAGGI ITALIANI IN CANADA
Parmigiano Reggiano e Grana Padano – 32%
Provolone – 33%
Gorgonzola – 48%
Fiore sardo e Pecorino romano – 46%
Asiago, Caciocavallo, Montasio e Ragusano – 44%
TOTALE FORMAGGI – 32%
Fonte: analisi Coldiretti su dati Istat relativi al primo semestre del 2019