“Le Rane”, la commedia di Aristofane riproposta con le musiche e il canto originale del gruppo dei “SeiOttavi”

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In questi giorni il teatro Biondo di Palermo ha riproposto lo spettacolo Le Rane, commedia di Aristofane del 405 a.c., già allestita questa estate a Siracusa, nel corso delle consuete rappresentazioni classiche.

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Naturalmente gli spazi ridotti del teatro cittadino rispetto al teatro greco antico hanno imposto delle modifiche rispetto al precedente spettacolo ma devo dire che il risultato finale è stato molto piacevole e il mio giudizio pertanto è positivo. Al punto da non farmi troppo rimpiangere l’indimenticabile allestimento di Roberto Guicciardini con protagonista il grande Tino Buazzelli, che ho avuto la fortuna di vedere a Siracusa quando ero una giovanissima studentessa del ginnasio.

La trama ruota attorno al dio del teatro, Dioniso, deciso a scendere negli Inferi per riportare sulla terra un poeta, fra Eschilo ed Euripide allo scopo di salvare Atene dalla grave crisi in cui è piombata dopo la guerra del Peloponneso. La polis sta per perdere il primato sulle altre città greche e infatti da lì a un anno sarà sconfitta da Sparta.

Nello spettacolo diretto da Giorgio Barberio Corsetti, Dioniso e il suo servo Santia sono interpretati dai bravissimi attori comici palermitani Ficarra e Picone che, tra felici battute e affermazioni serie, conducono gli spettatori verso questa insolita avventura.

Dioniso viene traghettato da Caronte sul fiume Acheronte (Santia è costretto a recarsi a piedi nell’Ade) e durante il percorso incontra le rane, somiglianti più a dei cigni ,che mostrano di non riconoscerlo e lo disturbano con canti irriverenti. Gli studiosi hanno visto nelle rane una metafora che sta a  significare il tradimento del dio poeta verso la vera poesia che in quel periodo storico di crisi generale era anch’essa decaduta. Dopo avere incontrato le anime degli iniziati ai misteri eleusini e dopo varie peripezie, Dionisio e il suo servo riescono a incontrare Eschilo ed Euripide mentre stanno litigando su chi ha diritto al trono di grande poeta tragico. Dioniso si erge a giudice e “pesa” i versi dei due per potere operare la sua scelta che alla fine ricadrà su Eschilo perché ritiene che le sue opere abbiano un valore etico più alto. Eschilo infatti, a differenza di Euripide, che ha messo in scena tutti i mali del mondo, nelle sue tragedie, ha parlato solo del bene fornendo modelli di uomini e di gesta esemplari.

Tra gli attori, tutti ben calati nella parte, un plauso va senz’altro agli allievi dell’Accademia d’Arte del Dramma Antico di Siracusa bravissimi nella recita degli iniziati. Ma l’elemento di forza di questo spettacolo è dato sicuramente dalle musiche e dal canto del gruppo dei SeiOttavi, gruppo di compositori – cantanti, già noto al pubblico, che qui  mescolano vari stili e ritmi diversi, dal jazz alla lirica, dal rock allo swing e, cantando a cappella, rivelano uno stile originale, raffinato e teatralmente efficace. Vestiti di verde e con tanto di cappello eseguono il coro delle rane e poi guidano anche gli indiziati, integrandosi perfettamente nella scena fra attori e ballerini.

Durante la recita si assiste anche alla proiezione di qualche video che per lo più riproduce un primo piano degli stessi attori in scena, favorendo così la massima concentrazione degli spettatori.

Lo spettacolo termina con la riproduzione di un breve filmato del 1967 riguardante un estratto dell’intervista che Pier Pasolini fece al poeta americano Ezra Pound, che considerava molto lontano dalle sue idee (aveva trascorso molti anni in Italia sostenendo il regime fascista e infatti il centro sociale neofascista CasaPound prende il nome da lui) ma che era pur sempre un poeta e pertanto in quanto tale necessario alla società.

Una trovata davvero felice con la quale si vuole sottolineare l’alto valore salvifico della poesia, dell’arte e della cultura in genere, unica in grado di salvaguardare i veri valori dell’uomo e di salvarlo dall’inesorabile declino dovuto alla prevalenza del male sul bene.

 

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