Mirabilia Maris, tesori dai mari di Sicilia

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I mari siciliani, malgrado i ben noti problemi d’inquinamento e desertificazione dei fondali, che in talune zone hanno avuto effetti devastanti sull’equilibrio ecosistemico, godono di buona salute pur subendo il decadimento registrato al livello planetario soprattutto per effetto dell’invasiva presenza di plastica e metalli. Se spostiamo il nostro punto di vista sul patrimonio culturale, ossia su ciò che comunemente definiamo reperti archeologici sottomarini sia essi trovati in relitti di navi affondate o isolati, notiamo che, purtroppo, nelle basse profondità ben poco è rimasto in seguito alle depredazoni effettuate soprattutto negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso. Oggi grazie ad una maggiore sensibilità generalizzata tra la gente, ad un maggiore controllo delle forze dell’ordine attive in mare e alla presenza della Soprintendenza del Mare che dal 2004 attua un’intensa attività di ricerca, tutela e valorizzazione, la situazione è relativamente tranquilla e quel che è rimasto alle basse profondità è salvo, ma soprattutto è integro ciò che si trova oltre i 50 metri di profondità.

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E’ tempo, quindi, di bilanci che una mostra itinerante in Europa ha offerto ad un vastissimo pubblico grazie all’esposizione di oltre un centinaio di oggetti provenienti dai mari intorno alla Sicilia e alle sue piccole isole che le fanno da corona. Si tratta di oggetti di vario genere ed epoca recuperati sia in seguito a rinvenimenti occasionali, sia nel corso di ricerche regolari.

La mostra Mirabilia Maris, nasce da una proposta dell’allora ambasciatore italiano in Olanda, Francesco Azzarello, di origine palermitana, con il quale, insieme a Wim Hupperetz, direttore dell’Allard Pierson Museum di Amsterdam, organizzammo nel 2014 un primo incontro durante il quale gettammo le basi dell’iniziativa. Le idee certamente non mancavano. Il problema erano le risorse necessarie che vennero affrontate da un consorzio di musei europei che si misero insieme. Wim Hupperetz si fece promotore del consorzio coinvolgendo l’Ashmolean Museum di Oxford, la Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen e il Landes Museum di Bonn. La Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana fece da coordinatrice scientifica per la selezione degli oggetti che andarono in mostra per la prima volta al museo di Amsterdam nel 2015.

Successivamente la mostra andò a Oxford, poi a Palermo presso il Palazzo Reale, in seguito a Copenhagen ed infine a Bonn dove è stata inaugurata l’11 di ottobre di quest’anno. Siamo giunti, pertanto, alla quinta edizione approdando in Germania presso il prestigioso Landes Museum di Bonn dove la mostra è stata presentata con il ltitolo “Im meer versunken”.

La mostra ideata nell’ambito di una collaborazione tra i musei e le istituzioni su elencate raggruppa reperti provenienti principalmente dalle ricerche della Soprintendenza del Mare, ma anche da ricerche e recuperi precedenti. I reperti subacquei delle navi affondate nei mari di Sicilia sono la traccia di storie marinare che s’intrecciano con la storia del Mediterraneo. Raccontano di navi mercantili fenicie, di navi puniche, romane che combatterono la battaglia delle isole Egadi (241 a.C.), ma anche di una nave mercantile bizantina, naufragata nelle acque di Marzamemi, che portava elementi architettonici necessari per costruire un’intera basilica.

In ogni sede nella quale la mostra è stata allestita si sono aggiunti oggetti scelti dai responsabili locali dando anche un carattere particolare all’esposizione variandone anche il titolo. In Olanda al centro di Amsterdam campeggiava un grande manifesto che pubblicizzava la mostra con il titolo “Sicily and the Sea”. Ad Oxford era presente con il titolo “Storms, War and Shipwrecks: Treasures from the Sicilian Seas”. A Copeaghen i colleghi danesi le hanno dato il titolo “War and Storm”, mentre a Palermo l’abbiamo intitolata “Mirabilia maris”.

Attraverso l’esposizione degli oggetti, corredata da un ricco apparato didattico fatto di pannelli esplicativi, ricostruzioni virtuali e reali e video, si ha un’idea dell’importanza del mare nella storia della Sicilia e dell’intero Mediterraneo.

La mostra è dedicata alle testimonianze storico-archeologiche subacquee provenienti dai fondali siciliani dalla preistoria fino alle epoche più recenti con il proposito di promuovere e valorizzare il patrimonio storico archeologico subacqueo recuperato in Sicilia. Un enorme patrimonio fino ad oggi solo parzialmente fruibile nei diversi musei di pertinenza del territorio siciliano. La mostra ripercorre 2.500 anni di storia della Sicilia fino al XX secolo, sottolineando l’intenso lavoro degli archeologi subacquei e i nuovi mezzi di indagine e di recupero in alto fondale grazie all’avvento delle nuove tecnologie.

Fenici, Greci, Romani, Arabi, Normanni, Francesi, Spagnoli, Inglesi e, naturalmente i rappresentanti delle varie realtà marinare italiane, tutti solcarono il Mar Mediterraneo con le loro navi. La Mostra si concentra non solo sulle culture stesse, ma anche sui protagonisti che hanno reso possibile il tanto evocato dialogo delle culture nel Mediterraneo, in primo luogo: i marinai e le loro navi.

La mostra, oltre ad avere un notevole valore didattico e informativo rappresenta anche un esempio di collaborazione europea nel campo della cultura con lo scopo di creare una solida base informativa su cui costruire una vera unità che non può essere basata soltanto su meri interessi finanziari, come, purtroppo, sta avvenendo negli ultimi anni. Da sottolineare che tutto ciò non è costato nulla alla Regione Siciliana poiché allestimenti, trasporti, assicurazioni e trasferte del personale sono stati a totale carico dei musei ospitanti. La regione ha solo finanziato la mostra a Palermo per il tramite della Fondazione Federico II con un ritorno in introiti che ha superato l’investimento.

L’Europa, come ci hanno insegnato i suoi padri storici, si costruisce sulla conoscenza delle reciproche peculiarità e identità storico-culturali. Eventi come questo che abbiamo realizzato insieme con tanti colleghi europei dovrebbero moltiplicarsi nei diversi campi del sapere al fine di creare le condizioni per conoscerci meglio e sulla base delle rispettive autonomie culturali rafforzare la volontà di stare uniti sotto le emozionanti note dell’inno alla gioia di Ludwig van Beethoven.

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