La danza della coreografa californiana Carolyn Carlson che “va dal corpo allo spirito”
In questi giorni, al teatro Massimo di Palermo, abbiamo potuto assistere alla rappresentazione di alcuni momenti di danza creati dalla celebre coreografa californiana Carolyn Carlson.
In verità lei ama definirsi come una nomade, e in effetti è a Parigi, così come a Vienna e in altre città europee, che ha potuto trasmettere la sua arte poetica e incidere profondamente su diversi interpreti e creatori del genere della danza.
Il governo francese l’ha insignita del titolo di Commendatore delle Arti e delle Lettere e ufficiale della Legion d’onore e questo basta per intendere il calibro di questa artista che ha pure ideato un museo e realizzato un lungometraggio danzato per il cinema.
A Palermo il corpo di ballo del teatro Massimo (uno dei quattro rimasti in Italia e di cui dobbiamo essere orgogliosi), con la partecipazione di tre straordinari solisti, ha dato vita a cinque short stories ideate dalla grande coreografa.
Nella prima, Wind Woman, musicata da Nicolas De Zorzi, la danza diventa il mezzo per ascoltare il proprio respiro e il vento che ci circonda e intende essere un invito ad ascoltare il respiro della terra attraverso la percezione del proprio respiro interiore.
Nel secondo quadro, Evidence, alcuni ballerini siedono in fila e assistono, con gli spettatori, alla visione del cortometraggio visionario del regista Godfrey Reggio riguardante la reazione di alcuni bambini davanti la televisione. La musica è del grande compositore Philip Glass e costituisce una colonna sonora davvero calzante nella descrizione dello stato d’animo di questi bambini.
La terza storia danzata è la famosa Mandala ove la bravissima danzatrice, compie movimenti ora quasi statici e ora vertiginosi sullo sfondo dell’immagine (proiettata) di una ruota di luci e di ombre che si allarga a cerchi concentrici. E’ evidente il riferimento ai misteriosi cerchi nei campi di grano che lasciano un segno profondo nell’anima, allo stesso modo della magnifica musica di Michael Gordon (Weather part I) che riproduce l’ondulazione del battito del cuore e direi anche della mente.
Burning, il quarto quadro, è stato creato dalla Carlson per il grande danzatore coreano Won Won Myeong e si è trattato della prima rappresentazione assoluta in Italia. Siamo in presenza di una danza ossessiva accompagnata da una musica, di Meredith Monk, altrettanto potente e coinvolgente che conduce il pubblico alla scoperta delle forze vitali dell’uomo.
Infine, in If to leave is to remember, pure prima rappresentazione italiana, la bellissima musica di Philip Glass (il quartetto n.3 Mishima, qui in versione d’orchestra ) e la danza corale dei ballerini, appagano gli spettatori trasportandoli lontano verso l’alba del nuovo giorno.
L’orchestra è stata diretta dal bravo e giovane compositore Tommaso Ussardi che ha saputo ben sincronizzare i musicisti rispetto ai danzatori.
I solisti tutti eccellenti da Sara Orselli, splendida interprete di Mandala, creato per lei dalla Carlson a Won Won Myemgo già menzionato, a Céline Maufroid molto ispirata nel ruolo di wind woman.
Belli i costumi di Chrystel Zingiro e di Lina Wu Ichiba, efficaci le luci di Freddy Bonneau e di Guillaume Bonneau.
Al termine dello spettacolo tanti applausi, anche da parte dei numerosi turisti presenti, e davvero si è avuta la sensazione d’avere assistito ad uno spettacolo di alto livello internazionale.
Un omaggio a te, per il quadro dipinto da questo spettacolo… complimenti.