Da sempre viene denigrata la generazione giovanile da quella adulta. Gli adulti dicono di essere sempre migliori dei giovani… Basta con questa paradossale verità!
Purtroppo è incontestabile che la maggior parte delle nuove generazioni di adolescenti appaiono privi di ogni valore etico – morale – sociale. E invece il mondo degli adulti? Quale l’esempio degli adulti?
I media paventano sempre uomini di potere che fanno ciò che è nel proprio interesse e quasi mai per l’interesse della comunità di cui sono alla guida.
Esempi alla mano:
- Trump ritira gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi nonostante siano il primo produttore mondiale di anidride carbonica;
- Kim Jong-un e la sua voglia di Bomba all’idrogeno;
- Il proprietario di una palestra di Ostia (appartenente al clan degli Spada recentemente incriminati come associazione di stampo mafioso) picchia il giornalista per domande a cui non voleva rispondere;
- Un docente picchiato dai genitori dell’alunno da questi rimproverato;
- Maestre che maltrattano gli alunni;
- Operatori sanitari che seviziano anziani;
- Femminicidio, omicidi, degrado.
Le famiglie invece che essere luogo sicuro e impenetrabile dal male, diventano scenario di crudeltà inenarrabili.
Oggi adolescenti, poco più che bambini e bambine pur di sentirsi parte di qualcosa si aggregano alla meglio, o alla meno peggio e credono di essere un gruppo, una squadra, una famiglia… e invece si comportano da “BRANCO”.
Si perché purtroppo di branco si tratta, che non ha nulla a che fare con “IL GRUPPO”. Generalmente gli elementi di un branco si uniscono per colpire, ferire, derubare, picchiare. Gli elementi del gruppo, invece, si uniscono per confrontarsi, per contrastarsi e contrattare punti di vista di un argomento, per raggiugere un obiettivo che il gruppo si è prefissato, o un problema da risolvere che non riguarda più solo un elemento del gruppo, ma il gruppo intero.
Il branco ha un capo condiviso per paura, solitamente il più cattivo, o imparentato con cattivi di spicco del mondo degli adulti “cattivi che contano”, che ha guadagnato il “rispetto” degli altri in proporzione al male che ha infierito sulle sue vittime casuali o designate.
Il gruppo condivide una leadership o un leader riconosciuto tale da tutti per capacità organizzative, di mediazione tra i membri del gruppo, idee innovative e coinvolgenti. Il leader vive il proprio successo come successo del gruppo, condividendone gioie e dolori. Oggi i gruppi spontanei di giovani non esistono più.
Ricordate le “COMITIVE” di ragazzi e ragazze che sedevano su un muretto per passarci ore, giorni, settimane, anni in cui si cresceva insieme, si ci innamorava, si sperimentavano gioie e dolori, sempre insieme.
Anche i ragazzi delle comitive avevano i loro problemi in ambito, familiare, scolastico, psicofisico, ma sapevano che qualcuno della comitiva li avrebbe ascoltati, accompagnati, consolati… Oggi le famiglie sono cambiate si sono evolute. Genitori single che lavorano tutto il giorno e solo alla sera riescono a vedere la propria prole.
Quando sei più fortunato hai un fratello o una sorella, ma oggi il ceto medio ne mette al mondo uno e uno solo perché si ci realizza tardi lavorativamente, perché non si può contare su alcun supporto aggiuntivo gratuito ecc. Poi ci sono le famiglie allargate in cui i figli conoscono i figli del nuovo compagno di mamma o papà che, a volte costretti a volte no, coesistono. Non è la condizione familiare a fare un buon genitore, certo può aiutare o creare difficoltà in questa missione educativa. Rimane comunque una mission molto difficile.
Un padre e una madre devono accudire i propri figli prima e supportarli dopo, lungo l’arduo cammino della crescita che accade ad entrambe le parti in gioco, figli e genitori, ma deve avvenire in nome di quell’amore gratuito, custodito e responsabile che solo i genitori possono e devono garantire al proprio figlio. Troppi adolescenti vengono lasciati alla mercé di se stessi, impreparati ad affrontare e comprendere ciò che li circonda, in preda ad insicurezza, rabbia, frustrazione tipiche dell’età in corso, che per necessità (insite nella natura umana) andranno a cercare “riconoscimento – appartenenza – calore” che non hanno trovato tra le mura domestiche. Cosa o chi possono trovare?
Il branco raccoglie adolescenti difficili, che non hanno compreso ciò che giusto da ciò che non lo è. Quale allora il rimedio al fenomeno del BRANCO, che esalta l’individualità celandola nell’aggregazione fittizia di un prevaricatore su gregari facilmente plasmabili?
1 RESPONSABILITA’: Gli adulti devono riconoscersi responsabili per le nuove generazioni in termini di strutture mentali, familiari, sociali, urbanistiche e istituzionali.
2 COLLABORAZIONE: I componenti di una famiglia, tradizionale, allargata, devono collaborare tra loro nella gestione di ruoli, nella condivisione di impegni che una famiglia richiede.
Le famiglie e la scuola devono seguire un filo rosso comune, chiedere aiuto l’un l’altra nella ricerca e risoluzione degli eventuali problemi che possono accadere, fare fronte comune, fare GRUPPO.
3 GIUSTO E SBAGLIATO: dobbiamo insegnare (ripristinare) ai nostri figli, ai nostri alunni la differenza tra giusto e sbagliato. Separare in modo chiaro quello che si “può fare” da quello che “non si può fare” già in tenera età.
Questo si fà e quello non si fà non finisce mai, solo che all’inizio è esplicito, poi man mano che i figli crescono è indotto. Quando questi concetti vengono sperimentati per almeno i primi 15 anni di vita, ormai è fatta.
Noi genitori non siamo i protettori dei nostri figli e i nostri figli non sono un nostro prolungamento. Di sicuro però sono il frutto del nostro operato e degli insegnamenti del mondo degli adulti più in generale.
4 DESIDERARE: insegniamo alle nuove generazione di nuovo a desiderare e non mi riferisco all’oggetto che mi manca, ma alla voglia di cambiare le cose!
Il desiderio è stato l’elemento propulsivo del miglioramento della condizione umana, ispirazione di poeti, filosofi, stratega, inventori, scienziati e grandi imperatori.
Oggi sono veramente pochissimi i giovani che desiderano di cambiare le cose, di lottare per i propri diritti, i propri sogni, appaiono rassegnati, sconfitti in partenza e cercano di trovare quello che si aspettavano dal proprio paese in un altro.
E quelli che desiderano qualcosa, se la prendono con la forza e non con l’impegno, il sacrificio, con un progetto a lungo termine che dia senso alla loro vita.
La parola italiana senso deriva da quella latina sensus. In latino era ancora vivo il legame tra sensus e sentire: il sensus era l’effetto del sentire.
Si chiama senso ogni facoltà che permette agli esseri viventi di avere percezione del mondo, di provare piacere o dolore reagendo a stimoli esterni, di conoscere la realtà.
Ridiamo senso alle nostre vite, ognuno nel proprio ruolo, credendo nel nostro lavoro, impegnandoci nei rapporti familiari, sociali, istituzionali e la ridaremo ai nostri figli e forse anche ai figli di quelli che non avranno saputo dare senso alla propria vita.
Meraviglioso, concordo pienamente
Concordo perfettamente brava
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