Ambiente, Sunseri (M5S): “Da trent’anni area ex Afem attende bonifica”
“Da trent’anni è chiusa ma l’area di 140 mila metri quadrati dove a Campofelice di Roccella sorgeva l’ex Acciaieria Ferriera Mediterranea (Afem), l’azienda siderurgica che per anni ha depositato nella zona, inquinandola, scorie e amianto, attende ancora interventi di bonifica”. Lo afferma il deputato regionale del M5S, Luigi Sunseri, che ha depositato un’interrogazione parlamentare all’Ars, frutto di un lavoro condiviso con il meet-up di Campofelice di Roccella, nel Palermitano, per chiedere al Governo regionale quali misure intende mettere in campo per bonificare l’area. “Dopo oltre 30 anni dalla chiusura dell’acciaieria, l’unico intervento di bonifica concluso – dice ancora Sunseri – è stato la messa in sicurezza del sito, anche se non è stata ancora realizzata né un’indagine preliminare né un piano di caratterizzazione dell’area. Le attività fin qui svolte hanno riguardato esclusivamente lo smaltimento di rifiuti presenti nell’ex sito industriale, che si trova sulla costa, a pochi passi dal mare, e d’estate è presa d’assalto da turisti e vacanzieri”. “Chiediamo al Governo regionale – conclude – di definire un piano di bonifiche e consentire la riconversione dell’ex acciaieria. E’ scandaloso che dopo 30 anni il processo sia ancora in itinere”.
L’Afem dopo avere dato lavoro per vent’anni a circa 120 famiglie e aver chiuso i battenti intorno al 1986, da oltre un trentennio, continua ad essere oggetto di discussione per lo scheletro della struttura e per l’area circostante da bonificare. Un esempio di “archeologia industriale”, dove al suo interno sono morti, nella notte del 4 aprile 1982, tre operai a cui il Comune di Campofelice di Roccella ha dedicato una piazza.
Facendo un breve “excursus storico” ricordiamo che l’Afem si insedia a Campofelice di Roccella nei primi anni ’60, voluta fortemente dal sindaco Giuseppe Corsello per arginare i flussi migratori molto alti in quel periodo che stavano depauperando le campagne e anche grazie all’impegno del senatore democristiano Vincenzo Carollo (appartenente alla loggia P2) eletto nel collegio madonita.
Il piano industriale fu presentato da un’azienda siderurgica di Brescia, che s’impegnò ad aprire a Campofelice la sua seconda acciaieria siciliana, dopo quella di Catania. Il Comune s’impegnò a cedere i terreni al prezzo effimero di cinquanta lire al metro quadro. E fu così che avvenne la “metamorfosi” di Campofelice da paese agricolo in una città industriale.
A metà degli anni ottanta lo stabilimento viene abbandonato con la promessa, da parte della proprietà, di una bonifica in tempi rapidi, per permettere alla comunità campofelicese di riutilizzare l’area ma la bonifica integrale del sito ancora stenta a decollare impantanata, negli anni scorsi, in una battaglia legale infinita tra il Comune di Campofelice e la proprietà dell’acciaieria.
Dopo un lungo “braccio di ferro” fra le parti in questione, nel mese di ottobre 2013, si è tenuta una conferenza dei servizi alla quale erano presenti i rappresentanti dell’assessorato regionale all’energia, la proprietà, esponenti dell’amministrazione comunale di Campofelice di Roccella e tecnici dell’Arpa Sicilia. A seguito dell’incontro il sindaco Massimo Battaglia ha emesso una ordinanza, la n. 47/2013, con la quale in ossequio della normativa vigente in materia di tutela ambientale, ha imposto alla “Soc. Madonie Investimenti”, proprietaria dell’area, di procedere entro 180 giorni, alla caratterizzazione dei rifiuti presenti in loco, alla redazione del progetto di bonifica e alla messa in opera dello stesso. La proprietà ha ottemperato agli adempimenti previsti dall’ordinanza sindacale ma lo scheletro di questa “Cattedrale nel deserto” continua a troneggiare sui terreni che in tempi lontani ospitavano rigogliose piantagioni di carciofi e che oggi bisogna preservare da possibili speculazioni edilizie.