Ancra Sicilia: “Basta chiacchiere sui rifiuti”. Servono 200 milioni di euro per la creazione delle micro aree ecologiche
Uno stanziamento da 200 milioni di Euro per realizzare: le micro aree ecologiche a basso impatto ambientale; le aree di smistamento e pretrattamento; la formazione per gli addetti alla raccolta e alla lavorazione dei materiali raccolti; la creazione di una piattaforma che sia in grado di monitorare e registrare l’immissione dei rifiuti RAEE con la creazione di un albo per la corretta catalogazione dei rifiuti stessi; informazione ai cittadini e formazione agli studenti delle scuole tecniche.
Queste le richieste presentate stamani da Maurizio Calaciura, presidente di Ancra Sicilia aderente a Confcommercio, anche a nome delle associazioni di categoria di Confartigianato, Casartigiani e Unicoop Sicilia, e del CO.PE (Consorzio Punto Europa di Teramo che è responsabile dei progetti di riqualificazione delle coste e dei fiumi) nel corso del convegno/tavola rotonda che si è tenuto alla Sala Gialla di Palazzo dei Normanni a Palermo.
“Se ci fosse la volontà politica di portare avanti questo progetto che, peraltro, è già stato approvato, nel pieno rispetto dell’economia circolare che è un obiettivo di Governo – ha detto Calaciura -, si smetterebbe di parlare di caos rifiuti e si passerebbe a una fase concreta di operatività. Le micro aree, di circa 500 mq ciascuna, pensate per la raccolta dei RAEE (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche), laddove si presentasse l’esigenza o su precisa richiesta delle Amministrazioni locali, potrebbero essere estese a 1000 mq ciascuna e accogliere altri rifiuti ingombranti, come tavoli, materassi, pezzi di mobili che oggi vengono abbandonati per strada, offrendo uno spettacolo indecoroso”.
Le strutture, che consentirebbero anche l’avvio di un sistema virtuoso che, tra diretto e indotto, porterebbe alla creazione di circa 2000 nuovi posti di lavoro, sarebbero capaci di avviare l’analisi di efficienza per stabilire se il singolo prodotto può essere riparato e rimesso nel mercato come prodotto usato (in rispetto dell’Art. 1, comma 1 della legge 49/2014), oppure avviato allo smaltimento per totale inefficienza diventando, dopo un processo di lavorazione in stabilimenti preposti, nuova materia prima.
Le piattaforme avranno il compito di rendere i RAEE con componenti pericolosi o tossici, materiale non pericoloso e non inquinante, sottraendo e raccogliendo in appositi contenitori gas clorofluorocarburi, oli esausti, schiume, gomme e tutte quelle sostanze che oggi, a causa dell’abbandono nelle campagne, lungo i corsi d’acqua, per strada, rientrano nel ciclo vitale attraverso la contaminazione dei terreni, falde acquifere e l’aria che respiriamo.
“C’è anche un problema forte di legalità – aggiunge Calaciura -, dato che oggi in Sicilia si stimano 160 mila tonnellate annue di RAEE che, per mancanza di strutture adeguate,
vengono trattate e smaltite da aziende che operano nel mercato nero, con la lotta per il recupero di rame e altri metalli. Questo sistema, invece, consentirebbe la piena tracciabilità dei RAEE”.
Ai presenti, tra cui il Presidente dell’ARS, Gianfranco Miccichè, il responsabile del dipartimento Mezzogiorno di Eurispes, Saverio Romano, e il presidente dell’Albo gestori ambientali di Sicilia, Giuseppe Seminara, è stato chiesto anche un impegno preciso con tempi e programma e l’immediata costituzione di un tavolo tecnico per passare dalle parole ai fatti.
“Un modello di sviluppo eco-sostenibile non può prescindere dalla soluzione del problema – ancora non pienamente risolto nel nostro Paese – della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti – ha dichiarato l’On. Saverio Romano -. Il problema dei rifiuti in Sicilia può e deve essere risolto politicamente. E ciò può essere possibile solo se l’assessore regionale all’Energia, il veneto Pierobon apre un conflitto con il governo nazionale per affrontare la questione anche e soprattutto perché oggi la Sicilia paga una tassa per la produzione di energia al Nord. La disomogeneità dei vari sistemi adottati nelle varie parti del Paese è un fatto, così come un fatto è il primato del Mezzogiorno per quanto riguarda disservizi e carenze legate al servizio. Mentre al Nord il 69% dei rifiuti, differenziati, viene bruciata e produce energia, al Sud va in discarica e non produce nulla. In Sicilia l’assessorato Energia si chiama così ma si occupa di rifiuti, solo che nella nostra regione il rifiuto resta tale. Eurispes ha avviato progetti di ricerca e di studio ponendoli al servizio delle amministrazioni e di società pubbliche e private, ben consapevole che lo sviluppo sostenibile è quello che soddisfa i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la capacità di quelle future di rispondere ai propri. La sostenibilità, infatti, è un obiettivo raggiungibile attraverso l’equilibrio di tre dimensioni: la qualità ambientale, lo sviluppo economico, l’equità sociale che fonda il suo principio sul rispetto dei diritti umani e l’accesso alle opportunità di sviluppo)”.