In vista di ogni campagna elettorale puntualmente ritorna il dibattito tra coloro che sono favorevoli e i contrari alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina. Un “sogno proibito” per alcuni, una “sciagura” per altri ma certamente un argomento che negli ultimi anni si è prestato a varie strumentalizzazioni politiche.
“Con riferimento alla prese di posizione “pro-ponte”, annunziate in questi giorni anche da alcuni componenti del Governo italiano gli indipendentisti del Centro Studi “Andrea Finocchiaro Aprile” ribadiscono il più convinto “No” ad un’opera faraonica che, se realizzata, diventerebbe strumento di un probabile, arrogante, fenomeno di “annullamento” della Identità Culturale, Politica e “territoriale” del popolo siciliano. E che costituirebbe, in ogni caso, una ghiotta occasione di “aggressione” ai valori della “insularità’”, della sicilianità e della stessa Sicilia”. Lo dichiara Giuseppe Scianò coordinatore del Centro studi “Andrea Finocchiaro Aprile”.
“Valori, questi, sopravvissuti nei secoli e nei millenni – continua Scianò – e che spesso sono stati preziosi per il progresso dell’umanità tutta. Ed in particolare per la collaborazione, gli scambi e l’amicizia con tutti i Popoli ed i Continenti che gravitano sul bacino del Mediterraneo. Non dobbiamo inoltre sottovalutare la circostanza che il “ponte” non è considerato “utile” alla Sicilia (e …neppure alla Calabria) dall’opinione pubblica Italiana, né dall’opinione pubblica Europea , …nonché da quella mondiale”. “Riteniamo doveroso rivendicare il diritto (e rinnoviamo la richiesta che tale diritto sia rispettato) dei siciliani e dei calabresi di esprimersi con apposito, preventivo, Referendum. Non riconosciamo, infatti, ad alcuno il diritto di far passare, sulla testa dei Popoli più direttamente interessati, scelte che ne modificherebbero persino la “condizione” geografica. La Sicilia diventerebbe infatti il “sottosuola” dello Stivale e la Calabria perderebbe un “pezzo” importante della propria cultura e della propria storia, che diventerebbe parte della futura, – ventilata qua e là, – “Regionicchia dello Stretto”. Mentre la gloriosa città di Messina, punta avanzata della Sicilia sul mare e Regina dei due mari, scomparirebbe sotto il ponte, non solo metaforicamente. In quanto pare che si pretenda di accorparla alla Città di Reggio Calabria ed a quella di Villa San Giovanni per farne una “mega città’’” tutta da definire. E della quale – fino a questo momento – si possono intuire soltanto le finalità antisiciliane ed anticalabresi… senza escludere che ve ne possano essere altre”.
“Ci permettiamo altresì di ripetere – conclude Scianò – ciò che abbiamo più volte detto pubblicamente. E cioè che il ponte (che qualcuno definisce “ponte-imbuto”) è in sostanza da considerare “opera faraonica”, molto dannosa alla integrità del Territorio Siciliano, al Paesaggio, all’Ambiente, all’Economia e ad una buona Politica di collegamenti rapidi, efficienti e moderni fra la Sicilia ed ogni angolo del Mondo. Non sono mancate, peraltro, raccomandazioni da parte del Mondo Scientifico sulla necessità di ulteriori accertamenti sulla sicurezza e sulla affidabilità di una “campata” tanto lunga. Non è, questo, un particolare che si può facilmente snobbare. Nel “conto” va inserita pure la “certezza” che le oscillazioni previste faranno interrompere il traffico in caso di venti o di scosse sismiche superiori alla media”.