Elezioni regionali, astensionismo e voto disgiunto le due “variabili” del voto in Sicilia
Domenica 5 novembre, dalle 8 alle 22, sono chiamati alle urne 4,6 milioni di siciliani per l’elezione del 31 esimo presidente della Regione (la quarta volta da quando l’elezione è diretta) e per il rinnovo dell’Assemblea regionale siciliana. Si tratta della prima elezione con l’applicazione della legge costituzionale n. 3 del 2013 che ha fatto scendere a 70 il numero dei deputati regionali (prima erano 90), che resteranno in carica per 5 anni. La campagna elettorale si è conclusa e secondo tutti i sondaggi non sarà una maggioranza numerica, indipendentemente dal vincitore, a guidare il Governo della Regione Siciliana per i prossimi cinque anni. Da un lato l’affluenza alle urne che si preannuncia bassa, dall’altro nessuno schieramento sembra avere, potenzialmente, la maggioranza dei voti.
Gli schieramenti che si contendono la guida di palazzo dei Normanni sono cinque. Nello Musumeci, 62 anni, ex Msi e poi An, guida una coalizione di centrodestra che comprende i partiti Forza Italia, Fratelli d’Italia, Udc e Noi con Salvini. Fabrizio Micari, 54 anni, rettore dell’università di Palermo dal 2015, è il candidato del Partito democratico, sostenuto da Sicilia Futura e Alternativa popolare, supportato anche dal presidente della regione uscente, Rosario Crocetta. Giancarlo Cancelleri, 42 anni, geometra, è il candidato del Movimento 5 stelle. Cladudio Fava, scrittore e giornalista, 60 anni, sostenuto da una coalizione di sinistra, composta da Mdp, Sinistra italiana, Rifondazione comunista e Verdi. Roberto La Rosa, avvocato, 61 anni, supportato dal Movimento indipendentista Siciliani Liberi.
Il candidato presidente e candidato parlamentare regionale vengono indicati all’interno della stessa scheda sulla quale l’elettore può esprimere due voti: uno per la lista regionale e uno per la lista provinciale. E’ previsto il “voto disgiunto”, con l’elettore che può votare una lista regionale e una lista provinciale non collegate fra loro. Nel caso in cui si ometta di votare per una lista regionale, il voto espresso per una lista provinciale va a favore della lista regionale che risulta collegata con la lista provinciale votata. Per quanto concerne l’Assemblea regionale, la ripartizione dei seggi avviene con sistema proporzionale con correttivo maggioritario dei 70 seggi. Sessantadue sono attribuiti in ragione proporzionale sulla base di liste di candidati concorrenti nei collegi elettorali provinciali. Uno va al presidente di regione eletto; uno al capolista della lista regionale che ottiene una cifra di voti validi immediatamente inferiore a quella conseguita dalla lista regionale risultata più votata. I restanti, fino ad un massimo di 6, vanno ai candidati del “listino” regionale del Presidente eletto. Per quanto riguarda l’assegnazione dei seggi, rimango fuori le liste che abbiano raccolto meno del 5% dei consensi.
In questo contesto si evince che le variabili possono indurre a previsioni errate. Infatti, se vincessero i pentastellati, con una percentuale superiore al 33% si stima che potrebbero eleggere fra i 35 e i 30 deputati azzerando tutti i calcoli e le previsioni della vigilia fatti dai sondaggisti. Parimenti, se vincesse Musumeci o Micari nelle dinamiche dei candidati eletti nel listino, il premio di maggioranza permetterebbe di ripescare qualche candidato nelle liste provinciali rimasto fuori dall’Ars ma tutti i pronostici sono condizionati dal dato degli astensionisti stimato oltre il 50% e dalla possibile espressione del voto disgiunto.
I circa circa 900 i candidati per uno dei 68 posti nell’Assemblea regionale e i cinque candidati alla presidenza della Regione dovranno attendere il responso dello scrutinio elettorale che si svolgerà lunedì a partire dalle 8. Per tutti gli osservatori delle dinamiche politiche, il voto sicilianorappresenta un passaggio di vitale importanza in vista delle elezioni politiche previste per marzo 2018.